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23/01/2019
Verso il Congresso MCL
I cattolici italiani devono sapersi schierare senza ambiguità, sulle questioni essenziali nessuno è solo l'accoglienza è umanità.

“È auspicabile un impegno concreto e responsabili dei cattolici in politica” è quanto ha affermato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, sulla questione di una nuova stagione di impegno di un protagonismo rinnovato dei cattolici in politica, un impegno capace di superare le divisioni del passato e soprattutto suggerendo di mettere in rete le tante esperienze che già sono presenti sul territorio.

Siamo davanti al bivio di un percorso  che i cattolici in passato hanno sostenuto per dare il contributo decisivo al paese, una, la via seguita in una lunga stagione dell'Opera dei congressi del pre-politico cioè dell'azione in campo sociale con l'attivazione di strutture cooperative, mutue, casse rurali, organizzazione sindacali cattolica e l’altra per una breve stagione avviata dal Partito Popolare di Don Luigi Sturzo in poi, con la Democrazia Cristiana di De Gasperi il partito politico di ispirazione Cristiana. Questa  scelta sta ancora dinanzi a noi ed è necessario, a nostro avviso, che tutti i cattolici che intendono impegnarsi nel sociale prendono la loro decisione a seconda dei propri riferimenti valoriali oppure concentrarsi prevalentemente in un partito in questo caso come sarebbe opportuno, il problema di individuare la forza più vicina dai valori di cui i cattolici sono sempre portatori e lì esprimere il tutto per una buona battaglia, per una buona politica a servizio del paese, capace di trarre la sua espressione dalla parola evangelica e dalla tradizione del cattolicesimo sociale.

Intanto il tema che ci si pone non è cosa fare perché la via è possibile di un nuovo impegno già tracciata. Ma come costruire le ragioni fondanti e motivanti un nuovo cammino.

I  cattolici Italiani devono sapersi schierare senza ambiguità sulle questioni essenziali nessuno è solo l'accoglienza è umanità. La  contrapposizione tra principio di legalità e principio di giustizia sociale ha generato il falso mito di una società dei più forti. Il fatto non è limitato al solo fenomeno migratorio, ma il tema noi e gli altri sta impestando impostando la vita sociale su presupposti contrari a quelli su cui l’Europa comunitaria è nata e si è sviluppata. La cronologia di molti elementi: il decreto sicurezza, il modo di procedere nell'approvazione della legge del bilancio, della riforma della legge Fornero e del reddito di cittadinanza, l'ennesimo condono fiscale al posto di una seria politica contro l'evasione fiscale, la tragica vicenda dell'uccisione del tifoso interista realista delle bande di cui dagli ultrà sempre tollerate ,il discorso del presidente Mattarella, la clamorosa presa di distanza dei sindaci, governatori, opinionisti, giuristi, operatori del terzo settore, dal decreto sicurezza lo spaesamento crescente di molti cittadini di fronte alla politica che si mostra totalmente disfatta per quanto progetti ideali e pratici, ma aggressiva nei suoi problemi di chiusura, spesso identitaria,  fortemente inutilmente conflittuale e, a sua volta, priva di una linea costruttiva ad ampio respiro.

Non è la prassi che guida il cristiano nel pragmatismo, piuttosto la convinzione di essere forti e per il bene comune nonostante tutte le limitazioni che l'uomo si riconosce e le difficoltà che incontra nel cogliere i profili di questo contenuto. La nazione ha grande e urgente bisogno, per questo motivo si sente il dovere di urgenza in questo momento storico di contribuire a costruire una visione diversa costruita su fondamenti più solidi e sull'evidenza ormai nota delle scienze sociali che illustra da diverse fonti e punti di vista e sulla base di milioni di dati ad osservazioni che la soddisfazione è il senso della vita dipendono dalla capacità di contribuire al progresso degli altri esseri umani e delle società. Il mondo nuovo che dobbiamo costruire è più felice e ricco di senso di quello triste rancoroso e ripiegato su sè stesso, della logica conflittuale sovranista, ma sarebbe un grave errore pensare che sia la semplice riproposizione di un globalismo senza proposte che cancella passate tradizioni e ritiene che il progresso della civiltà si esaurisca esclusivamente con la tutela della concorrenza e la riduzione dei prezzi.

Signore dammi la forza di cambiare le cose che si possono cambiare la pazienza di accettare quelle che non si possono cambiare e la saggezza di saper distinguere le une delle altre” così diceva Tommaso Moro nel 1587. Un  atteggiamento di questo tipo può essere difficilmente trovato in un paese che è presente una quota di analfabeti funzionali tra le più alti d'Europa, ovvero una carenza di strumenti necessari per la comprensione l'interpretazione e la produzione di conoscenze indispensabili oggi per decifrare i tempi nuovi e agire con successo nel mondo che cambia. I cittadini hanno bisogno di posizionarsi sia rispetto ai grandi mutamenti che vedono quelli sopra le loro teste sia ciò che passo sotto il loro naso. Allora la prospettiva adottata non può essere ostaggio dell'ossessione della reazione immediata del ricatto del breve termine, ma dal proprio un orizzonte più ampio di maggiore respiro sapendo però che la meta che si può raggiungere domani dipende dalla direzione intrapresa oggi. Quindi unificare il paese con un progetto che non intenda diventare riferimento solo per una parte importante anche del paese, ma piuttosto di conoscere i valori presenti nella nostra Costituzione, i riferimenti fondamentali a cui guardare per rilanciare l'Italia tra quelle maggiormente in grado di rispondere alla logica del nemico della chiusura verso l'altro, e della divisione e della. sfiducia.

Con  le classi dirigenti che hanno dato tempo perso l'empatia e contatto con i problemi di vita reale del paese è necessario tornare quindi a sintonizzarsi, con le esigenze in bisogno di sicurezza e la domanda di giustizia sociale, prendersene cura insieme per elaborare soluzioni che siano chiare e convincenti prima ancora che efficaci. Non  è possibile costruire nessun futuro migliore del presente senza una proposta credibile convincente e coinvolgente, soprattutto verso le nuove generazioni che sentono il bisogno di mettersi alla prova e di produrre un proprio impatto riconoscibile nella realtà. Infine per tutti questi motivi è evidente che un processo di questo tipo non può essere piegato al servizio di azioni strumentali quella conservazione d'interesse attuali di forze progetti politici e sociali personalistici, ma è mirato alla costruzione di una rete di una leadership coraggiosa qualificata diffusa e popolare che offre il protagonismo che opera concretamente con successo nelle tante realtà vitali che nostro paese oggi esprime. Per  questo più che occupare spazi vogliamo avviare processi soprattutto attraverso un dialogo ordinato sul sociale con l'organizzazione di iniziative nazionali e locali, elaborando e mobilitando sia a forme di  proposte concrete dalla capacità di indirizzo a realtà, associazioni, corpi sociali, rappresentanze che in questi tempi condividono queste istanze. Sentiamo l'urgenza di fare qualcosa per tutti.

Gilberto Minghetti 

 




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