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08/01/2019
Stimolati dalla Fed vola Wall street
Intanto resta lo Shutdown del governo

Powell è riuscito a riportare l'ottimismo degli investitori scattando una fotografia incoraggiante della congiuntura americana e difendendo l'indipendenza della Fed e spiegando che non darebbe le dimissioni anche se il presidente del USA glielo chiedesse affermando che a fronte di una inflazione sotto controllo la Fed sarà paziente nella valutazione di come l'economia evolve. Non solo ma ha pure sottolineato che la politica monetaria non si trova sulla strada predefinita e che, in caso di necessità, l'istituto non esiterebbe a cambiare rotta rapidamente e con flessibilità usando tutti gli strumenti a disposizione per sostenere l'economia.

Non è un segnale che la Fed abbasserà i tassi al prossimo giro, ma le Borse hanno festeggiato stimolate anche della decisione Cinese di abbassare le riserve delle banche di Pechino per rilanciare un'economia che si era messa ad arrancare. Parole di apprezzamento della casa Bianca sono arrivate insieme alle notizie positive sull'occupazione che ha guadagnato raddoppiando quasi posti di lavoro attesi dagli analisti.

Trump lascia trapelare di essere pronto a incontrare Powell molto presto non lasciando escludere un imminente faccia a faccia; non fosse altro per ribadire l'indipendenza di giudizio che ha sempre contraddistinto l'indirizzo della banca Centrale Americana.

Poi Trump annunciato che non c'è recessione in vista e assicura che potrebbero svolgersi in modo costruttivo gli incontri con i cinesi in programma nei prossimi giorni a Pechino. Nel frattempo, dall'osservatorio della Fed, considerando buono l'andamento del 2018, per l'economia Usa è soddisfacente anche l'avvio del 2019 e si sostiene anche che l'aumento dei salari è un segnale positivo e ripete di non avere preoccupazioni nemmeno sul fronte dei prezzi perché c'è l'inflazione sotto controllo.

Più scettici di lui sarebbero i due predecessori nella Fed, Yellen e Bernanche, che vedono l’indipendenza della Fed sotto attacco comune.

Riflessioni intanto della BCE dall’Europa sull’inflazione: “è bassa e si allontana il 2%”. Questo è l'obiettivo di Draghi. Infatti, il 2018 si è chiuso con un tasso di inflazione In frenata fino al 1,1% a dicembre secondo dati provvisori dell'Istat; a seguire il calo delle quotazioni del petrolio si è riflesso sui prezzi dei carburanti e servizi di trasporto evitando la tradizionale stangata sempre ricorrente durante il periodo natalizio.

Anzi su base mensile i listini sono scesi sotto zero, con un calo dello 0,1%, rallentando così anche l'inflazione tendenziale nell'area dell'Euro al 1,6%. Il rallentamento dei prezzi più marcato in Italia che nell'insieme dell'area Euro ha allontanato l'obiettivo della banca Centrale Europea di un tasso di inflazione inferiore ma vicino al 2% il livello considerato ormai ottimale per la crescita.

Riguardo la crescita in Italia molti provano ad essere ottimisti per il 2019, ma appaiono divisi sulle prospettive di crescita e sperano tutti nella ripresa dei consumi le spese sono concentrate sul cibo, viaggi e tecnologia. Infatti sembra essersi esaurito il ciclo dell’auto, mentre rimane una pia intenzione per pochi l'acquisto della casa. Da recenti risultati di un sondaggio Coop-Nomisma, sulle previsioni sui consumi nel rapporto per il 2010 gli italiani sono ormai divisi tra il 27% che si dice convinto di una accelerazione dell'Economia e il 19% che crede nell’arrivo della recessione.

Tuttavia l'ottimismo interessa soprattutto gli under 35 e soffia più forte al sud mentre al nord è decisamente più scettico; infatti la maggioranza degli italiani ritiene che dovrà pagare di più bollette e utenze interessate dai rincari oltre a carburante ed altri costi di trasporto (per un 31%, ma l'anno scorso era solo del 18%) quanto ai servizi sanitari spesi per la salute (24% è salito dal 21% dell'anno scorso). Il potere d'acquisto delle famiglie potrebbe così beneficiare delle attese nuove misure soprattutto il reddito di cittadinanza, mantenendo un tasso di crescita prossimo all’ 1% e con un ritmo superiore al Pil.

Su ritmi di poco inferiore la crescita dei consumi, comunque i in calo rispetto gli andamenti 2015-2017 quando i tassi erano compresi fra 1,5 il 2%. Intanto  il 25% degli italiani è convinto che investirà di più nell'acquisto di prodotti a base di farina integrale; il 21% nei tradizionali e il 19% nei bio-salutistici. Infine l’ 83% degli italiani pensa di regalarsi un soggiorno o una gita e, subito al secondo posto la tecnologia con lo smartphone e tablet e computer (54%).

In questo nuovo scenario, l’Italia non  si presenta preparata. Quando si è formato il governo, c’era ancora la ripresa e i giallo-verdi promettevano di spingere il piede sull’acceleratore. Purtroppo la Legge di bilancio prevede una dinamica del prodotto lordo nel 2019 inferiore a quella del 2017, mentre ormai da tre trimestri siamo in crescita zero.

Se adesso la politica economica non sembra in grado di invertire la tendenza perché non riduce le tasse (anzi alla fine della fiera le aumenterà), non investe e non alleggerisce il costo del lavoro, come si può  reagire? Non può certo da sola, i più incalliti sovranisti l’hanno capito. Inoltre anche l’Unione europea è paralizzata ormai dalle prossime elezioni di maggio, mentre i principali paesi sono alle prese con numerosi conflitti interni, sociali, politici, ideologici. In conclusione, con  la Carige, commissariata dalla Bce (è la prima volta che Francoforte prende una decisione tanto drastica) e il campanello d’allarme delle banche italiane, con pochi capitali e troppi di titoli di stato, sono una fonte di instabilità e di potenziale infezione per l’economia della zona euro.

Gilberto Minghetti

 

 

 




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