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03/10/2018
I cinquestelle sono la nuova sinistra?
Rappresentano un ’68 oltre la scadenza.

Cari lettori ebbene sì è proprio così, i cinquestelle sono un revival del ’68, infatti essi nella gestione della cosa pubblica tengono un principio che neanche i “rivoluzionari” dell’anno in questione immaginavano: pubblico, che in pratica vuol dire statale, è più morale di privato.

Ricorderete o avrete contezza attraverso i libri che in quegli anni nessun principio è stato inventato, però, anche grazie all’ideologia comunista, il principio dell’uguaglianza diventò preminente. Infatti si tendeva a vestire uguale, con il cappello dell’operaio sovietico, floscio e con la tesa, il maglione dolcevita a girocollo, l’eskimo e gli anfibi.

Il ’68, insomma, voleva che il pensiero dominante fosse rappresentato dall’uguaglianza, pensate che all’epoca si prendeva ad esempio la Cina. Quegli anni oggi sembrano lontanissimi; oggi riteniamo che il nostro mondo libero sia molto distante da quella mentalità, eppure se ci pensiamo bene non è così.

Oggi se ci pensate bene il concetto di politicamente corretto determina l’opinione comune e la sua espressione in materie decisive dell’uomo come il lavoro, la sessualità e la politica. Non ci vuole nulla ad essere etichettato come omofobo, privilegiato piuttosto che corrotto; pensate ad un attimo a tutte le campagne condotte in questi anni contro le caste che occupano posti privilegiati nella nostra società. La conseguenza di questo clima ha dato vita ai partiti populisti di questi anni: uno su tutti è il movimento 5 stelle.

Essi, intendo i grillini, sono un revival del ’68 perché mettono la stessa enfasi di quegli anni sull’uguaglianza, hanno la stessa trascuratezza sulla realtà e soprattutto hanno la stessa ignoranza riguardo alla storia.  Secondo loro lo Stato, che per alcuni di essi è forse il participio passato del verbo essere, garantisce di più l’uguaglianza e quindi la giustizia.

Ecco perché a sinistra e specialmente fra i “nostalgici”, i cinquestelle incarnano meglio il pensiero di sinistra, molto più del PD.

Obiettivamente dopo il tradimento di tanti suoi valori da parte dei partiti storici di sinistra (o presunta tale) e la loro negazione più evidente nelle politiche neoliberiste del Pd renziano, servirebbe un attento riesame storico delle idee di base che, da Marx in poi, furono sviluppate da intellettuali e pensatori che ad esse si ispirarono. Si pensi, solo come esempio, il concetto del “lavorare meno ma tutti” già preconizzato da E. Marcuse, in alcuni suoi scritti di quarant’anni fa e ripreso oggi dal M5S nel suo programma come prospettiva di riorganizzazione del lavoro e di contrasto alla disoccupazione crescente a causa anche dell’introduzione crescente dei robot nelle industrie.

Poi, come richiamano ogni giorno molti giornali di sinistra, manca un’opposizione efficace, a questo governo, proprio dalla sinistra la quale per molti è incapace di proporre veri e propri programmi alternativi. La verità, evidentemente secondo me, è che per molti aspetti la sinistra la pensa come i cinquestelle e spesso li insegue su molte cose arrivando però seconda.

Pensiamo per un attimo a come la sinistra dovrebbe interpretare la funzione di Stato: in primis attraverso il controllo costante sulla distribuzione delle risorse per garantire uno standard medio a tutti i cittadini; poi una forte presenza regolatrice dello Stato anche in economia ma soprattutto nella garanzia dell’equità sociale; apertura e dialogo con i cittadini delle fasce più deboli e politiche di sostegno ai loro bisogni primari; un’azione politica dei partiti orientata a favorire una democrazia partecipata da parte dei cittadini, in modo collegiale e realmente rappresentativo dei bisogni delle masse (l’opposto del leaderismo e dell’uomo solo al comando tipo Renzi); ma soprattutto, politiche di contrasto alle diseguaglianze, allo sfruttamento ed impoverimento delle masse (non solo operaie ma anche del ceto medio) generate dalle politiche dell’Austerity e del neoliberismo finanziario dei nuovi poteri forti internazionali che hanno provocato un grande aumento del divario tra ricchi e poveri;
infine la difesa dei diritti sociali e dell’ambiente, la riconquista dei valori del senso della comunità e del bene comune, della solidarietà anti-utilitaristica ed individualistica.

Come si evince chiaramente, da questo breve elenco, mi pare emerga chiaramente che i valori di sinistra oggi non sono più rappresentati dal Pd, che con il Jobs Act, le elargizioni alle banche, i favori ai poteri forti ed una politica elitaria, poco attenta per altro anche alle questioni ambientali ed etiche, ne ha tradito le speranze.

Certo, il M5s è un partito trasversale dove ci sono anche temi non prettamente di sinistra ma, nel complesso dell’attuale panorama politico, credo in maniera assoluta che questa forza politica ne abbia ereditato gran parte dei valori, riportando in auge un ’68 sbiadito.

Luca Cappelli




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