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08/01/2019
Decreto Sicurezza, tra lesione di diritti e illegittimità Costituzionale
Se è vero che tutti devono essere tutelati e nessuno è escluso, è pur vero che debbano essere utilizzati gli strumenti adatti, quelli dello Stato di diritto, l’incostituzionalità va stabilita, appunto, dalla Corte Costituzionale.

Negli ultimi giorni si è registrata una forte tensione in tema di Decreto Sicurezza.

Invero, i sindaci di sinistra, sono insorticontro il citato Decreto e contro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. In particolare, il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, ha scatenato la polemica dopo aver inviato una nota al capo area dell’ufficio anagrafe con cui dispone di non applicare nella sua città quanto stabilito dal Decreto sicurezza per la parte in cui si vieta la possibilità di concedere la residenza a chi è in possesso di un permesso di soggiorno. Invero, nel mirino vi è innanzitutto l'articolo 13 del decreto, che è  stato convertito nella Legge n. 132/2018, con cui si stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basta (più) per iscriversi all'anagrafe e quindi avere la residenza. Ciò significa che i comuni non possono più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d'identità e i servizi, come l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l'Asl) o ai centri per l'impiego. L'assistenza alla salute viene derogata al servizio medico e infermieristico che sarà offerto nel centri di accoglienza e al pronto soccorso (con un aumento degli accessi e quindi dei costi).

Non è un mistero, infatti, che il Decreto abbia come tema centrale l’immigrazione, in particolare, misure che avrebbero lo scopo di evitare l’aumento del fenomeno e restrizioni di vario genere.

Orlando non è l’unico Sindaco che ha protestato, difatti, si sono uniti a lui i colleghi di Napoli, Luigi de Magistris, Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria, Dario Nardella di Firenze, decisi a disobbedire a quanto stabilito dall’esecutivo, ed ancora si sono schierati anche i colleghi di altre città.

Orbene, il Sindaco di Palermo ha precisato che non si tratta di un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese. Il Provvedimento, oggetto di protesta, è stato considerato “criminogeno”, in quanto vi sono tutt’oggi migliaia di persone che risiedono legalmente in Italia, le quali pagano le tasse, versano contributi all’Inps, pertanto, appare del tutto illogico che costoro tra qualche mese potrebbero restare senza documenti e quindi considerati illegalmente residenti in Italia. Secondo le parole del Sindaco Orlando, dunque, attraverso questo provvedimento non si otterrebbe la diminuzione della criminalità, ma al contrario si arriverebbe ad  una incentivazione della stessa, inoltre, si andrebbe contro il dettato Costituzionale dell’Ordinamento Italianoin quanto, questo intervento legislativo, sebbene porti il nome di “sicurezza” appare, in realtà, essere un Decreto avente varie sfumature di razzismo.

Sul punto si è pronunciato anche il Sindaco di Napoli, de Magistris, il quale ha dichiarato di non voler applicare il Decreto, ribadendo quanto detto da Orlando.

Ciò posto, non è mancata la replica di Salvini, il quale, con una diretta Facebook di oltre venti minuti, ha sottolineato, soprattutto, l’incoerenza dei sindaci di sinistra, che non applicando la norma, diventano a tutti  gli effetti «fuorilegge». Inoltre, lo stesso Matteo Salvini ha ribadito che il Decreto sicurezza e immigrazione avrebbe lo scopo di difendere i diritti degli italiani, prevedere l’espulsione dei richiedenti asilo che commettono un reato, che spacciano, stuprano, scippano, molestano o aggrediscono, nonché prevedere che si iscrivano all’anagrafe comunale coloro che ne hanno diritto.

Il vicepremier ha concluso il suo discorso ribadendo come il compito dei Politici sia quello di pensare ai milioni di italiani poveri e disoccupati difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini, poi, eventualmente, pensare agli stranieri.

La situazione appare sconcertante, i Sindaci sono ormai conosciuti dai media come i “disobbedienti” e vi sono sul punto idee discordanti: c’è chi appoggia questa “presa di posizione” dei sindaci e chi la contesta.

Tuttavia, vi è da fare una riflessione di impianto giuridico: occorre,infatti, ricordare come una legge dello Stato sebbene possa piacere o non piacere, possa essere criticata e biasimata, possa addirittura essere definita disumana, non potrà mai, in alcun modo, non esserne deliberatamente rispettata l’esecuzione nello Stato italiano per motivi politici. Infatti, è bene ricordare a tutti che se si accetta di fare parte di una Democrazia, di vivere in una collettività, dove il popolo è sovrano, è assolutamente indispensabile accettare tutte le decisioni collettive senza eccezione di sorta, anche se un atto del Parlamento non rispetta le proprie idee di partito. Se un cittadino, o addirittura un sindaco, si spinge a dichiarare che non rispetterà deliberatamente un atto legislativo per motivi politici, si crea un grave e pericoloso precedente, che mina alle fondamenta l’istituzione democratica.

