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11/10/2018
Una NaDef lunare
Un gioco delle tre carte in grande stile

Finalmente è disponibile la naDef: la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza. Sono pronte quindi le tanto attese tabelle che finora erano mancate. Com’è noto, ogni anno a fine settembre arriva il momento in cui i MEF (Ministero di Economia e Finanza) comunica gli attesi dati della naDef. Questa volta però erano arrivate prima le indiscrezioni. Sul ritardo c’è da dire che forse mentre il ministro Giovanni Tria stava lavorando su un obiettivo deficit/Pil al 1.8%, in continuità col precedente esecutivo, i due Vice Presidenti del Consiglio avevano in mente un’altra percentuale che poi ha prevalso. Una naDef lunare, visto che non si preoccupa minimamente di quello che sta accadendo e che accadrà nei prossimi mesi nello scenario economico terrestre ma che ha come unico obiettivo la prossima scadenza elettorale. L’Italia è un paese inserito in un modello centro-periferia e visto che occupa la periferia dovrebbe tener conto delle decisioni di policy che vengono prese nel centro. In proposito stiamo alludendo al fatto che non si può presentare una manovra che punta sfacciatamente sull’incremento di deficit e debito quando la Fed che fissa i tassi d’interesse di riferimento del globo ha in animo di aumentarli in futuro per tre volte. In siffatto scenario la posizione del Governo italiano è già fuori obiettivo. Bloomberg non ha torto ha definito la manovra italica: un libro dei sogni. Pertanto mentre noi giochiamo a fare i sovrani ma di periferia, il mondo va da un’altra parte e ci complica non poco lo scenario di riferimento. Ma per ora analizziamo solo la naDef ricordando solo che l’aumento dei tassi Usa, via l’aumento dei tassi sul debito a stelle e strisce, si porterà dietro come conseguenza un’aspirazione di capitali dal resto del mondo. Dicevamo della manovra. In essa sono previsti 9 mld per redditi e pensioni di cittadinanza, 7 per la controriforma delle pensioni, 1 per riattivare i centri per l’impiego e per le assunzioni del Ministro Salvini, 2 miliardi per la flat tax, ovvero l’estensione del regime forfettario alle partite Iva, 1.5 per i truffati dalle banche, 1 per il rafforzamento delle forze di polizia e 4 per investimenti addizionali.

Tirando la linea si tratterebbe insomma di circa 22 mld di deficit addizionale ai quali andrebbero aggiunti 12.7 mld per azzerare l’aumento dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia. Con la naDef pertanto il Governo Conte propone un peggioramento del deficit per il 2019 dall’1.2% sul Pil ora previsto al 2.4%. Considerando inoltre altre spese che non possono essere spostate in avanti si arriva ad una cifra monstre di più di 40 mld. Sulle relative coperture finanziarie la naDef, invece, resta muta o al massimo produce qualche balbettio. Si parla solo di tagli lineari per fare la quadra ma non si sa ancora dove e come colpirà la scure. Si confida inoltre su due fattori positivi alquanto improbabili: i) in aumenti del Pil nominale (confidando molto in un’inflazione che non è alle porte); ii) sulla riduzione dei tassi d’interesse negli anni a venire (confidando in una riduzione dello spread molto lontana). Ma forse una copertura nascosta nelle pieghe del documento c’è. Si prevede, infatti, che la sterilizzazione degli aumenti dell’Iva sarà completa solo per il 2019, mentre per i due anni successivi sarà solo parziale. Detto in altre termini, la politica economica della naDef prevede già oggi che nel 2020 e nel 2021 ci sarà un cospicuo aumento dell’IVA. Ovviamente nel documento questa informazione viene quasi occultata. Non è bello dire che negli anni a venire la manovra del popolo accrescerà il carico fiscale sul popolo stesso. Insomma tutta la naDef si fonda su un articolato gioco delle tre carte di Tremontiana e Renziana memoria. Ma stavolta il contabile della banda del buco, nella persona di Giovanni Tria, ha superato di gran lunga i suoi maestri. Naturalmente la Commissione europea malgrado la presenza di questi evidenti magheggi dovrebbe soprassedere visto che il nostro paese, almeno ad avviso degli attuali governanti, è sovrano.

Marco Boleo

 

 




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