PRIMO PIANO
27/01/2020
Partiamo dal territorio per rilanciare la rappresentanza
Editoriale del presidente Carlo Costalli in anteprima dal prossimo numero di Traguardi Sociali

Viviamo in un tempo in cui ci troviamo a dover affrontare un problema che ci preoccupa molto: quello della crisi della democrazia, cioè della rappresentanza e della partecipazione. Siamo di fronte ad una personalizzazione e verticalizzazione delle istituzioni che tendono ad allontanarsi dalla rappresentazione degli interessi collettivi e dalla necessaria capacità di interpretare le ricche articolazioni territoriali e sociali che caratterizzano il nostro Paese.

Nel nostro tempo chi decide non partecipa e chi partecipa non decide. La rappresentanza ha un senso, oggi, se ritorna alla sua origine di risposta ai bisogni concreti; ha un senso oggi, ed un’importanza strategica, per tutta la società se aiuta a costruire ponti laddove c'è diffidenza reciproca e disinteresse, che poi portano all’astensione dal voto ed al disinteresse alla “cosa pubblica”; ha un senso se riesce soprattutto a rappresentare veramente il territorio, le comunità locali. Rinnovare la rappresentanza superando gli schemi autoreferenziali, le lotte intestine e le chiusure degli ultimi anni - che l’hanno portata ad essere identificata come un elemento di conservazione più che di rinnovamento - è anche una nostra priorità.

Noi riteniamo che proprio a partire dal territorio sia possibile un rilancio, una ripresa di attenzione ed un dinamismo di capacità di autogoverno e di rappresentanza reale nelle istituzioni locali.

La crisi politica, che si protrae ormai da lungo tempo, ha prodotto una sfiducia nel sistema istituzionale, incrementata anche dal cambio repentino di maggioranza l’estate scorsa con un susseguirsi infinito di polemiche. A livello locale si assiste ad una diffusa difficoltà di governo e ad un declino della moralità pubblica con la conseguente perdita del senso di dedizione verso il bene comune. Nel contempo è cresciuta l’area delle povertà rilevata sia sulla base dei tradizionali parametri statistici, sia rispetto al presentarsi di nuovi disagi. Tutto questo non produce effetti solo nell’ordine politico, contribuisce anche alla degenerazione dei comportamenti sociali. Si esaspera una visione individualista dell’essere nella società che produce fenomeni divisivi e conflittuali. Il disimpegno e la mancata partecipazione politica e comunitaria, l’espansione di comportamenti basati esclusivamente sul tornaconto individuale, l’affievolirsi del ruolo dei corpi intermedi, la perdita del senso civico stanno producendo lo spaesamento di un’intera Nazione. Ed anche un astensionismo sempre più crescente e un ampliamento dell’area dei non rappresentati che non può essere il web a colmare.

L’utopia di una sistema “disintermediato” condanna le persone a dover contare unicamente sulle proprie forze: una strategia sbagliata e senza futuro. Così come la “dote populista”, le posizioni radicali accolte da una parte di cittadini quando non chiedono soluzioni, ma emozioni; quando chiedono performance e non programmi; sintonie istintive più che progetti. La notorietà al posto della fama, la celebrità prima ancora della stima.

Le logiche centraliste si contrastano ponendo la persona al centro delle istituzioni che, altrimenti, diventano assolutiste. Lo spazio istituzionale più idoneo a cui la persona e i corpi intermedi possono accedere è quello che ha segnato alcuni fondamentali momenti di crescita della storia italiana: la realtà municipale che rappresenta anche una caratteristica identitaria dell’Italia.

In occasione delle elezioni locali il MCL ritiene sia possibile, sulla base della Dottrina Sociale della Chiesa, indicare esigenze, contenuti e idee per sostenere, proprio da quel livello di base, la ricostruzione della rappresentanza attraverso un contributo anche formativo, ma non solo, che si svilupperà pure nella Conferenza Nazionale degli Enti Locali che si terrà a fine febbraio. Lo ha già fatto, lo farà con più forza in futuro. Non si tratta di una discesa in campo per sostenere una o un’altra formazione politica, ma di assumersi la responsabilità di lavorare per rompere il perenne tentativo di isolare il ruolo dei cattolici dall’impegno pubblico. Si tratta di non far passare inascoltato l’appello rivolto da Papa Francesco durante il Convegno ecclesiale di Firenze: “i credenti sono cittadini” invitati a “dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico” poiché questa costituisce “una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune”. Non si può assistere a questa decomposizione sociale senza sentirsi chiamati in causa per un impegno che tenti, nel concreto, di indicare e percorrere una strada ricostruttiva.

Sul territorio soprattutto negli ultimi venti anni, verificata la debolezza dei partiti, sono nati migliaia di tentativi civici: una realtà a cui i cattolici, memori del municipalismo sturziano, non possono non guardare con interesse. In questa fase - e la politica si fa nelle “condizioni date”, magari con l’ambizione di modificarle - mettere in rete tutte queste esperienze positive, anche superando la logica degli attuali schieramenti, potrebbe essere il laboratorio per la nascita di un “civismo nazionale”, capace di essere innervatore di un vero riformismo: e poi si vedrà!

Carlo Costalli

Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet