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07/04/2021
L’attualità di Ezio Tarantelli
Dopo 36 anni resta attuale il pensiero dell’economista abbattuto dalle BR

Quanto segue è l’ampliamento di un articolo apparso su ‘Traguardi Sociali”, l’organo di stampa del MCL, a vent’anni dalla tragica uccisione del prof. Ezio Tarantelli, avvenuta il 27 marzo 1985. Quattro giorni dopo apparve sul quotidiano ‘La Repubblica’ un suo articolo dal titolo: ‘I dieci comandamenti per salvare l’Europa’, una sorta di testamento intellettuale che testimonia il suo essere stato un’economista d’anticipo. Lo vedremo più in là.

Egli amava ripetere che “L’economia rischia di esibire i suoi eleganti modelli (formali) sulle scene di un teatro accademico chiuso per lavori di restauro, mentre i veri drammi - la disoccupazione, l’inflazione ed il conflitto industriale - si svolgono per strada”. Questo pensiero, a mio avviso, rispecchia fedelmente la sua personalità, la sua collocazione scientifica, le sue radici culturali, e soprattutto la carica umana con la quale egli ha ricercato una soluzione ai drammatici problemi che fronteggiavano le società industriali del suo tempo. Qualche minuto prima di essere barbaramente ucciso aveva terminato di fare lezione nella Facoltà di Economia (e Commercio) dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma in un’aula gremita all’inverosimile ed aveva intenzione di recarsi in auto nella sede del comitato per il “No” per l’allora referendum sulla scala mobile atteso da Tiziano Treu.

Ezio Tarantelli era un economista che non si era rinchiuso nella torre d’avorio ad insegnare ed a coltivare una teoria economica fatta di modelli astratti, ma aveva accettato di sporcarsi le mani con la cruda realtà della disoccupazione e dell’inflazione a due cifre dei sistemi economici in carne ed ossa. La sua ricerca partiva dai malanni che manifestavano le economie dei Paesi più industrializzati ed in particolare quella italiana, e l’obiettivo era quello di trovare soluzioni che accontentassero tutti gli attori sociali senza sfociare nel populismo. La sua attività di ricerca, infatti, lo aveva portato tra l’altro ad analizzare le performance economiche dei quindici Paesi più industrializzati del suo tempo e dal suo lavoro era risultato evidente che dove esisteva una contrattazione centralizzata tra le parti sociali l’indice del malessere sociale, ovvero la somma del tasso di disoccupazione e di inflazione, era più basso. In Italia, il ricordato indice, ideato dall’economista americano Arthur Okun, era più che doppio rispetto a quello degli altri Paesi industrializzati poiché le nostre autorità di politica economica in assenza di un accordo centralizzato tra le parti sociali e di una politica dei redditi cercavano di ridurre il tasso d’inflazione facendo aumentare quello di disoccupazione: usando nelle parole di Tarantelli ‘la corda del boia’ (una politica monetaria restrittiva) che stringeva il collo dell’economia e la portava a livelli sub-ottimali di reddito e di occupazione. Il nostro, invece, pensava che la riduzione della dinamica dell’aumento dei prezzi potesse e dovesse essere conseguita seguendo un’altra strada.

Gli economisti di oggi direbbero che l’inflazione italiana tra gli anni ‘70 ed ‘80 del secolo scorso aveva una caratteristica inerziale, ovvero, tendeva a salire rapidamente ed a scendere lentamente a causa del particolare meccanismo di scala mobile adottato nel nostro Paese. Com’è noto la scala mobile era quel meccanismo automatico che legava l’aumento dei salari all’aumento dell’inflazione generando la spirale prezzi-salari. Ma facendolo con un trimestre di ritardo tendeva a rallentarne la diminuzione. È per questo che Ezio Tarantelli escogitò di predeterminare gli scatti di scala mobile. L'idea gli venne durante il volo di ritorno da Boston (insegnava al prestigioso MIT) per le vacanze di Natale del 1980. Non riuscendo a prendere sonno, nel riguardare gli appunti si accese la lampadina della predeterminazione che rendeva coerente il modello che aveva in mente.

Le autorità di politica economica dovevano fissare un certo obiettivo d’inflazione ed in base a questo calcolare i punti che sarebbero scattati. Se a fine anno l’inflazione effettiva sarebbe risultata maggiore, i lavoratori avrebbero avuto un conguaglio. In questo modo si evitava che il tasso d’inflazione passato condizionasse quello presente e futuro. Il governo Craxi recepì in parte la proposta Tarantelli proponendo un accordo sulla scala mobile (taglio di quattro punti e predeterminazione) e controllo di prezzi e tariffe, trasformato in decreto il 14 febbraio 1984 con un taglio di due punti. La CISL, la UIL e la componente socialista della CGIL furono d’accordo; la parte comunista di quest’ultima, invece, promosse un referendum per abrogare il decreto, ma venne sconfitta nella consultazione del giugno 1985.

Ezio Tarantelli pagò con la vita l’aver fornito la matrice teorica ai ricordati accordi di San Valentino. Ma le sue idee sono sopravvissute alla sua morte ed hanno contribuito a far ottenere all’economia italiana una riduzione dell’inflazione e della disoccupazione salvaguardando il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi. Il seme gettato da Tarantelli nel suo articolo su ‘La Repubblica’ dell’aprile 1981, infatti, oltre ai ricordati accordi di San Valentino produsse i suoi frutti con l’accordo del luglio '93 tra sindacati, imprenditori e governo, che sancì il criterio della concertazione tra le parti sociali e diede nuova linfa alla politica dei redditi. Quell'accordo che non ha mai avuto un nome, per il Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi che ne fu l’artefice, avrebbe dovuto portare il nome di Tarantelli visto che i contenuti si ispiravano alle sue proposte di politica. Mi sarebbe piaciuto oggi poter ascoltare e leggere le considerazioni (a Dio piacendo) che un quasi ottantenne Ezio Tarantelli avrebbe fatto sui problemi dell’economia italiana, ma qualcuno ci ha privati della sua curiosità e della sua intelligenza.

Il suo essere un economista d’anticipo però ha lasciato nei magazzini dei ricordi alcune proposte di politica economica ‘ante litteram’ che sono state adottate negli ultimi mesi in Europa. Vediamole! Nella verve polemica di Tarantelli una CEE (Comunità Economica Europea) insensibile ai milioni di disoccupati doveva essere ribattezzata Comunità Europea in Estinzione. Egli nell’articolo pubblicato postumo propose di pagare i disoccupati europei in scudi (allora non c’era una valuta comune come oggi ma c’era l’ECU, l’Unità di Conto Europea, che veniva chiamata in breve scudo e che serviva a far funzionare il Sistema monetario Europeo SME). Per Tarantelli (Primo Comandamento) bisognava dotare il Fondo Sociale Europeo di un finanziamento in scudi, stampati dalla Comunità Europea, a fronte dei contributi finanziari dei singoli Stati in valuta nazionale che sostenevano il bilancio comunitario. Siffatti scudi europei avrebbero dovuto essere uno strumento di riserva delle Banche Centrali (Secondo Comandamento) dei singoli Stati componenti la CEE ed avrebbero dovuto finanziare (a livello europeo) i sussidi di disoccupazione, i programmi di addestramento e riqualificazione professionale dei lavoratori e gli investimenti produttivi (una sorta di SURE ante-litteram: il nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nell'emergenza pensato per aiutare a proteggere i posti di lavoro e i lavoratori che risentono della pandemia di coronavirus). Sempre nelle parole di Tarantelli l’aumento delle riserve delle Banche Centrali era la condizione necessaria perché ciò potesse avvenire senza che la locomotiva europea continuasse a procedere lentamente, condizionata com’era dalle diverse velocità dei singoli vagoni (i tassi di crescita diversi dei singoli Stati). ‘Terzo Comandamento’: nello schema elaborato da Tarantelli, ogni stato membro avrebbe inizialmente un diritto di prelievo in scudi presso il Fondo Sociale Europeo pari al 10 per cento dei suoi disoccupati. In questo modo chi aveva una disoccupazione maggiore aveva più diritti di prelievo, in base al ben noto principio di stabilizzazione automatica della domanda aggregata. Nel ‘Sesto Comandamento’ Tarantelli, invece, con la metafora del tuffatore, evidenzia una carenza che è rimasta negli anni sia nell’Unione Monetaria Europea che nell’Eurozona. Ovvero il mancato coordinamento delle politiche fiscali tra i singoli Stati. Nella sua lucida prosa: “I Paesi europei somigliano ad altrettanti nuotatori che esitano a tuffarsi dal trampolino. Ognuno dice all’altro: prima reflazioni tu (prima fai tu le politiche espansive), poi mi butto (le adotto) io.” Nel sistema da lui ideato, “chi rinuncia a prelevare da Bruxelles gli scudi a cui ha diritto resta sul trampolino, mentre gli altri rilanciano l’occupazione nazionale. In altre parole, chi non coordina la propria ripresa con quella degli altri, resta indietro”. Nella metafora del trampolino ritroviamo la disastrosa gestione della crisi dei debiti sovrani da parte dei Paesi dell’Eurozona: nella quale i Paesi forti hanno imposto ai deboli i compiti a casa (le politiche di austerità), con la deflazione al posto della reflazione.

Per fortuna le pesanti ricadute economiche e sociali del ‘Covid-19 shock’ a livello planetario hanno spinto i Paesi dell’euro area, con in testa Francia e Germania, a cambiare registro ed a mettere in campo delle proposte di politica economica per sostenere la ripresa che rivelano l’attualità del pensiero di Ezio Tarantelli. Il ‘Recovery Plan’, la ‘SURE’ e la parziale emissione di Eurobond, altro non sono che ricette di politica economica ‘ante-litteram’ contenute in alcuni dei ‘Dieci Comandamenti’ postumi di Ezio Tarantelli ed elaborate in molti dei suoi scritti divulgativi e scientifici raccolti, rispettivamente, ne “La forza delle idee (Laterza 1995) e in “L’utopia dei deboli è la paura dei forti. Saggi, relazioni ed altri scritti accademici, a cura di G. M. Rey e R. Filosa” (Franco Angeli 1988).

Mentre il figlio Luca nel libro: “Il sogno che uccise mio padre. Storia di Ezio Tarantelli che voleva lavoro per tutti” (Rizzoli 2013), che vi consiglio, ne ricostruisce la vita, la personalità e il pensiero. Attraverso centinaia di testimonianze e decine di interviste, in gran parte inedite. Ne viene fuori il ritratto di un intellettuale libero, senza vincoli a partiti o istituzioni e mosso esclusivamente dall'incrollabile fiducia nelle proprie idee e dalla ricerca ostinata di soluzioni concrete alle sofferenze sociali.

Marco Boleo




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