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17/09/2019
La sfida dei corpi intermedi al nuovo potere
Senza corpi intermedi liberi, cioè le realtà naturali ed associative, non c’è politica, non c’è rappresentanza, non c’è democrazia partecipata

La nascita del governo Conti bis è stata accompagnata da una durissima contestazione da parte delle opposizioni.  In particolare Fratelli d’Italia e Lega  hanno inscenato una manifestazione con migliaia di persone che hanno “circondato” il Palamento, con grida : “Traditori, Vergogna, Poltrone”.  Anche in aula si sono ripetuti gli scontri in una atmosfera cruenta, come poche volte si è visto nella recente storia parlamentare.

Ma le manifestazioni di piazza e il linguaggio durissimo rischiano di distrarre dal cogliere il significato e la portata di questa svolta politica che, certamente, presenta nei suoi principali protagonisti aspetti di “trasformismo acrobatico” denunciato, tra i pochi, dall’intelligente e non allineato Ferruccio De Bortoli.

Qualche considerazione più approfondita va fatta. C’è indubbiamente una operazione di potere, ma che si  presenta sorretta da una logica di  “primato” su tutto il resto.   La rappresentanza, in questa visione,  passa in secondo ordine in quanto si annulla quel carattere di responsività, cioè di riscontro con l’elettorato , che  deve permanere anche nelle  assemblee di una  democrazia rappresentativa. Il governo,  con la sua maggioranza numerica,  non può, cioè, essere  svincolato da coerenza programmatica  e dalla  sintonia con il consenso  del Paese. Questa attenzione è sempre doverosa da parte   della forze politiche e dei parlamentari  che, non a caso, rappresentano la Nazione,   pena l’isolarsi in una logica di “palazzo”.  Il potere, del resto, diviene pernicioso nella misura in cui si sia  disposti a tutto  pur di non perderlo.

 Si è detto che i parlamentari dei 5 stelle ed i renziani del Pd si siano schierati per la continuità della legislatura temendo un loro drastico ridimensionamento, quasi a dimostrare che i gruppi parlamentari, in quanto tali, siano stati i protagonisti del rifiuto ad andare a elezioni anticipate. Questa constatazione, che già registra   un ulteriore decadimento politico della composizione delle assemblee parlamentari, tuttavia, non fa luce   sulla evoluzione delle forze politiche che hanno composto il nuovo governo e che è   alla base della strategia continuista della legislatura.  

L’entrata in sintonia di 5 stelle e PD presenta caratteri più rilevanti e meno contingenti di quanto non si creda. Da un lato la sinistra , prosegue la sua “rivoluzione laicista”  nella direzione della costruzione di una egemonia, condivisa con le sollecitazioni neoilluministe,  volta alla dissacrazione   della  società italiana (vedi le ultime dichiarazioni di Zingaretti a favore dell’eutanasia) che, sotto tali  colpi,  va perdendo il suo carattere naturalmente cristiano, come ha brillantemente analizzato di recente Domenico Delle Foglie; dall’altro  i 5 stelle vanno dimensionando il loro afflato anti establishment in un individualismo dissacratore della rappresentanza (sovranismo, democrazia diretta,  etero direzione del movimento ).

 La “decomposizione” del carattere identitario e rappresentativo della società e del sistema politico italiano avviene, quindi, per iniziativa di due fronti che si indirizzano in una sintesi che li accomuna. Augusto Del Noce nel suo profetico libro sul “Suicidio della rivoluzione” paragona l’opera “dissacratoria” dell’“intellettuale organico “, trasformato in “funzionario dell’industria culturale”,  all’azione efficace dell’ “esperto aziendale”.

Non a caso Goffredo Bettini assegna a questa svolta governativa di 5 Stelle e PD il compito alto di “mischiare i loro rispettivi  elettorati”, a seguito del confondersi della spinta egemonica  della sinistra,  con  l’azione distruttiva della rappresentanza da parte della forza politica guidata dalla Casaleggio e dalla piattaforma Rousseau.

La necessità, quindi , è quella di contrapporre a questa evoluzione, una azione politica ben radicata su efficaci  principi orientativi. A Senigallia, nelle intense giornate del tradizionale seminario formativo del  MCL,  Carlo Costalli  ha indicato nella valorizzazione dei “corpi intermedi” l’antidoto ad una politica sotto il segno del populismo e della tecnocrazia laicista.

In sostanza senza corpi intermedi liberi, cioè le realtà naturali ed associative,  non c’è politica,  non c’è rappresentanza,    non c’è democrazia partecipata. Il declassamento del loro ruolo ha queste conseguenze.   Essi sono, invece,  la barriera  che impedisce il realizzarsi , con l’egemonia culturale e politica, di un autoritarismo pur nella permanenza formale  delle istituzioni democratiche o di quella uniformità sociale, definita con efficacia “folla solitaria”,  frutto del consumismo  e del declino del liberalismo.

Oggi per il “potere”,  c’è forte  la tentazione di  sbarazzarsi della rappresentanza  e delle sue intermediazioni. Lo rilevava già nel 1996 lo storico e politologo Domenico Fisichella. 

Il MCL da diversi anni ha intravisto come la questione della rappresentanza sia alla base della stessa difficoltà di governo e indicò in un Convegno, come essa possa iniziare a ricostruirsi partendo dagli enti locali, ove il civismo lenisce la crisi delle forze politiche e, di conseguenza, le istituzioni sono più in sintonia con i cittadini.

In vista della iniziativa, uscita da Senigallia,  volta al coordinamento delle realtà associative che si riconoscono nel popolarismo, il MCL,   prossimamente,  darà vita ad una assemblea di enti locali,  per indicare al paese reale che non vota o non si sente rappresentato,   la possibilità di avere voce nelle istituzioni per una difesa della democrazia, per porre come  essenziali le questioni della famiglia,  del lavoro, dello sviluppo, della solidarietà,   della permanenza, cioè,  di valori di orientamento in una società, che è diventata rancorosa ed egoista, ma che invece,   come ha detto Costalli , deve riavere al centro l’interesse generale ed il bene comune.  

Pietro Giubilo

 

 

 

 

 

 




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