PRIMO PIANO
15/01/2021
Quando l’Italia adottò l’euro
Vennero utilizzate solo l’aritmetica elementare e le libere quotazioni nel mercato dei cambi, tutto il resto sono bufale

Il prossimo anno di questi giorni saranno vent’anni dall’introduzione dell’euro, in dodici degli allora quindici Stati dell’Unione. Tutto avvenne, infatti, il primo gennaio 2002. Negli anni successivi la valuta comune venne adottata da altri Stati membri, portando all’attuale situazione nella quale diciannove dei ventisette Stati dell’Unione Europea (la cosiddetta Eurozona) riconoscono l’euro come propria valuta legale. Tra le tante storielle che si raccontano nel nostro Paese sull’adozione dell’euro la più gettonata, insieme a quella del raddoppio dei prezzi di beni e servizi espressi in euro (che meriterebbe un articolo a parte: in proposito ci limitiamo solo a ricordare che se ci fosse stato effettivamente un raddoppio dei prezzi, a parità di reddito nelle mani di famiglie ed imprese, avremmo dovuto avere un dimezzamento dei consumi che non ci fu), è quella della fissazione del tasso di cambio euro/lira/marco ad un valore troppo elevato. Portando alla rovina in questo modo l’economia italiana e favorendo nel contempo quella tedesca. Secondo un ex Primo Ministro italiano il cambio doveva essere fissato a 1000 lire = 1 euro: dimenticando che in questo modo (anche se fosse stato possibile) si sarebbe avuta una rivalutazione della lira del 50% in un solo istante. E lascio immaginare ai lettori cosa sarebbe accaduto alla competitività dell’export che traina l’intera economia del Belpaese.

Ma lasciamo da parte queste chiacchiere da bar e vediamo come andarono in realtà le cose. La scelta del tasso di cambio del 1998 non dipese dal libero arbitrio di coloro che se ne occuparono ma da quanto stabilito all'atto della firma del Trattato di Maastricht nel novembre 1991. Un Paese per entrare nell'Eurozona avrebbe dovuto possedere due requisiti: 1) far parte del Sistema Monetario Europeo (SME) da almeno due anni e 2) il tasso di cambio nello SME doveva essere fisso. Nel caso dell’Italia il tasso di cambio del 1998 era quello di fine 1996, quando l'Italia rientrò nello SME. Ma facciamo un po’ di storia. L’Italia era entrata nello SME nel marzo del 1979, essendo uno dei Paesi fondatori, ma fu costretta ad uscirne dopo il deflusso di capitali (25.900 miliardi di lire) e l’attacco speculativo sferrato nei confronti della lira, della corona svedese e della sterlina inglese. In questo contesto, la vendita allo scoperto di lire da parte del perfido speculatore George Soros fu solo la goccia che fece traboccare il vaso visto che la fuga di capitali era già in atto. I primi a non credere nella solidità finanziaria dell’Italia furono molti dei suoi stessi abitanti. Senza contare che una vendita allo scoperto comporta sia una vendita immediata che un acquisto successivo. Detto diversamente il saldo monetario dello speculatore è pari a zero e l’operazione diviene per lui profittevole solo se il mercato ha già una sua direzione (determinata in questo caso dalla fuga di capitali che hanno spinto al ribasso il tasso di cambio della lira) che non dipende dalla singola operazione di vendita allo scoperto. Il tutto per la cronaca terminò il 16 settembre 1992 quando la lira non riuscendo a restare all’interno della banda di oscillazione dovette uscire dall’accordo di cambio (lo SME) svalutando. Cercare di farlo avrebbe comportato una emorragia nelle riserve valutarie.

Ma torniamo a bomba del discorso. Fino al 1996 la lira fu libera di fluttuare nel mercato dei cambi e nel novembre dello stesso anno il Governo italiano chiese di poter rientrare nell’accordo di cambio (nello SME) e la richiesta venne accettata. Come si giunse infine al tasso di cambio lira/euro a 1936, 27? In pratica si considerò il tasso di cambio di mercato, ovvero il valore che la lira aveva nei mercati finanziari contro l'ECU (Unità di Conto Europea). Abbiamo pertanto che al momento dell'adesione dell'Italia all'ECU nel novembre 1996 il cambio era di 1936.43. Conversione finale lira/euro nel 1998 a 1936.27. Insomma quasi l’identico valore. Lo stesso concetto e l’identica aritmetica elementare valgono per il marco tedesco. Quindi: tasso di cambio lira/marco nel dicembre 1998 = 990 lire. Tasso conversione marco/euro 1.9558. Tasso di cambio lira/marco in euro = 1936.27/1.9558 = 990 lire. Non ci fu pertanto nessuna manipolazione, nessun errore di calcolo e nessun complotto nei confronti dell’Italia. Vennero utilizzate solo l’aritmetica elementare e le libere quotazioni nel mercato dei cambi. Tutto il resto sono bufale che circolano e pascolano nelle sterminate praterie del web.  

Marco Boleo




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet