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22/09/2022
L’eredità di Draghi
L'Italia ha goduto di un credito internazionale mai avuto da decenni.

Alla soglia delle elezioni che con il loro esito si spera porteranno alla rapida formazione di un nuovo esecutivo, di centrodestra o di centrosinistra che sia, cerchiamo di tracciare un bilancio dell’operato di quello che gli passerà il testimone. La speranza che ciò avvenga il più presto possibile è legata all’approvazione della legge di bilancio entro la fine dell’anno pena lo sforamento nell’esercizio provvisorio con tutte le sue conseguenze negative. Ma torniamo a bomba. Ascoltando i proclami elettorali dei partiti in lizza (la maggior parte dei quali presenti nella maggioranza di Governo con una eccezione significativa: Giorgia Meloni di FdI) sembra che il governo uscente sia stato un fallimento su tutti i fronti. Ma com’è noto da tempo immemore l’onestà intellettuale in politica è merce rara. Il Governo Draghi con l’ultimo decreto da 14 miliardi di euro, che si vanno ad aggiungere ai provvedimenti precedenti pari a 52 miliardi, ha attuato durante il suo mandato una manovra fiscale espansiva che assomma a 66 miliardi di euro, pari al 3,5% del Pil: per aiutare i consumatori a far fronte al caro bollette energetiche ed al costo della vita divenuto via via più caro. Siffatto provvedimento è avvenuto senza praticare alcuno scostamento di bilancio, e pertanto con un indebitamento netto che resta immutato al 5,6%: fissato dal Documento di Economia e finanza (DEF) della scorsa primavera. Ma come si è potuto verificare questo tutto ciò. I fattori sono due. Da un lato c’è l’effetto del buon tasso di crescita del Pil, mentre dall’altro quello dell’inflazione, che ha gonfiato i valori nominali dei redditi su cui viene calcolata la tassazione. In questo modo vi è stato un trasferimento di risorse dai contribuenti allo Stato, mediante il maggior gettito fiscale. Quest’ultimo ha restituito quindi quelle risorse ai contribuenti mediante il decreto aiuti. Così facendo lo Stato ha risarcito i contribuenti della tassa energetica se così la possiamo chiamare senza il venir meno dei suoi obiettivi di bilancio visto che si è limitato a spendere solo il surplus che ha incassato.

Naturalmente, questo intervento sarà possibile solo fino a quando è all’opera la draga fiscale (fiscal drag) e fino a quando l’inflazione non gonfierà la spesa del Governo. Col tempo, infatti, aumenteranno anche gli esborsi delle Amministrazioni Pubbliche, per il pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, per quello delle pensioni e per la maggiore spesa per interessi sul debito pubblico. Dovuta all’aumento dei tassi d’interesse via l’aumento dell’inflazione. Alla luce di quest’ultimo effetto negativo la differenza positiva deriverà dal non aver fatto ricorso a deficit aggiuntivi mediante gli scostamenti di bilancio. Il miglior lascito del governo Draghi, ad avviso dei suoi estimatori, è l’aver saputo unire capacità e pragmatismo, tenendosi, in politica economica, lontano da ogni finanza creativa (un metodo di lavoro simile a quello praticato nei suoi anni alla BCE). L’eredità più preziosa che lascia a chi gli succederà è pertanto un metodo di lavoro. Oltre a questo, il merito riconosciutogli anche a livello internazionale: conti in ordine e in miglioramento tendenziale, maggiore crescita tra tutti i paesi avanzati (anche al netto della crescita da rimbalzo con la fine della recessione da contrasto alla pandemia da Covid-19), aumento dell’inflazione tra i più contenuti in Europa, drastica riduzione della dipendenza dal gas russo ottenuta in pochi mesi con gli accordi con altri fornitori, riforme incardinate che vanno attuate, continuando a seguire la scaletta dettata dal PNRR, ritrovata credibilità e autorevolezza internazionale. L'Italia ha goduto insomma, anche grazie al suo prestigio personale, di un credito internazionale mai avuto da decenni, ma alcuni "politici" nostrani hanno sfiduciato il suo governo senza nemmeno assumersene la responsabilità per andare all’incasso elettorale ed ora sono a dargli contro in una campagna elettorale di promesse senza indicare dove verranno reperite le risorse fiscali per mantenerle.

Marco Boleo




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