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01/03/2019
Il M5S cambierà?
Il Capo politico del Movimento ha assicurato una ristrutturazione generale

Luigi Di Maio ha annunciato che nei prossimi giorni inizierà una vasta opera di riforma del partito, con lo scopo di rispondere alle gravi sconfitte che il partito continua a subire nelle elezioni locali. L’ultima in ordine di tempo è avvenuta domenica in Sardegna, in cui rispetto alle elezioni politiche del 4 marzo il Movimento ha perso tre voti su quattro passando dal 40 al 9 per cento.

Da quello che trapela il più importante dei cambiamenti è la rimozione del limite dei due mandati per i consiglieri comunali. Di Maio era visibilmente agitato mentre annunciava il cambiamento di una delle più importanti regole interne del Movimento, che lui stesso più volte aveva detto mai sarebbe cambiata. Infatti il leader del Movimento ha detto: “dal secondo mandato si può pensare che non valga come secondo mandato”.

Inoltre ha aggiunto che la rimozione del limite dei due mandati potrebbe riguardare anche i sindaci, ma che questo tema sarà oggetto del dibattito tra gli iscritti. Non è chiaro se ci sarà la possibilità di eliminare la regola anche per i consiglieri regionali e gli eventuali presidenti di regione che il Movimento dovesse riuscire a eleggere; sembra invece che il limite rimarrà senza modifiche per parlamentari nazionali ed europei.

Ebbene si cari amici, avete capito bene, il Movimento cinquestelle diventerà un po' più simile agli altri partiti, ed io aggiungerei per forza altrimenti rischierebbe la morte. Di Maio ha anche annunciato che sarà discussa la possibilità di creare una struttura centralizzata e gerarchica con funzioni di guida e coordinamento del partito: di fatto una segreteria. Attualmente l’unico incarico politico attivo previsto dallo statuto del Movimento è quello di capo politico, ricoperto attualmente da Di Maio. Non è previsto che il capo politico sia affiancato né da una segreteria, né una struttura territoriale.

Il Capo politico del Movimento ha assicurato una ristrutturazione generale: “per riuscire a essere forti alle amministrative dobbiamo darci un’organizzazione a livello nazionale e a livello regionale”. In altre parole costituiranno delle vere e proprie segreterie e coordinamenti. Però la notizia che ha fatto più scalpore cari lettori, aprite bene le orecchie, è quella di discutere e decidere l’apertura a possibili alleanze con le liste civiche in occasione delle elezioni locali. Però Di ha tenuto a precisare che questi cambiamenti non saranno “calati dall’alto” e che non snatureranno lo spirito del partito. Egli continua dicendo che “l’anima del Movimento non cambierà, diventerà solo più adulta”.

 Io cari lettori in queste scelte ci vedo, invece, una vera e propria virata verso i partiti tradizionali tanto indigesti al cinquestelle; infatti tali cambiamenti porteranno il M5S ad assomigliare ancora di più ai partiti che ha contestato fin dalla sua nascita, specie se si conta che negli ultimi anni anche altre regole-bandiera del Movimento sono state accantonate, come l’obbligo di dimissioni per gli indagati. Di Maio infine ha detto che tutto ciò si farà più in là nel tempo. “Non abbiamo fretta, il tema non è le prossime amministrative”, ha chiosato ai giornalisti.

Cari amici la mia lettura è molto dura nei confronti dei pentastellati, infatti credo che questi cambiamenti siano la conseguenza delle loro sconfitte e quindi i grillini per prendere voti diventeranno come gli altri. Gesù diceva: “Chi non ha peccato scagli la prima pietra”. Questa frase oltre a valere in generale nella nostra vita, in politica ha tanti significati. Il M5S negli anni si è voluto ergere a paladino della giustizia e si è autoproclamato il più onesto al mondo e poi commette il solito grande errore ma soprattutto la solita grande demagogia fatta di vecchi e populistici slogan. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno creato il loro consenso facendo la parte degli antisistema e accusando tutti i restanti politici di essere delinquenti e corrotti; si sono elevati a grandi onesti e si sono auto-attribuiti la facoltà di rilasciare attestati di legalità ai propri seguaci. Il Movimento cinquestelle era nato su alcuni principi ben chiari: niente programmi televisivi, uno vale uno, massima trasparenza nelle decisioni con riunioni in streaming, via gli indagati, e così via. Tutto questo era facilissimo quando i grillini non avevano alcun incarico politico, quando, però, sono entrati in Parlamento e nel governo di alcune città i primi dogmi sono caduti velocemente. Dal divieto assoluto di partecipare ai talk show si è passati a presenziare costantemente alcuni programmi amici; dall’uno vale uno si è passati al direttorio e alla Casaleggio associati; dalla massima trasparenza si è passati a nessuna ulteriore riunione in streaming.

E soprattutto si è passati da zero indagati a molti indagati nel Movimento 5Stelle. L’ultimo caso emblematico è quello di Palermo: parlamentari e consiglieri regionali indagati per firme false e reati collegati. Insomma, per una cosa del genere, Di Maio e Di Battista avrebbero chiesto a reti unificate le dimissioni dei parlamentari indagati; ma si dà il caso che non siano del Pd o Forza Italia. Perché ormai è chiaro che se un indagato è del Pd o di Forza Italia allora tutti i militanti e i rappresentanti di tali partiti sono corrotti, mentre se l’indagato è del Movimento cinquestelle allora bisogna prima vedere le carte. Il Movimento cinquestelle ha basato tutto su un punto essenziale: noi siamo tutti onesti. E questo ormai è chiaro risultare essere una bufala.

Quindi cari lettori ad oggi il partito di Grillo non si differenzia più in nulla: ha i suoi indagati, ha i suoi privilegi, ha i suoi fallimenti, ha i suoi alleati impresentabili, ha le proprie case a Roma pagate con i fondi pubblici, partecipa ai talk show, ha un solo uomo al potere condannato. Insomma dov’è la grande novità? La storia ci dirà chi ha ragione.

Luca Cappelli

 




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