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18/07/2019
Crescita dell’occupazione: luci e ombre
Non si sono manifestate dinamiche macroeconomiche di un certo rilievo ma solo piccoli e lenti aggiustamenti ed alcuni paradossi statistico-economici

I dati positivi di Maggio nel mercato del lavoro italiano, sono stati accolti con compiacimento dagli esponenti del governo gialloverde e non poteva essere altrimenti. Visto che la discesa del tasso di disoccupazione per la prima volta dal 2012 sotto la soglia psicologica del 10% e l’aumento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro che tocca la quota record del 59% sono variazioni positive che mancavano da tempo nel nostro paese. Ora però c’è da chiedersi se questi dati rappresentino un’inversione di tendenza o un paradosso statistico ed è quello che faremo in questa nota. Cercheremo insomma di capire quali sono le ragioni di questo aumento dell’occupazione (le luci) e quali potrebbero essere le criticità di siffatta dinamica (le ombre). In proposito diciamo subito che non si sono manifestate dinamiche macroeconomiche di un certo rilievo ma solo piccoli e lenti aggiustamenti ed alcuni paradossi statistico-economici. Dove il più evidente è stato quello di una riduzione del tasso di disoccupazione in presenza di un ristagno nella crescita del Pil. Pertanto possiamo dire che la diminuzione della disoccupazione è legata ad altri fattori che cercheremo di analizzare. Attualmente se siamo in presenza di una domanda aggregata (consumi + investimenti) stagnante ma un numero di occupati che aumenta potremmo avere i seguenti due “fatti stilizzati” che potrebbero spiegare una siffatta dinamica. Il primo è che in presenza di una rigidità dell’offerta aggregata, ovvero nella capacità produttiva di un sistema economico nel suo complesso dovremmo osservare un trade-off (uno scambio) di breve periodo tra monte salari e profitti totali e quindi con gli occupati in aumento ci sarà gioco forza una diminuzione dei profitti.

Il secondo, invece, è che con una costanza del Pil ed un contemporaneo aumento degli occupati a farne le spese è la produttività che diminuisce: per farla semplice più occupati producono la stessa quantità di Pil. Questi sono i fatti stilizzati che potrebbero spiegare l’aumento dell’occupazione con Pil stagnante. Ora non ci resta che osservare i dati statistici e vedere se li confermano. L’Istat nei giorni scorsi ha pubblicato le statistiche trimestrali e questo agevola il nostro compito. Secondo l’Istituto di Statistica la quota dei profitti delle imprese non finanziarie è scesa toccando il livello più basso degli ultimi 7 anni. Primo fatto stilizzato confermato. E la produttività? In questo caso pur non essendoci dati aggiornati sappiamo che la produttività sono più di 20 anni che non cresce nel nostro paese. Ma questo non può bastare. Per confermare la nostra ipotesi dobbiamo far ricorso ad un'altra variabile importante per lo studio del funzionamento del mercato del lavoro: i salari reali. Visto che l’andamento dell’occupazione dipende dell’andamento di questi ultimi. Pertanto una diminuzione del salario reale fa aumentare la domanda di lavoro da parte delle imprese, facendo così diminuire la disoccupazione. E questo è quello che è avvenuto. I salari nominali, infatti, negli ultimi anni sono rimasti al palo mentre l’inflazione è aumentata e questo ha reso l’andamento dei salari reali negativo. Riassumendo la diminuzione della disoccupazione è dipesa dalla compressione dei profitti e dalla diminuzione dei salari reali. Durerà la discesa della disoccupazione?  Chiaramente no. In presenza di un calo dei profitti e di una produttività stagnante, infatti le imprese prima o poi potrebbero iniziare a licenziare. Per evitare ciò vale la pena ricordarlo il Governo gialloverde dovrebbe mettere in campo delle ricette che abbiamo ricordato più volte su questo sito. Volte a ridurre il carico fiscale sul lavoro e sugli investimenti, a sostenere la formazione, la ricerca e la crescita dimensionale delle nostre imprese. Unitamente alla semplificazione burocratica ed all’incentivazione della concorrenza e della stabilità economico-finanziaria. Lavorando su una prospettiva di medio-lungo periodo. Solo in questo modo cercando di modificare la struttura dell’economia si potranno consolidare i dati sull’occupazione e sulla partecipazione al mercato del lavoro.

Marco Boleo

 

 




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