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15/01/2019
Le promesse elettorali sono state mantenute?
La realtà di governo è un'altra

L’inizio del nuovo anno si presta alla stesura di consuntivi. È tempo insomma di bilanci. Approfittiamo quindi per tirare le somme su quanto messo in campo dal Governo del Cambiamento o presunto tale dopo i roboanti proclami. Nei sei mesi di operato i ‘nuovi’ hanno: 1) confermato la Tap: il gasdotto trans-adriatico che dovrebbe far affluire in Italia il gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio; 2) confermato la maggior parte delle trivellazioni petrolifere al largo della regione Puglia; 3) confermato i provvedimenti di Minniti che avevano portato alla diminuzione dell’80% del numero degli sbarchi verso il nostro paese; e 4) salvato le banche private con le tasse dei contribuenti. Cosa c’è di diverso dall’operato dei precedenti governi? Ben poco naturalmente! Manca solo di vedere quale sarà la scelta sulla Tav e l’andamento del deficit di bilancio. Nel caso quest’ultimo risultasse negativo, infatti, scatterebbero le clausole di salvaguardia messe a controllo del deficit come fatto a suo tempo dai governi a guida Partito Democratico. Ma il comportamento più sconcertante del Governo è sul salvataggio della Carige. Dopo che per anni quelli del M5s hanno fatto propaganda sui "salvataggi bancari operati con i soldi dei contribuenti" messi in opera dai Governi a trazione Pd, il governo Conte ha deciso di "salvare una banca coi soldi dei contribuenti". Loro si difendono col fatto che mentre gli altri (il Pd) lo facevano per difendere i loro amici dirigenti delle banche il governo Conte lo fa per tutelare i risparmiatori. Ma i piccoli risparmiatori sono tutelati dall’assicurazione sui depositi e titoli subordinati nelle mani dei risparmiatori non ce ne sono. Ora mettendo da parte le ragioni della scelta cerchiamo di analizzare i risvolti politici e l’applicazione delle normative. La crisi bancaria della Carige è molto simile a quella delle due banche venete: Veneto Banca e Popolare di Vicenza, a quella delle quattro Casse di risparmio: Etruria, Carife, Banca Marche e Carichieti poi andate in risoluzione ed a quella del Monte dei Paschi.

 

Nel caso delle quattro Casse di risparmio il governo Renzi adottò la risoluzione. Un meccanismo riservato al settore creditizio speculare al concordato in continuità. Furono creati nuovi soggetti e le passività inglobate in una bad bank. Nel caso di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, invece, s’è proceduto con la Liquidazione Coatta Amministrativa: esaurito il compito (e la cassa) del Fondo Atlante le due banche sono state acquisite da Banca Intesa con la controgaranzia statale. Quanto deciso dal governo Conte, in un Consiglio dei Ministri durato appena otto minuti riguardo a Carige assomiglia molto a questo caso. Lo Stato, cioè i contribuenti, garantiscono la ricostituzione del capitale per svolgere l'attività creditizia. In altre parole una garanzia pubblica offerta alla sua nuova emissione di titoli, un prestito, e l’impegno del Ministero del Tesoro all’acquisto di azioni per rafforzarne il capitale ove non intervenissero i privati. Solo che nel caso delle Banche venete, Banca Intesa può rinunciare alla garanzia riacquistando le passività, in questo caso non c'è alla porta nessun acquirente. Insomma garanzia pubblica, possibilità di acquisizione di Carige sono identiche a quanto avvenuto con MPS. Il punto è: si può considerare la Carige sistemica? Direi proprio di no. La sua politica di concessione dei mutui col familismo amorale ha solo disallocato risparmio che sarebbe stato utile ai liguri con dei progetti d’investimento da realizzare. Mentre i contribuenti si vedono costretti loro malgrado a mettere le mani nei loro portafogli per riparare queste malefatte. Un azzardo morale mostruoso. Che dire alla fine della fiera? Una ovvietà: le promesse elettorali sono una cosa mentre la realtà di governo è un'altra.

 

Marco Boleo

 

 

 




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