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04/02/2019
Wall Street decolla il Pil Italiano no
Non è detto che l'andamento dell'economia non possa avere ulteriori riflessi sul deficit obbligando il governo ad una manovra correttiva già a metà anno

La  Federal Reserve ha lasciato invariati il costo del denaro degli Stati Uniti che rimane quindi fermo per una forbice tra 2,25 e il 2,50% Nell’annunciare  la decisione la Fed afferma che sarà paziente nel decidere se saranno necessari altri aumenti nel futuro dato che la crescita rimane solida e che si aspetta che continui ad espandersi. La  Banca Centrale USA quindi indica di essere pronta ad una pausa della politica di aumenti di tassi con  una posizione che viene presa dopo mesi di risentirti tweet di Donald Trump preavvisando il suo presidente da lui nominato Powell dei rischi della sua politica sulla crescita economica. Tali  esortazioni non avevano impedito lo scorso  mese di dicembre ad alzare i tassi, poi, ieri, il cambio di rotta.

Le  condizioni per continuare ad aumentare i tassi - ha sostenuto il presidente Powell - si sono indebolite anche perché lo shutdown, la paralisi del governo federale americano concluso nei giorni scorsi, lascerà un segno sull'economia americana almeno in qualche forma.

Pesa anche la guerra dei dazi tra USA e Cina e rallentamento dell'Europa. Frattanto i negoziati procedono, ma se ci fossero degli indugi potrebbe esserci più incertezza. E questa incertezza potrebbe fiaccare la fiducia delle imprese visto che l'incertezza è nemica degli affari.

L’annuncio della Fed ha avuto due effetti immediati il primo con l’impennata dell'Euro scambiato  con un progresso del 0,48% rispetto al precedente; il secondo la crescita di Wall street con il Dow Jones che riprende quota  con il Nasdaq che avanza di oltre il 2%.

Fino a ieri una situazione che tecnicamente gli economisti italiani traducono con una sola parola recessione. Ma subito il premier Giuseppe Conte ha voluto giocare d'anticipo annunciando di fatto la contrazione degli ultimi tre mesi dell'anno scorso e cercando di disinnescare l'inevitabile reazioni negative nel mercato della politica.

Poi i dati dell'Istat Il Pil italiano, nel quarto trimestre del 2018, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e aumentato di appena lo 0,1% su anno. È la stima preliminare dell'Istat. L'Italia entra così in "recessione tecnica", con due trimestri consecutivi di flessione del Pil.  

Interessante sentire il ministro dell'Economia che getta acqua sul fuoco cercando di non drammatizzare in quanto secondo il suo punto di vista non cambierà molto la situazione.

I responsabili della Banca d'Italia non si aspettano brutte sorprese neanche dai mercati in quanto il nostro debito pubblico a parer loro continui  ad essere un buon affare.

Di fatti anche i risultati dell’asta dei BTP gli danno ragione con i rendimenti insensibile calo mentre lo spread dei titoli pubblici a 10 anni dell'Italia rispetto a quelli della Germania continua a diminuire ieri ha chiuso quota 242 punti base. Sono numeri che danno un respiro di sollievo anche a tutta l'altra componente del governo in quali giudicano ottimi segnali per le attese future.

Non  è detto che l'andamento dell'economia non possa avere ulteriori riflessi sul deficit obbligando il governo ad una manovra correttiva già a metà anno. Ipotesi  per la verità che per ora il ministro della economia continua a smentire affermando che i possibili dati negativi sono  il frutto di una politica economica scellerata degli ultimi anni passati e di dati congiunturali non favorevoli.

Quello che non se ne accorge di un certo pessimismo è l’ufficio parlamentare di bilancio che ieri ha gettato più di un'ombra sulla tenuta dei nostri conti pubblici in particolare l'autority parlamentare punta l'indice sugli interventi una tantum e soprattutto sulle clausole di salvaguardia dell’IVA su cui pendono, per disinnescare gli aumenti previsti per il 2019, di ritrovare non meno di 23 mld.

A  Milano il premier Conte nell’incontro con gli industriali dell'area nella quale viene realizzato il 10% del PIL nazionale, elenca una serie corposa di richieste messe sul tavolo dal Assolombarda, soprattutto insistenti nel favorire lo sblocco delle grandi opere.  Con  queste opere pubbliche si potrebbe dare un impulso all'economia senza andare in deficit.  Purtroppo a Roma, alla camera slitta il voto sulla mozione sulla TAV è il ministro Toninelli blocca l'audizione del presidente della commissione che nel mese analizza i costi - benefici. A  Milano la TAV è il convitato di pietra nel lungo discorso di Conte agli imprenditori Lombardi. Indubbiamente per Assolombarda la TAV conta eccome, poi critica fortemente l'analisi costi-benefici anche quando l'opera viene richiesta al mondo produttivo che rappresenta il 45% del PIL italiano e il 55% dell'export questa analisi costi-benefici è già fatta.

Per Assolombarda nel nord-est serve potenziare le opere che dai porti dell'Alto Adriatico rafforzino analogo sblocco verso l'Europa nord-orientale e soprattutto dopo la manovra di questo governo è già concentrato sulla fase 2: obiettivo fondamentale rinunciare i cantieri.

 

Gilberto Minghetti

 

 

 




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