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26/02/2019
Il caso Formigoni
Una vicenda giudiziaria durata 7 anni.

E' stato condannato a 5 anni e 6 mesi, con un leggero sconto di pena per prescrizione, l'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, accusato di corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele. Ciò è quanto stabilito dalla Cassazione, che ha respinto anche gli altri ricorsi dei coimputati.

Vi è da precisare che in appello Formigoni era stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere ed il sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna, ha firmato l'ordine di esecuzione della pena.

I giudici hanno abbassato la pena rispetto ai 7 anni e 6 mesi inflitti in primo grado perché hanno preso atto che una parte delle accuse, in particolare quelle relative al San Raffaele, erano ormai prescritte. La Cassazione ha respinto poi il ricorso degli altri imputati mentre ha ritenuto inammissibile quello proposto dai legali dell'unica donna sotto accusa, Carla Dites, che nei precedenti gradi di giudizio era stata assolta. I giudici hanno anche confermato la condanna a 7 anni e 7 mesi per Costantino Passerino, ex direttore generale della Fondazione Maugeri, e a 3 anni e 4 mesi per l'imprenditore Carlo Farina.

Il carcere ove verrà scontata la pena sarà quello sito in Bollate (MI).

Ciò premesso, occorre ricostruire, in breve, le tappe fondamentali di questa vicenda iniziata nel 2012.

Ebbene, nell’aprile 2012, vennero arrestati, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Milano, l'ex assessore alla Sanità lombardo Antonio Simone, il direttore amministrativo del polo sanitario Costantino Passerino, il consulente Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo e l'uomo d'affari Pierangelo Daccò, con l'accusa di avere distratto 56 milioni di euro dalla Fondazione Maugeri di Pavia, mentre al presidente della Fondazione Umberto Maugeri vennero dati i domiciliari.

Le accuse a vario titolo sono: riciclaggio, appropriazione indebita, associazione per delinquere, frode fiscale, fatture false; e proprio dagli atti spuntò il nome del Presidente della Regione Roberto Formigoni.

Successivamente, vennero pubblicati sulla stampa i verbali in cui Giancarlo Grenci, fiduciario svizzero di Daccò indagato per associazione per delinquere, mette in relazione l'uomo d'affari e Formigoni.

Sempre nel 2012,  la guardia di Finanza sequestrò a sei indagati, tra i quali Daccò, uno yacht di 30 metri, mille bottiglie di vini pregiati per un valore di oltre 300mila euro, 34 immobili, auto, moto e quote di società, oltre a 50 conti correnti riconducibili agli indagati, questo quanto riportato, pertanto,  la procura ha ipotizzato l'esistenza di un'associazione a delinquere di matrice transnazionale finalizzata a plurimi reati. Le indagini, del resto, fanno emergere l'esistenza di oltre 70 milioni di fondi neri accumulati negli anni e di cui Daccò era il 'tesoriere'.

Da qui in poi si entra nel vivo della vicenda giudiziaria che vede tra i protagonisti Formigoni.

Invero, il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati rende noto con un comunicato che Formigoni è indagato per corruzione aggravata dal carattere transnazionale, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Formigoni avrebbe favorito con 15 delibere del Pirellone la Maugeri in cambio di un lungo elenco di "utilità", il cui valore ammonterebbe a 8 milioni e mezzo di euro.

Nel 2013, la procura, a seguito della chiusura delle indagini, chiede il rinvio a giudizio per gli indagati e l'accusa per Formigoni è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

Nel frattempo, la Fondazione Maugeri riesce ad ottenere il patteggiamento sulla pena davanti al giudice preliminare con un risarcimento complessivo di sedici milioni di euro.

L’anno successivo, i pm insistono  sulla richiesta di rinvio a giudizio per Formigoni e gli altri indagati. Nel corso della discussione, il pm Pedio parla di tre flussi di denaro al centro del "sistema" individuato dall'accusa: uno che sarebbe andato dalla Fondazione Maugeri e dal San Raffaele verso l'uomo d'affari Pierangelo Daccò e l'ex assessore al Pirellone Antonio Simone, entrambi imputati; un secondo dagli stessi Daccò e Simone sarebbe consistito in utilità a vantaggio di Formigoni; infine, un terzo sarebbe andato dalla Regione a Maugeri e San Raffaele.

