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24/03/2020
Verso il rinvio delle elezioni di primavera
Il Coronavirus mette in crisi anche la democrazia

Con tutta probabilità slitteranno le elezioni regionali che dovevano tenersi nel maggio 2020, a causa dell'epidemia del coronavirus. L’idea era già nell'aria, ed era stata rafforzata dalla decisione di rinviare il referendum sul taglio dei parlamentari, già annunciata nei giorni scorsi. Adesso una bozza provvisoria prevede il rinvio del voto per le elezioni comunali, che saranno indette in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2020, e anche delle regionali.

Quindi, cari lettori, se tutto venisse confermato, il mandato delle giunte regionali in scadenza verrebbe prorogato di tre mesi rispetto alla durata prevista fino ad ora dalla legge. La misura serve a garantire continuità fino a quando l'emergenza coronavirus non sarà superata: è ritenuto da più parti troppo pericoloso, infatti, andare al voto e rischiare di sconvolgere l'assetto delle regioni proprio in questo momento, con nuove giunte che dovrebbero avere il tempo di organizzarsi prima di diventare completamente operative. Disperdendo anche preziose energie durante le campagne elettorali.

Nel dettaglio, l’ipotesi della presidenza del Consiglio, interverrebbe sul mandato "degli organi elettivi regionali" che scadono entro il 31 luglio 2020, prorogandolo di tre mesi visto il rischio sanitario. Le Regioni che sarebbero dovute andare al voto in primavera sono sette: Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Valle D'Aosta. Le elezioni dei consigli comunali, oltre 1000 comuni tra cui quindici capoluoghi di provincia e quattro di regione, sono invece fissate "in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2020".

Termini più lunghi anche per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: il termine entro quale è indetto "è fissato in duecentoquaranta giorni dalla comunicazione dell'ordinanza che lo ha ammesso", rispetto alla forbice tra i 50 e i 70 previsti. Il referendum verrebbe indetto, secondo la bozza, entro il 19 settembre e una nota tecnica del ministero per i Rapporti con il Parlamento spiega che la l'ultima data utile sarebbe quindi il 22 novembre 2020.

Da fonti di Palazzo Chigi sembra che nessuna decisione è stata ancora deliberata dal Governo e che qualsiasi scelta sarà assunta solo dopo avere consultato le forza politiche di maggioranza e di opposizione, nonché coinvolgendo le stesse regioni, nel pieno rispetto delle loro prerogative costituzionali.

I partiti di opposizione tuonano che avrebbero voluto una condivisione delle scelte prima delle indiscrezioni: "non eravamo stati informati delle variazioni dei calendari e delle nuove date" spiegano. Fratelli d'Italia ha chiesto di "evitare forzature" che rischiano di mettere a repentaglio la Nazione sull'emergenza sanitaria. Anche Forza Italia è seccata per non essere stato consultata, anche se concorda con la decisione. "Conte non ha detto nulla durante il tavolo che c'è stato alla presenza di Tajani, Salvini e Meloni". Anche la Lega si dimostra spiaciuta per la mancata comunicazione, soprattutto perché, spiega il carroccio, Salvini aveva dimostrato collaborazione in questa fase. 

Insomma, cari amici, il coronavirus oltre ad essere un’emergenza sanitaria che sta sfociando in una vera e propria ecatombe per l’economia si sta rivelando anche il peggior nemico della democrazia, già perché non permetterà agli italiani di andar al voto in primavera. Comunque questa iattura risulta un ancora di salvataggio per il Governo, il quale prima della pandemia era in stato comatoso.

I tempi per stabilire i rinvii, comunque, non sono strettissimi, si parla di almeno qualche giorno. Da dire anche che il referendum costituzionale se svolto in autunno avrebbe come effetto quello di "blindare" la legislatura fino ai primi del 2021. Un altro anno di questo Governo…

Luca Cappelli




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