Peraltro, proprio perché viviamo in uno Stato democratico e liberale, i nostri illuminati padri  costituenti hanno pensato ad una soluzione anche nel caso in cui una legge fosse ritenuta da alcuni lesiva di diritti: il ricorso alla Corte Costituzionale, unico organo legittimato a giudicare le Leggi a seguito dell’approvazione del Parlamento.

Del resto, si è eccepito al provvedimento in questione l’esistenza di  vari  aspetti  di sospetta  incostituzionalità presenti nel testo. Tali profili di incostituzionalità sono quelli relativi agli articoli della legge ritenuti in contrasto con il principio costituzionale secondo cui il cittadino straniero è anche titolare di tutti i diritti fondamentali spettanti alla persona, tra cui quello alla residenza perché limita alcuni diritti come quello alla salute, per l’impossibilità di beneficiare dell’assistenza sanitaria tranne le urgenze, o quello al movimento o al lavoro in assenza di un documento di identità riconosciuto valido. L'abolizione della protezione umanitaria, inoltre, ha creato irregolari che ora si trovano al di fuori di ogni percorso di integrazione. Ebbene, se è vero che tutti devono essere tutelati e nessuno è escluso, è pur vero che debbano essere utilizzati gli strumenti adatti, quelli dello Stato di diritto, l’incostituzionalità va stabilita, appunto, dalla Corte Costituzionale. Invero, si sono pronunciati sulla questione anche i Costituzionalisti i quali hanno spiegato quali le conseguenze della bocciatura, da parte dei Sindaci, del Decreto sicurezza.Orbene,la mancata applicazione della legge, nella parte che riguarda i migranti, annunciata dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al quale si è associato il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris, è un atto politico. Tuttavia, i Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi poiché la pubblica amministrazione non può sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge, a meno che non sia liberticida, che potrebbe essere un caso eccezionale, una rottura dell'ordinamento democratico.

L’unica eventuale “giustificazione” potrebbe essere quella di vedere se si tratta di norme rispetto alle quali è prevista un'attività del Comune che ha carattere di discrezionalità, che la legge impone e che il sindaco ritiene di disapplicare. Invero, se ci sono atti che la legge prevede per i Comuni, il sindaco non può disapplicarla, ma, qualora la disapplicasse, e in ipotesi interviene il prefetto o un'altra autorità, sorge un contenzioso e allora, come anche accennato precedentemente, potrebbe essere sollevata una questione di legittimità costituzionale.

Pertanto, dal quadro così esposto, la situazione è estremamente critica e pericolosa.

Varie sono le questioni delicate al centro della vicenda: “L’abuso in atti d’ufficio” dei Sindaci, la legittimità costituzionale di varie parti del testo del Decreto che mette a rischio i diritti dei cittadini, ma, soprattutto, il vacillare sempre maggiore della nostra Democrazia.

Da riportare anche il punto di vista dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), la quale invita tutte le istituzioni competenti a non consentire uno strappo così vigoroso ai principi della Costituzione italiana e ad aprire un serio dibattito sulle riforme necessarie in materia di immigrazione ed asilo in Italia ed in Europa. Sulla base del testo reso disponibile, infatti, la stessa Asgi sottolinea la pericolosità della situazione che deriverebbe dalla pubblicazione ed eventuale conversione in legge del testo del Decreto, sia per gli ampi profili di illegittimità propri della bozza di decreto, sia per l’inopportunità di assumere scelte frettolose e fortemente ideologiche, avulse dalle necessità concrete del Paese e che generano gravi ricadute sociali.

Perplessità per il ricorso alla decretazione d’urgenza perché, in relazione a quasi tutte le misure previste dal decreto legge non sussistono i presupposti di necessità di cui agli artt.72 e 77 della Costituzione.

Lampante, secondo i giuristi dell’associazione, la volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale. Si tratta di provvedimenti non idonei a combattere i trafficanti di esseri umani mentre il rafforzamento del controllo di legalità sull’accoglienza dei richiedenti asilo non può essere fatto smantellando lo Sprar.

E allora, cosa fare?

Intanto, in seguito alle dichiarazioni dei 'sindaci ribelli', il presidente dell'Associazione nazionale  dei Comuni italiani (Anci) Antonio Decaro, ha espresso l'esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com'è non tutela i diritti delle persone.

Mentre, il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina ha invece lanciato l'idea di un referendum abrogativo. Secondo il candidato alla segreteria, il decreto porta solo più insicurezza ai cittadini ed sarebbe giusto contrastarlo per difendere le città dalla follia della propaganda leghista, quindi, sarebbe preferibile che le norme del provvedimento vengano abrogate.

La questione è ancora aperta ed escono, di ora in ora, differenti notizie e punti di vista.

Noi, come cittadini, possiamo solo sperare che si trovi un accordo tra queste forze Politiche. Manca il rispetto.

Non vi è rispetto tra i Politici, che dovrebbero collaborare per il bene del nostro Paese, ma non vi è nemmeno il rispetto dei Diritti e della nostra Democrazia.

Di chi sarà l’ultima parola? Della Corte Costituzionale?

Un paio di mesi e sapremo almeno i Giudici dei Giudici come si pronunceranno.

Michele Cutolo

 




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