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19/09/2019
Il boomerang della BCE
Una politica monetaria ultra-espansiva causa quella che Markus Brunnermeier, nella sua Lezione Baffi in Banca d’Italia, ha chiamato ‘dominanza fiscale’

Nel precedente articolo ci interrogavamo sulle scelte di politica monetaria che avrebbero compiuto nei prossimi mesi i Banchieri centrali di Usa ed Eurozona. Le alternative erano sostanzialmente due: continuare una politica monetaria espansiva (utilizzo del bazooka) o tentare una normalizzazione della stessa (utilizzo del cannone ad acqua) riportando i tassi d’interesse in campo positivo. Mario Draghi come è noto nel consiglio direttivo del 12 settembre scorso ha deciso di utilizzare di nuovo il bazooka,  annunciando un'ampia gamma di misure di politica monetaria. I proiettili utilizzati questa volta includono: la riduzione del tasso d’interesse sui depositi bancari, l'introduzione di misure per meglio distinguere tra i vari tassi di interesse per le banche e il riavvio del programma di acquisto di attività finanziarie. Mario Draghi ed il suo consiglio direttivo (col dissenso dei Governatori di Francia, Germania, Austria e Olanda) hanno ritenuto, infatti, che siano necessarie al momento misure politiche eccezionali, date le preoccupazioni circa le prospettive di inflazione nell'Eurozona. Noi, invece, questa volta ci sentiamo di dissentire sulle scelte di Super Mario. Visto che il bazooka potrebbe trasformarsi in un boomerang. Questo ampio pacchetto di misure, in particolare il riavvio del Programma di Acquisto delle Attività, infatti, è sproporzionato rispetto alle attuali condizioni economiche dell’Eurozona e vi sono validi motivi per dubitare della sua efficacia.

In proposito l'economia sta funzionando a pieno regime, i salari sono in aumento e le condizioni di finanziamento per i consumatori, le imprese e i governi sono altamente accomodanti e non ostacolano l’offerta di credito, i consumi o gli investimenti. Nelle parole di Milton Friedman, grande studioso della politica monetaria, l’acqua c’è (la liquidità) ma il cavallo (il settore economico) non vuole bere o beve poco inutile quindi aumentare la liquidità. Nel frattempo, però vi sono crescenti segnali di scarsità di attività finanziarie a basso rischio, prezzi distorti nei mercati finanziari e comportamenti eccessivi di ricerca del rischio nel mercato immobiliare (in parole povere il gonfiarsi di bolle speculative). Riguardo all’obiettivo non raggiunto del target dell’inflazione, il rallentamento economico significa solo che è inevitabile che ci vorrà più tempo prima che la BCE raggiunga il suo obiettivo di inflazione intorno al 2%. Ma questo non significa che: 1) questo obiettivo sia completamente fuori portata; 2) esista il rischio di deflazione, come ai tempi del  ‘whatever it takes’; e 3) vi siano segnali che anticipino una recessione in tutta l'Eurozona. L'unica osservazione che si può fare, a nostro avviso, è che le prospettive di inflazione sono in ritardo rispetto all'obiettivo che si era prefisso la BCE. Tutto ciò può essere preoccupante, ma non significa affatto che il riavvio di un intervento di vasta portata come è il Programma di Acquisto delle Attività possa essere lo strumento appropriato.

Quello che, a nostro avviso, non hanno valutato bene a Francoforte sul Meno sono alcuni degli effetti collaterali che la politica del bazooka produce e che potrebbero trasformarlo in un boomerang. Nel bugiardino delle politiche monetarie ultra-espansive andrebbero evidenziati meglio due effetti indesiderati della cura: i) la perdita di credibilità della politica monetaria nella gestione dell’inflazione dovuta agli effetti asimmetrici su di essa di una espansione e di una stretta monetaria; ii) i tassi d’interesse bassi e la politica del bazooka non incentivano chi è indebitato, ed in special modo i Governi, a riequilibrare i propri conti. Una politica monetaria ultra-espansiva causa quella che Markus Brunnermeier, nella sua Lezione Baffi in Banca d’Italia, ha chiamato ‘dominanza fiscale’: ovvero la necessità di finanziamento dei deficit pubblici determina la quantità di moneta creata con buona pace dell’autonomia della Banca Centrale rispetto alle autorità fiscali. Qualche mese fa ci eravamo persuasi che Mario Draghi oltre alle chiavi della torre di Francoforte avrebbe lasciato nelle mani di Christine Lagarde anche le direttive sulla futura politica monetaria. Ma alla luce di quanto accaduto con la riattivazione del bazooka sembra che avverrà il contrario. La linea della Lagarde ha condizionato quella di fine mandato di Mario Draghi.

Marco Boleo

 

 

 




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