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02/08/2019
La piattaforma Rousseau dovrebbe governarci tutti?
Le “piccole”-grandi insidie del Movimento 5 Stelle

In questa calda estate italiana la politica continua a tenere alta l’attenzione su di sè anche alle porte di quello che si preannuncia un infuocato agosto.

C’è quindi da scommetterci a tenere banco anche sotto l’ombrellone saranno gli animi agitati del Governo giallo-verde: dalla Tav alla via della seta, dai vaccini alla castrazione chimica, dai rifiuti alle autonomie regionali, insomma, ogni argomento diventa spinoso per il Governo del cambiamento.

Realtà o finzione che siano i battibecchi sono all’ordine del giorno e distolgono comunque l’attenzione dalle criticità che questo governo non sembra in grado di saper affrontare.

Ma non solo allontanano le attenzioni anche da proposte più o meno insidiose che Lega e Movimento 5 stelle (soprattutto questi ultimi) hanno nel loro dna.

Nel dibattito pubblico, soprattutto a causa del Movimento 5 stelle, si sta imponendo il modello della democrazia diretta in cui i cittadini esercitano direttamente il potere legislativo senza intermediazione – come alternativa alla democrazia rappresentativa.

Lo hanno ribadito solo qualche tempo fa Davide Casaleggio, controllore della piattaforma del M5S e capo ombra del Movimento, quando ha detto che il parlamento potrebbe non servire più, e Beppe Grillo, che ha proposto di estrarre a sorte i componenti di una Camera.

Da questo punto di vista è significativo che per la prima volta nella storia della Repubblica, il Parlamento abbia approvato, alla fine dello scorso dicembre, la legge di bilancio senza averla quasi discussa ed emendata. Anche questo episodio è stato considerato sintomo di democrazia diretta.

La presentazione di un maxi-emendamento di circa 270 pagine ha imposto ai deputati una scelta binaria: votare quello che il Governo proponeva oppure respingerlo.

Finora i due modelli di democrazia e di partecipazione politica si integravano: da una parte, le elezioni, che generano le istituzioni della democrazia rappresentativa come il Parlamento, il Governo, il Presidente della Repubblica, le istituzioni e gli enti locali, formate dal Consiglio regionale, la Giunta e dall’altra, alcuni strumenti di democrazia diretta che per la Costituzione si esercita attraverso la petizione, l’iniziativa legislativa popolare, il referendum abrogativo, i referendum tipici delle Regioni e degli enti locali e il referendum confermativo costituzionale.

È stata la prassi a dimostrare che non è possibile che tutti decidano tutto, sia per mancanza di competenze sia per mancanza di tempo per esprimere un voto informato responsabile e ponderato.

Cosa capiterebbe se si congelassero i poteri di un Parlamento e si portasse la popolazione a decidere direttamente su temi sensibili legati alla bioetica, ai vaccini, al fine vita ecc., o in generale su tutti quei temi che richiedono una mediazione politica?

È la storia ad insegnarlo: quando si elimina la rappresentanza o la mediazione politica, i cittadini vengono strumentalizzati come uno specchietto per le allodole.

È nell’Europa del novecento che si è alimentato l’impulso a forme di democrazia diretta. dalla rivoluzione bolscevica, attraverso i soviet che davano spazio ai cittadini e agli operai.

Le forme di democrazia diretta che ispirano i legislatori di oggi sono quelle nate dai movimenti del sessantotto, soprattutto in California, il primo Paese che ha utilizzato la rete per attuare tale modello.

Dietro il sipario della democrazia diretta si cela una regia che al contrario di quanto si pensa, non è nelle mani dei cittadini, ma di gruppi ben organizzati come partiti, movimenti, comitati o fondazioni, che spesso sono satelliti della politica.

Essi rimangono in un centro di comando nascosto piuttosto che esporsi pubblicamente. La libertà del cittadino viene messa davanti ad un’alternativa secca tra un si ed un no su un questo ben studiato: o si accetta o si rifiuta tertium non datur.

Quindi la democrazia consisterebbe nel venire guidati da una gestione occulta con una formula che non lascia spazio a accordi, mediazioni o compromessi su questioni anche di primaria importanza.

Le dinamiche della democrazia diretta portano alla moltiplicazione delle lobby, che spingono all’approvazione di leggi che tutelino interessi particolari, finanziandone sia la campagna per la raccolta firme sia la campagna per l’approvazione, insomma il trionfo delle minoranze organizzate ovvero delle elites e non la loro distruzione come si vuol far credere. In questi ultimi mesi è approdata in Parlamento la modifica della Costituzione attraverso la proposta del ministro Fraccaro, per introdurre il «referendum propositivo», considerato dalla dottrina costituzionalistica una «iniziativa legislativa popolare indiretta». Se a livello teorico si potrebbe dire nihil sub sole novum, all’atto pratico si stanno creando le condizioni per una contrapposizione fra volontà popolare e Parlamento.

Secondo il progetto originario del ministro del M5S sarebbe bastato un gruppo di elettori riuniti in un comitato elettorale per presentare una proposta di legge in parlamento da approvare entro diciotto mesi, oppure per votare la legge attraverso un referendum, insomma, una vera follia. Il parlamento sta prendendo in considerazione alcuni limiti di inammissibilità, per impedire che le proposte di legge siano contro l’Ordinamento nazionale ed internazionale. Si, è vero, il nostro sistema politico vive un momento non brillante e sintomo principale della malattia è sicuramente l’impasse nel quale è bloccato un numero considerevole di leggi ma la soluzione non è sicuramente quella di far travolgere il Parlamento dallo tsunami della democrazia diretta che corre in rete. Senza alcun dubbio, l’introduzione di strumenti di democrazia partecipativa dovrebbe prevedere una base propositiva e costruttiva per qualsiasi tipo di iniziativa popolare altrimenti gli scenari a cui andremo incontro potrebbero essere davvero cupi. Tenere alto il livello di attenzione è l’unica cosa che possiamo fare, in fondo il Movimento 5 stelle, oltre che mostrare i limiti dell’inesperienza dei suoi rappresentanti politici inizia a mostrare i tratti più nebulosi dei propri scopi.

Fausta Tinari

 




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