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31/07/2020
Il Recovery Fund e l’Italia che verrà
il lavoro da fare in Italia sarà gravoso ed ancora tutto da principiare

Il Parlamento italiano ha approvato il terzo scostamento di bilancio da 25 miliardi di euro per il decreto di agosto che si vanno ad aggiungere ai 20 mld del "cura Italia" ed ai 55 mld del decreto "rilancio". In totale sono 100 miliardi di euro di maggiore deficit pubblico. Ai quali va aggiunto il deficit approvato prima dello scoppio della pandemia. Insomma per il 2020 si avrà un deficit intorno all'11% del Pil.

Un livello mai raggiunto dalla prima metà degli anni '90 del secolo scorso. Sul piano contabile nessun problema con l’Europa visto che la Commissione Europea ha fatto saltare il tetto del 3% del rapporto tra deficit e Pil. La resa dei conti però avverrà dopo. Quando la pandemia sarà alle nostre spalle, infatti, e dovremo far crescere l'economia italiana senza la possibilità di fare deficit superiori al 3% (e possibilmente iniziando a ripagare i debiti contratti), i nodi verranno al pettine. Questo perché i 100 mld derivanti dallo scostamento di bilancio sono poca cosa, visto che i moltiplicatori della spesa pubblica sono minori di 1 (la spesa produce una crescita del Pil inferiore rispetto al suo ammontare) ed i pochi mesi che restano da qui alla fine dell’anno saranno insufficienti per sostenere l’attività̀ economica in caduta libera. In proposito lo sono (0,5-0,7) quelli della spesa corrente della Pubblica Amministrazione (e della detassazione), sulla quale hanno fatto affidamento sia il Governo Conte I che il Conte II (ammortizzatori sociali, sussidi, trasferimenti...). Occorrerebbe fare di più ed il più rapidamente possibile. Decisivi risultano essere gli investimenti pubblici che hanno un moltiplicatore maggiore di 1.

Gli errori del governo giallorosso presieduto da Conte sono stati marchiani e più d’uno: oltre a sostenere scarsamente ed in ritardo la domanda aggregata (consumi delle famiglie ed investimenti delle imprese), non ha ancora messo nero su bianco un programma di spesa pubblica in conto capitale: scandito secondo priorità e sulla base di una sacrosanta analisi costi-benefici che consente di individuare in anticipo la bontà degli interventi. Avrebbe potuto attivare sin da subito gli investimenti nella sanità (c’è in proposito un programma del Governo da 32 mld di euro), ricorrendo al MES per il finanziamento a tassi agevolati, ma sono più di tre mesi che se ne discute senza raggiungere un accordo all’interno della maggioranza.

Che ne sarà dell’Italia alla luce di queste considerazioni? Nel prossimo anno dopo una caduta del Pil vicina al 10% ci sarà un rimbalzo della crescita economica dovuta all’effetto dato dalla riapertura delle attività produttive chiuse per fronteggiare l’epidemia da Covid-19 nel 2020. Nel 2022, invece, quasi sicuramente ci sarà una crescita trainata dai fondi europei del Recovery Fund che per quel periodo dovrebbero essere a pieno regime nel loro utilizzo. Ma a partire dal 2023 arriveranno i ricordati nodi al pettine visto che bisognerà rientrare dagli scostamenti di bilancio (11 sul Pil) raggiunti per fronteggiare l’emergenza del Covid-19 ed i fondi europei progressivamente andranno a ridursi. In siffatto contesto di rientro finanziario del deficit, o l’Italia sarà in grado di crescere senza aiuti, e questo lo potrà fare unicamente con le riforme dal lato dell’offerta che concorderà con la Commissione Europea o ci saranno problemi di instabilità finanziaria.

Pertanto, sacrosanti i passi in avanti compiuti dall’Unione Europea ed il Recovery Fund messo in campo, ma il lavoro da fare in Italia sarà gravoso ed ancora tutto da principiare. Da ora alla fine dell’anno la Commissione Europea emanerà le linee guida e valuterà i progetti presentati. Il prefinanziamento pari al 10% sarà erogato nel 2021. I piani dovranno riguardare: 1) la ripresa economica e la resilienza; 2) il clima. Non saranno finanziabili i cavalli di battaglia del Governo giallorosso e di quello precedente: riduzione delle tasse, reddito di cittadinanza e quota 100 per il pensionamento. A nostro avviso il Governo potrebbe iniziare dalla messa in sicurezza del territorio divenuto un colabrodo; dalla difesa dell’ambiente e dalla promozione dell’economia “verde”; dalle infrastrutture produttive, fisiche e immateriali; dal potenziamento dell’istruzione e della ricerca; dall’efficienza della pubblica amministrazione e dalla qualità dei suoi servizi, solo per restare ad alcuni suggerimenti. Non dimenticando altresì la modernizzazione dell’ordinamento giuridico dell’economia e l’aumento della produttività delle imprese attraverso la concorrenza.

Marco Boleo
 




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