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24/01/2019
L’Italia oggi come cento anni fa
Bisogna interrogarsi su quale significato debba attribuirsi, in tempi odierni, al termine “bene comune”.

L’Italia oggi come cento anni fa. Occorre, infatti, soffermarsi sulla situazione attuale dell’Italia, l’immagine che si proietta nella mente è quella di un Paese stanco e diviso, ed ecco la spiegazione dell’affermazione di apertura del presente articolo.

Infatti, sembra, per certi versi, di ritrovarsi nella situazione dell’Italia in cui vi fu l’Appello ai liberi e forti, firmato da don Luigi Sturzo e dalla Commissione Provvisoria del Partito Popolare il 18 Gennaio 1919.

Ebbene, oggi, come cento anni fa, vi è grande stanchezza, ma specialmente, si percepisce in  maniera forte la perdita di un valore prezioso quale l’amore per il sano impegno Politico, specialmente fra i giovani.

A far da cornice, a questa delicata situazione, è la grande divisione della politica tradizionale e la poca collaborazione tra gli stessi politici, non si guarda al bene comune bensì a quello individuale! Doveroso appare, a tal punto, citare l’esordio dell’appello di Sturzo, ove lo stesso disse: «A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino  nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà».

Ciò premesso, bisogna interrogarsi su quale significato debba attribuirsi, in tempi odierni, al termine “bene comune”. Per taluni, non si può avere una concezione univoca di “bene comune”, per cui ci si dovrebbe accontentare di regole minime per garantire la reciproca tolleranza, rinunciando a ogni interesse per il bene di tutti. Per tal’altri, il “bene comune” è come una sorta di merce di scambio, all’insegna di ciò che più aggrada, ciò comporta il sorgere di sensazioni di disgusto verso gli scenari della politica, attraverso il disimpegno Politico ed il qualunquismo, oppure attraverso la protesta.

Ed allora, è necessaria una libertà della coscienza, al fine di mettersi in gioco per ciò che supera il mero calcolo individuale, probabilmente, solo attraverso ciò sarebbe possibile vincere la paura, il qualunquismo e l’abdicazione.

Orbene, qual è il messaggio che viene dato dall’Appello di Sturzo?

Quello che alla vita politica occorrono donne e uomini capaci di pensare in grande, di osare per uno scopo giusto, di pagare il prezzo anche a livello personale per il conseguimento di un fine che valga la pena per il bene comune. In altri termini, vi è il bisogno di tornare ad avere protagonisti capaci di misurarsi costantemente con l’esigenza dei giudizi etici, promuovendo con il massimo impegno la dignità della vita di tutti.

Invero, è necessario avere uomini e donne dediti al sacrificio, disposti a tutto per la verità, pronti a non cedere al compromesso, decisi nel rifiutare la menzogna e il vantaggio individuale.

Ed allora, la condizione essenziale per arrivare a questo famoso “bene comune”, sarà quella di essere disinteressati al denaro od al potere, sentendosi appagati già solo per il fatto di fare ciò in cui si crede, per un obiettivo “superiore”.

Infine, tornando e ricollegando a quello che è stato il pensiero di apertura del presente scritto, ossia l’idea di don Sturzo, il servizio al bene comune non può realizzarsi come avventura solitaria, ma ha bisogno della comunità da cui attingere ispirazione e forza e con cui verificare l’onestà e l’efficacia dell’impegno.

Invero, gli atteggiamenti che hanno danneggiato questo rapporto nella storia del nostro Paese sono, da una parte, il comportamento dei cattolici a ritenere un unico partito politico braccio secolare dei propri interessi e quello dei politici che si vantavano del nome cristiano e consideravano la  comunità come fonte di facili consensi e di sostegno sicuro; dall’altra, il disimpegno verso l’azione politica, che ha portato al disinteresse e all’abbandono dell’attenzione ai più deboli, che dovrebbe essere sempre viva nel cuore dei credenti. Tali atteggiamenti sono nocivi ed errati, non vi è dubbio che occorre costruire un rapporto di fiducia fra coloro che si riconoscono nella vocazione al servizio politico e la comunità nel suo insieme. Infatti, lo stesso Appello ai liberi e forti, più volte citato, ribadisce tal concetto laddove afferma che lo stesso è rivolto a tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo. Una richiesta che sembra fatta appositamente per i nostri giorni.

Ebbene, non si può che sperare che la coscienza del nostro Paese si risvegli, per troppo tempo è rimasta supina, ormai non c’è più tempo.

Michele Cutolo

 




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