La procura chiede il rinvio a giudizio per Formigoni e altre 12 persone.

Ciò posto, il Tribunale di Milano dispone il sequestro preventivo di tutti i conti di Formigoni motivandolo col recupero dei profitti dai reati contestati al presidente della Regione, tale sequestro ammonta a circa 49 milioni di euro.

Nel 2015 l'ex presidente della Fondazione, Umberto Maugeri, patteggia 3 anni e 4 mesi dopo aver messo sul piatto un risarcimento ai fini della confisca di 3 milioni e 850mila euro.

La Procura, l’anno successivo, chiede 9 anni di carcere per Formigoni.

Le affermazioni sul punto sono state estremamente dure, infatti, la vicenda viene considerata dagli inquirenti come una gravissima corruzione sistemica durata dieci anni che ha assunto le forme dell'associazione a delinquere con importi enormi messi in gioco.

Nel dicembre del 2016, Formigoni viene condannato dai giudici della X sezione penale di Milano a 6 anni di carcere per corruzione, nelle motivazioni alla sentenza, i giudici spiegano che a Formigoni non possono essere riconosciute le attenuanti generiche non essendo emerso, all'esito del dibattimento, alcun elemento di valutazione positiva dei gravi fatti posti in essere dalla più alta carica della Regione per un lungo periodo, con particolare pervicacia sotto il profilo del dolo, con palese abuso delle sue funzioni.

Si arriva allo scorso maggio 2018, ove in sede di appello, Daccò e Simone riescono ad ottenere il patteggiamento con conseguente riduzione della pena. Lo stesso Formigoni chiede di patteggiare ma la Procura rigetta l'istanza perchè non ritiene congrua la pena indicata dalla difesa del politico a due anni di carcere, anzi i giudici della Corte d'Appello alzano la pena a Formigoni a 7 anni e mezzo di carcere.

Nelle motivazioni che vengono depositate a ottobre, i giudici ribadiscono la scelta di non concedergli le attenuanti generiche anche per le altre pendenze giudiziarie che ha in corso, il riferimento riguarda un'altra inchiesta sulla sanità che lo vede indagato assieme all'ex consigliere regionale Gianluca Guarischi.

In questi giorni, Roberto Formigoni si è costituito al carcere di Bollate: il sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna ha firmato l’ordine di esecuzione della pena.

Tuttavia, i suoi avvocati, guidati dal legale storico Mario Brusa, hanno però presentato un’istanza alla Procura Generale di Milano, chiedendo che l’esecuzione della sentenza della Cassazione, con la quale il politico è stato condannato a 5 anni è 10 mesi di reclusione per corruzione, venga sospesa.

Orbene, secondo i legali del Formigoni, la nuova norma contenuta nel decreto cosiddetto “spazzacorrotti”, che verrebbe applicata per la prima volta dopo la sua entrata in vigore nei confronti proprio di Formigoni, gli impedirebbe di godere dei benefici di legge fin qui riconosciuti ai condannati in via definitiva , per esempio la detenzione domiciliare per persone con oltre 70 anni, come nel caso dell’ex governatore della Lombardia, pregiudica fatti antecedenti alla entrata in vigore della nuova legge, incidendo in maniera fattuale sulla vita dell’imputato.

Ciò significa che, secondo i legali, la condanna ricevuta da Formigoni riguarda fatti (fino al 2011) che si sono verificati prima dell’approvazione della “spazzacorrotti” e dunque non sarebbe applicabile al caso di Formigoni.

In definitiva, bisogna aspettare l’ulteriore evolversi della situazione giudiziaria.

La situazione è complessa e si è dinanzi all’ennesimo caso di corruzione con protagonisti vari esponenti politici e non, ma comunque personaggi di spicco nel panorama imprenditoriale.

La magistratura italiana ha deciso di andare a fondo, non solo sul caso in questione, ma su tutti i casi di corruzione di matrice nazionale e transnazionale, si è aperto il cd “vaso di pandora”.

C’è ancora molto da scoprire e da andare a fondo.

Ci si aspetta la conclusione dell’intera vicenda, ormai che dura da oltre 7 anni, e l’inizio di tutte quelle a seguire in virtù dell’applicazione della Legge cd.”spazzacorrotti”.

Michele Cutolo

 




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