L'elevata occupazione è un obiettivo importante per tutti i governi. Per un individuo avere un lavoro significa, tra l’altro, avere un reddito più elevato, e per la società nel suo complesso vuol dire che possono essere soddisfatti maggiori bisogni della collettività. In aggiunta l'elevata occupazione contribuisce anche alla coesione sociale ed è fondamentale per finanziare e rendere sostenibili le spese del welfare state. Gli obiettivi della politica occupazionale, a differenza di altri, dovrebbero essere visti come obiettivi intermedi che aiutano a raggiungere gli obiettivi finali che hanno come base il benessere sociale.
C’è però un problema. Mentre gli obiettivi della politica economica tradizionali, come quello fiscale o quello della stabilità dei prezzi (perseguiti entrambi ad esempio dall’Unione Europea), sono quasi sempre specificati in termini numerici quelli dell'occupazione vengono generalmente formulati in termini più generali. Saggezza vuole che si potrebbero indicare obiettivi numerici anche per l’occupazione. Ma in questo caso risulta difficile sia fissarli che raggiungerli. Un rischio ben noto è che gli obiettivi numerici possano incentivare il Governo a raggiungere gli obiettivi intermedi esattamente per quelle misure che sono state scelte indipendentemente dal loro rapporto con gli obiettivi finali (ed utilizzarli come specchietti per le allodole). Questa eventualità è nota in letteratura come legge di Goodhart: "Quando una misura diventa un obiettivo, cessa di essere una buona misura". L'implicazione è che quando la politica cerca di controllare una misura specifica, spesso perde la sua relazione con l'obiettivo finale che si vuole raggiungere.
La crisi del Covid-19 ha causato ovunque un grave deterioramento della situazione del mercato del lavoro. Questo è un argomento forte per rafforzare gli incentivi per le politiche che riconducano ad un'occupazione elevata formulando obiettivi quantitativi di politica occupazionale. Quali potrebbero essere questi obiettivi? Uno potrebbe essere il tasso di occupazione effettivo per la popolazione di età compresa tra i 20 ed i 67 anni. Il secondo potrebbe riguardare le ore effettive annue lavorate per persona nella popolazione. Questo obiettivo è motivato da quello finale di finanze pubbliche solide. Un problema che sorge con gli obiettivi per il tasso di occupazione è la generosa definizione di occupazione nelle indagini sulla forza lavoro: un'ora di lavoro di una persona nella settimana dell'indagine è sufficiente per farla conteggiare come occupata. Per ovviare a questa distorsione dovrebbe essere prevista una definizione di occupazione più ristretta, secondo la quale il reddito ottenuto col lavoro dovrebbe superare un certo ammontare ragionevolmente alto. I principali obiettivi della politica occupazionale per funzionare dovrebbero essere integrati con un piccolo numero di sotto-obiettivi relativi all'occupazione strutturale, ad esempio la disoccupazione di lunga durata ed il divario occupazionale tra i lavoratori nazionali e quelli provenienti dall'estero.
Il controllo degli obiettivi numerici dovrebbe essere accompagnato insomma da ulteriori analisi multidimensionali degli sviluppi del mercato del lavoro: per garantire che i tentativi di raggiungere gli obiettivi numerici non distorcano le azioni di politica economica. Tali analisi periodiche potrebbero essere compiute sia dal Ministero dell’Economia che dall’Istat, che già conduce ampie analisi del mercato del lavoro. Tutte le economie avanzate dovranno far fronte ai problemi del mercato del lavoro e del debito pubblico dopo la crisi del Covid-19. Gli obiettivi numerici per l'occupazione potranno quindi avere un ruolo importante da ricoprire in molti Paesi. Possono aiutare a bilanciare gli obiettivi di bilancio, riducendo il rischio che gli sforzi di risanamento implichino politiche eccessivamente restrittive con pesanti ricadute sull’occupazione. Nel contempo, potrebbero sostenere questi sforzi anche rafforzando gli incentivi per le riforme che potrebbero aumentare l'occupazione strutturale. Dovrebbero essere semplici in modo che siano facilmente comprensibili dai media e dai cittadini. Questo richiede però che gli obiettivi siano ben definiti e trasparenti in modo tale che il loro raggiungimento sia verificabile. Ma dovrebbero anche essere adeguati in modo da aiutare a raggiungere gli obiettivi finali costituiti dall’aumento dei redditi e dei consumi nell'economia, dal rafforzamento delle finanze pubbliche, e dall’inserimento di più persone nel mondo del lavoro perché il lavoro è la “chiave essenziale” di tutta la questione sociale e perché contribuisce ad aumentare la coesione sociale.
Sfortunatamente, nella scelta degli obiettivi c'è quasi sempre un conflitto tra semplicità e verificabilità da un lato ed adeguatezza dall'altro. Un ragionevole equilibrio tra questi requisiti è cruciale per la legittimità di un obiettivo, che a sua volta è una precondizione affinché sorgano costi reputazionali nel caso l'obiettivo venisse mancato dal Governo.
Marco Boleo