Non si ferma il su e giù di Wall Street, che comunque ha una tendenza ribassista, infatti i momenti giù finora sono molto più incisivi dei momenti su. E’ l’altalena impazzita che rincorre, con molta frenesia, ogni notizia che arriva sui monitor delle agenzie, con oscillazioni che provocano il mal di mare.
Dai sinistri ricordi del 1987 e del 1929, si osserva, che il 2008 (la crisi della liquidità) comincia ad essere in secondo piano nelle comparazioni possibili rispetto alla situazione attuale. Il 1987 è il paragone giusto per la velocità di caduta, mentre il 1929 metteva in gioco il progresso economico del futuro.
Gli altri indici inseguono quelli americani, spesso con grossi gap dovuti al fuso orario, ognuno interpretando l’input che viene dall’America col filtro della situazione virale che si trova a combattere ciascun Paese, i cui dati che ogni giorno misurano lo sviluppo del contagio nel mondo, certificano che lo sviluppo del virus non è affatto omogeneo. Ora la crisi è diversa. Aziende che chiudono, persone che perdono il lavoro. A migliaia per ora, a milioni molto presto: economia ferma, interi settori in caduta libera.
Purtroppo, ad oggi, le curve dei contagi tendono a svilupparsi tutte secondo un modello esponenziale che si appiattisce e poi regredisce solo un paio di settimane dopo che le misure di contrasto arrivano all’isolamento totale dei focolai. La rapidità nel prendere la decisione di creare ampie zone rosse e la capacità di far rispettare le regole stringenti di “distanziamento sociale” fanno la differenza tra i singoli Stati nella guerra al virus. Se guardiamo le curve del virus risulta evidente che la Cina, che per prima ha affrontato il contagio, è ormai in dirittura d’arrivo, avendo messo sotto controllo i contagi da alcuni giorni e potrebbe procedere ad allentare le misure di isolamento. Molto bravi sono stati altri Paesi asiatici, confinanti o molto vicini alla Cina, che hanno agito con determinazione e sono addirittura riusciti a impedire l’iniziale tendenza. Possiamo dire che la rapidità dei governi, l’organizzazione sanitaria e la disciplina del popolo sono state le armi vincenti.
Armi che, purtroppo, il mondo occidentale, presuntuoso ed individualista, non ha messo in campo con rapidità, a causa dell’inettitudine dei governanti, delle precarie condizioni dei servizi sanitari pubblici (male organizzati in USA e nei paesi dell’Europa orientale, indeboliti in Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna ed Italia da anni alle prese coi tagli alle spese mediche) e dalla incerta coscienza civica dei soliti “furbetti”, difficili da fermare. Il risultato è che ora l’Europa è diventata l’epicentro della pandemia dopo aver perso settimane di tempo prezioso prima di convincersi ad attuare le misure adottate per primo dal nostro Paese, non per virtù, ma per necessità con il grosso focolaio in Lombardia.
Ora in Europa, dopo che studi epidemiologici hanno ribadito che in assenza di “lockdown” generalizzato, il numero dei morti si sarebbe contato a milioni, tutti sanno che cosa debbono fare, cioè imitare l’Italia, tardare significa che raggiungeranno il picco dei contagi e delle morti quotidiane più tardi e con numeri molto maggiori rispetto a quelli che avrà avuto il nostro Paese quando raggiungerà, speriamo tra pochi giorni, il più che desiderato punto di svolta. Siamo nel pieno di un paradosso della storia, dopo aver chiuso fuori dall’occidente migliaia di migranti disperati, che non ci chiedevano altro che un rifugio contro la guerra e la fame, disposti a lavorare per noi, ora le chiudiamo in ritardo al nemico microscopico ed invisibile che è già fra noi e, questo sì, ci vuole morti. Intanto, ora che i governanti hanno scoperto il virus, ed ora che le misure sanitarie ci regaleranno mesi di isolamento, che è ancora difficile stimare, è partito il primo esperimento globale di “Helicopter Money”.
Mentre i governi si attardavano a decidere fino a quale numero consentire gli assembramenti di persone, le Banche Centrali hanno sparato le loro ultime cartucce. Parecchie la FED, che ha aggiunto ulteriore liquidità da usare per acquisti di “commercial paper”, cioè crediti a breve emessi dalle imprese (misura già attuata durante la crisi del 2008).
La BCE ci ha già fatto sapere che ha poche armi a disposizione e saranno usate soprattutto per comprare corporate bond europei ad alto rating, cioè obbligazioni emesse soprattutto dalle grandi multinazionali francesi. Il fatto che Lagarde sia francese è puramente casuale. O no? Ieri perciò la palla è passata ai governi, dopo che la Von der Leyen ha sospeso il patto di stabilità europeo e persino il totem del 3%, da non superare nel rapporto deficit/PIL, mentre il G7 in videoconferenza è terminato con la dichiarazione finale che verrà fatto “Whatever is necessary” (non vi ricorda nulla questa frase?) per aiutare l’economia globale.
E alloraaaaaaa!!! (direbbe così Mara Maionchi). Subito partono annunci a gogò di bonus per la popolazione relegata al confino in casa e per le imprese che rischiano di fallire. I 25 miliardi stanziati dal Governo Conte nel decreto “Cura Italia” sono sembrati spiccioli di fronte al piano da 200 miliardi della Spagna, uno da 45 miliardi e nazionalizzazioni facili della Francia. La Germania, che credeva di aver stupito con il suo piano da 550 miliardi dei giorni scorsi, ha subito detto che forse sarà ampliato. La Gran Bretagna, indietro con le misure di contenimento, si è mostrata molto avanti negli stimoli economici: circa 350 mld di sterline tra prestiti alle imprese e bonus ai cittadini.
Ma ancora una volta è stato Trump a esagerare, annunciando la preparazione di un bazooka fiscale da 1.000 miliardi di dollari ed è tornato ottimista, promettendo che tutto si risolverà prima del previsto, ovviamente in tempo per ricevere alle elezioni presidenziali la gratitudine degli americani.
Tutto questo ben di Dio è bastato a suscitare nuovamente un po’ di entusiasmo, che ha consentito agli indici europei di portare a casa un rimbalzino che in tempi normali sarebbe un’enormità, ma ora è semplicemente il recupero di meno della metà di quel che aveva perso il giorno prima.
C’è comunque troppa incertezza sui tempi di uscita dall’emergenza, sul conto che l’economia globale dovrà pagare e sull’effetto che l’Helicopter money potrà avere. Anche perché l’effetto certo della combinazione tra aumento dei debiti pubblici e diminuzione del PIL porterà per tutti all’esplosione del rapporto Debito/PIL. Non è un caso che i rendimenti sul titolo sovrano decennale ieri siano saliti non solo in Italia, ma anche in Germania.
Ma fino a quando la volatilità non scenderà, il rischio di continuazione del ribasso fermerà i compratori e il recupero non sarà agevole, poiché l'investitore non sa cosa succederà, è evidente che non può investire facendo una scelta mirata ed oculata sui propri risparmi, perché non ha una misura né del rischio e tantomeno del rendimento atteso.
Gilberto Minghetti