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03/12/2018
L'Europa necessaria
Oggi abbiamo bisogno di più Europa e di un’Europa non ridotta solo a burocrazia

La scorsa settimana una delegazione di sei vescovi nella nostra regione Emilia-Romagna guidata dell'arcivescovo Matteo Zuppi ha fatto visita a Bruxelles alle istituzioni civili ed ecclesiastiche europee presenti nella capitale belga.

Zuppi  ha subito detto che era un'iniziativa prevista da tempo anche perché c'era la preoccupazione che andava al di là del contingente ed era stata decisa, approfittando dell'esperienza del vescovo di Piacenza che per tanti anni è stato vicepresidente della Commissione delle conferenze episcopali dell'Unione Europea quale rappresentante delle altre diocesi emiliane nella Commissione e nel Parlamento Europeo.

Con questo incontro si è tentato così di comprendere meglio una realtà fondamentale per le scelte della vita nel nostro paese, tanto più a cent'anni dalla fine della prima guerra mondiale che ha tragicamente segnato l'Europa e ha causato la seconda.

Da  questo è nata la consapevolezza che soltanto insieme si possono comporre i problemi, non con le armi, ma col dialogo sicuri che  l'Europa che nacque da leader cristiani ci interroga su questo e su quello che le chiese possono compiere per farla meglio funzionare.

Quanto al previsto incontro con il presidente Tajani e con il commissario Mogherini è stato definito molto  interessante soprattutto per le attese che gli interlocutori hanno mostrato verso la presenza della chiesa compresa la necessità di difendere l'Europa.

Oggi abbiamo bisogno di più Europa e di un’Europa non ridotta solo a burocrazia, la burocrazia serve, ma se sa comporre le esigenze dei 28 paesi col  necessario lavoro istituzionale e se porta  anche un'anima che eviti i nazionalismi e difende dalle differenze, che porti avanti un progetto unitario non divisivo.

Quanto  al compito dei cattolici c'è da dire che l'anima dell'Europa nasce dalle sue radici da un Umanesimo europeo che tanto deve al cristianesimo e cattolicesimo in particolare. Questo ci interroga perché se si prende questa anima o si la si investe in motivazioni per il futuro rischia di restare soltanto una lontana ispirazione. Tuttavia si crede invece che l'umanesimo cristiano abbia molto da indicare per l'Europa, anzitutto la difesa della persona più che dell'individuo e poi mettere al centro la persona stesso coi suoi diritti e doveri e non con l'individualismo esasperato, molto debole di fronte alle sfide a cui siamo chiamati.

Si parla della diffusione di un sentimento anti-europeo, anzi se ne parla molto e si è convenuto in quell'incontro sul fatto che a volte vengono scaricati sull'Europa problemi che sono degli Stati membri d'Europa; certo delle debolezze, ma proprio per questo bisogna rilasciare rilanciare la convinzione che solo insieme si possono affrontare le sfide.

La divisione è sempre fonte di debolezza può forse offrire qualche convenienza nell'immediato, ma è sempre negativa nel lungo termine e se in Europa c'è un maggiore impegno, maggiori se  anche le indispensabili regole della vita comune non saranno distanti dalla vita quotidiane o percepite come tali. Si capirà che L'Europa è uno strumento straordinario per comporre interessi a volte divergenti però in un interesse unico.

Tra  i temi principali ci sono naturalmente e ne se ne è parlato le migrazioni, un problema che va affrontato a riportandolo nelle dovute proporzioni, ma anche all'interno di una solidarietà Europea, per questo bisogna andare oltre nazionalismo. Le differenze sono difesa dell'Europa, ma se si lavora insieme non mettendo in discussione il necessario dialogo alla necessaria composizione dei problemi, i quali senza lavoro comune, sono per forza più complessi e difficili da affrontare.

Concludendo, se San Giovanni Paolo II è stato sicuramente uno dei pontefici che maggiormente ha saputo valorizzare e incrementare il magistero dottrinale nel contesto del sociale, ha anche saputo guardare e leggere con attenzione  nel cuore dell’uomo. Un cuore preda dei suoi desideri egoistici, incapace di porsi in relazione con i suoi fratelli e sempre più orientato alla malefica necessità di pensare di essere fine a sé stesso e quindi padrone e tiranno della propria vita.

Anche i Vescovi, presentando la Dottrina sociale della Chiesa come uno strumento indispensabile per l’uomo di oggi  continuano ad essere testimoni  attivi e fedeli del lieto annuncio, per un ritorno dell’Europa alle radici cristiane che le sono proprie e per un contesto sociale più vicino alle reali esigenze e necessità dell’uomo.

 

Gilberto Minghetti




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