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07/12/2018
Il bacio della morte e la svolta di Fiuggi
Il governo ha assicurato che il dossier italiano sarà terminato entro il 31 dicembre, quindi sarà condiviso con la Francia e con l’Ue.

Il bacio della morte? Le rassicurazione del governo Conte sui tempi, sull’analisi costi-benefici  entro il 31 dicembre, sull’impegno di decidere entro le Europee ci assomiglia tanto. Al punto che sorprende la quasi fiducia tributata dai sostenitori della Tav al presidente del Consiglio dopo l’incontro tra il governo e le imprese piemontesi sulla Torino-Lione. Anche il fatto che il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, rifiuti di definirsi un No Tav non ci sta affatto. Parrebbe che l’esecutivo possa ricredersi su un progetto che il Movimento 5 Stelle ha avversato in ogni modo per anni, sfilando in Valle di Susa con i suoi eletti, a partire da quella Laura Castelli che oggi è nel mirino della stampa per la sua incompetenza nella materia economica. Visto che politicamente la Castelli è nata nei collettivi antagonisti una certa qual fragilità su Adam Smith e Robert Keynes potrebbe pure starci, se la Castelli non fosse sottosegretario proprio all’economia… Ma questa è un’altra storia. Occupiamoci invece del treno superveloce che il governo vuole affossare.

Le manifestazioni promosse dalle Madamin prima e dagli imprenditori poi hanno dimostrato al mondo che il Paese reale, almeno quello Piemontese che ha il diritto e il dovere di esprimersi sull’argomento, non vuole bensì esige il completamento dell’opera. Queste manifestazioni hanno fatto una gran paura alla Lega, azionista di maggioranza del governo, inducendo il capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari a precisare alle agenzie di stampa che l’atteggiamento è ambiguo ma «in realtà non c’è nessun atto dell’esecutivo che va contro la Tav».

Il governo ha assicurato che il dossier italiano sarà terminato entro il 31 dicembre, quindi sarà condiviso con la Francia e con l’Ue. Di Maio ha preso l’impegno di chiudere tutto entro le Europee e ha promesso alle imprese un rappresentante nella Commissione costi-benefici in cui saranno rappresentati anche i No Tav. Gli imprenditori l’hanno presa come una concessione importantissima, senza capire che in questo modo le rappresentanze sindacali vengono poste sullo stesso piano del mondo antagonista. I No Tav, infatti, non esistono istituzionalmente: non sono mai stati ammessi neanche nell’Osservatorio valsusino, dove la posizione della Valle è stata rappresenta sempre (correttamente) dagli enti locali, quelli pro e quelli contro l’opera. Nell’Italia dell’impazzimento sovranista basta urlare per esistere e si esiste finché qualcun altro non urla di più.

Detto chiaramente, Conte temporeggia, il M5S continua a mettere zeppe al progetto e la Lega s’industria a toglierle, in un rubamazzetto estenuante che sta distruggendo l’immagine dell’Italia in Europa e nel mondo. «Trasparenza, ascolto, equilibrio e approccio pragmatico sono le parole chiave che caratterizzano la nostra azione, così come è stato sino a oggi e sarà anche per tutte le altre opere infrastrutturali» ha detto Conte lasciandosi andare anche alle promesse: «Questo governo vuole lanciare un segnale di attenzione a Torino ed è in campo per rilanciare l'economia e il tessuto produttivo di tutto il territorio, con investimenti e sostegno alle imprese»; a parti rovesciate è ciò che avvenne in valle quando, per vincere la resistenza dei Comuni contrari, piovvero compensazioni. Insomma, il mondo politico ciurla nel manico e il mondo imprenditoriale si trova senza interlocutori credibili, a meno che la Lega non decida di rompere gli indugi e abbandonare il partner penta stellato al suo destino. Ci stanno lavorando personaggi come Mino Giachino, manovratore politico di lungo corso e promotore della petizione "Sì Tav" che ha avuto un dialogo con il vicepremier Matteo Salvini.

A distanza di qualche settimana dalle manifestazioni torinesi, in realtà, il quadro sembra essersi complicato. Dopo aver messo insieme dodici associazioni tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, con la benedizione del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ed aver riunito alle ex Officine Grandi Riparazioni oltre 3 mila imprenditori, il nodo non sembra tanto essere quello dei conti: i soldi ci sono e i benefici possono essere valutati in modo diametralmente opposto secondo il progetto politico e di sviluppo di chi li analizza. E’esattamente questo il punto di rottura del governo: la visione sulla società italiana che vogliamo essere, sull’idea di progresso economico, di mobilità, di libertà che vogliamo difendere. La Lega, oggi, ha l’occasione di intestarsi il malessere e la rappresentanza dei moderati e dei sovranisti in un colpo solo, prendendo le difese di un’opera ad alto contenuto tecnologico, fondamentale per la coesione territoriale, decisiva per collocare il Nord Italia al centro dei traffici commerciali. Unica controindicazione: la Tav è una grande opera europea, che dimostra l’utilità della costruzione comunitaria. Per la Lega è un boccone difficile da digerire. Ma potrebbe essere la svolta di Fiuggi per Matteo Salvini, l’inizio della fase 2 di una Lega nazionale.

Stefano Giordano

 




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