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28/12/2018
La manovra finanziaria un disastro gialloverde
Il Terzo Settore sarĂ  travolto

Il 4 marzo a detta della maggioranza degli italiani è nato il “Governo del cambiamento”. Essi hanno creato tante aspettative a seguito delle impegnative promesse elettorali ma senza fare i conti con la Legge Finanziaria, a quanto pare.

Approvando il Def prima e la legge di Bilancio poi, il Consiglio dei Ministri infatti ha messo nero su bianco quella che sarà la strategia programmatica dell’esecutivo. Con la decisione di alzare l’asticella del deficit al 2,4%, si è voluto di conseguenza avere subito un margine di spesa più ampio per far partire tutte le principali riforme annunciate.
Via libera quindi al cavallo di battaglia pentastellato del Reddito di Cittadinanza e a quello della Lega della Flat Tax, mentre un argomento sostanzialmente bipartisan è quello delle pensioni con la Quota 100, anche se è stato più il carroccio a spingere a riguardo.

Dopo la bocciatura da parte della Commissione Europea, il governo alla fine deciso di modificare l’impianto della manovra anche con il deficit che adesso è stato abbassato dal 2,4% al 2,04%.

Tradotto in soldoni ci saranno 10 miliardi in meno: 2 miliardi verranno recuperati da sforbiciate alla Quota 100, altrettanti da quelle al Reddito di Cittadinanza mentre il restante della somma arriverà da un taglio gli investimenti.
Il governo per avere l’ok da Bruxelles ha dovuto presentare un maxiemendamento dove, come una sorta di garanzia per la tenuta dei conti, sono state riproposte le clausole di salvaguardia a partire dal 2020: se non verranno disinnescate (costo circa 23 miliardi) scatterà l’aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti.

La legge di Bilancio 2019 in generale è comunque un contenitore assai complesso e che comprende diverse svariate misure. Vediamo allora tutte le novità presenti nel testo che ora sarà votato dal Parlamento.

Io credo che si tratti di un bel pasticcio soprattutto per il Terzo Settore e le associazioni come la nostra. La manovra finanziaria mi pare carente dal punto di vista degli investimenti e sembra che punti prevalentemente su due riforme assistenzialiste (da anni 80), Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che oltretutto sembrerebbero non coprire la platea a cui erano state originariamente promesse.

Senza parlare dell’emendamento che sopprime la riduzione al 50% dell’Ires per i soggetti che operano in molti settori, tra cui assistenza sociale, sanità, beneficenza, istruzione, formazione, perché si tratta di un provvedimento che penalizzerà in maniera molto pesante una buona parte del Terzo Settore, con possibile effetto negativo anche sulla quantità e qualità dei servizi erogati. Con il taglio apportato dalla legge di bilancio l’aliquota IRES per questa tipologia di enti passerà dal 12 al 24 per cento, con un recupero in termini di maggiori imposte stimato in euro 118 milioni per il 2019, con ulteriore aumento, fino a 157 milioni, per gli anni 2020 e 2021.

Il terzo settore e le organizzazioni della società civile, che rappresentano una delle tre sfere strategiche della società, non sono state coinvolte in nessuna maniera. Invece sarebbe servito un coinvolgimento nel processo decisionale di tutte le sfere che compongono l’intera società, perché sia sempre garantito il principio democratico. Solo valorizzando un modo di operare a livello di rete sarà possibile ricostruire un tessuto di comunità in cui tutti i soggetti collaborano ed interagiscono tra di loro.

Questo Governo, a mio parere, ha una responsabilità molto grave, e per ideologia o necessità di cassa, rischia di schiacciare  le formazioni intermedie come la nostra e l’impegno sociale che al contrario rappresentano figure fondamentali della società. Ma a quanto pare solo il MCL ha alzato la voce trovandosi, come sempre negli ultimi anni, in un deserto silente.

Luca Cappelli

 




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