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22/01/2019
La centralità della questione infrastrutture
Nel solco di un'attenzione che si è sviluppata negli anni, soprattutto da parte del presidente Carlo Costalli, è in particolare della Torino-Lione che ha individuato il valore insieme concretissimo e simbolico

Più chiaramente di altre realtà del laicato cattolico, in ciò confermando una propensione a uno sguardo politico prospettico e non pregiudicato dai calcoli del collateralismo d'accatto, il Mcl ha colto da subito la centralità della "questione infrastrutture" nella particolarissima congiuntura politico-istituzionale che stiamo vivendo, in cui un "esecutivo di compromesso" rischia di compromettere la realizzazione di fondamentali grandi opere. Nel solco di un'attenzione che si è sviluppata negli anni, soprattutto da parte del presidente Carlo Costalli, è in particolare della Torino-Lione che ha individuato il valore insieme concretissimo e simbolico. Non si è dovuta attendere la prima manifestazione civica pro Tav del 10 novembre, cui pure il Movimento ha ufficialmente aderito, ma già in agosto, quando le prime avvisaglie di una marcia indietro della maggioranza gialloverde si profilavano all'orizzonte, sono state prese posizioni nette e chiare. Al termine di un incontro tra i dirigenti piemontesi del Movimento e tecnici del settore, in una nota ripresa da molti media, il presidente denunciava che "Quando manca una forte volontà di dotare il Paese di infrastrutture adeguate a sostenerne la crescita e la competitività, è la politica stessa a certificare la propria assenza di visione".  Nello stesso comunicato si metteva in evidenza come "il rischio di fronte a cui ci troviamo, con ricadute concretissime non solo sui numeri macroeconomici ma anche nelle condizioni di lavoratori e consumatori, è quello di isolarci dall’Europa e di ridurre il nostro peso specifico sulle scenario globale: una contraddizione non da poco, quest’ultima, per quanti si dichiarano a ogni piè sospinto sovranisti".

Anche se la mobilitazione in favore delle grandi opere, come è già stato sottolineato da altri su questo sito, è a rischio di un riflusso nelle logiche partitocratiche, è emersa una nuova soggettività politica, quella trasversale di “un'Italia che dice sì, quella del lavoro e dell'impresa. Dice sì allo sviluppo in nome del buonsenso, sì alle grandi opere e all'ideale europeo. In questi mesi quest'Italia, fatta di corpi intermedi e comunità, ha conquistato, nel balbettare complessivo della politica rispetto alle sfide di sistema, un progressivo protagonismo. Noi del Mcl ci sentiamo parte di quest'Italia”. Il virgolettato riprende la definizione di quello che Carlo Costalli intende per “civismo dei produttori”, che è proprio la nuova energia politica che non va sprecata.

La costruzione di speranza attraverso il lavoro, obiettivo richiamato dal titolo dell’imminente Congresso, passa attraverso l’incoraggiamento e il sostegno a questo fattore di novità.

Marco Margrita

 

 




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