PRIMO PIANO
16/07/2019
Sistema giudiziario, in calo la fiducia degli italiani
Il 67 per cento degli italiani consultati ritiene che il sistema giudiziario vada cambiato in modo profondo

Un recente sondaggio sugli italiani ed il sistema giudiziario ha rivelato che abbiamo una percezione non positiva della operatività della giustizia.

Cari lettori c’è poca fiducia nel nostro sistema giudiziario: il livello di affidamento che i cittadini mostrano nei confronti del sistema giudiziario italiano è pressoché limitato. Infatti 1/3 dichiara di riporre un certo grado di fiducia mentre quasi la metà appare poco propensa a considerare questa opzione, un settimo non nutre alcuna fiducia. I nodi aperti sono la scarsa efficacia del sistema con tutti i vari gradi di giudizio, prescrizione, iter processuale e le leggi scritte male che rendono difficile il funzionamento dei tribunali. Inoltre a peggiorare il tutto c’è il ruolo della politica che ostacola la magistratura e la cattiva organizzazione dei tribunali. Amici sembra un incubo.

Pensate che alla domanda: quanta fiducia ha nella giustizia italiana? Ben il 61 per cento risponde poca o nessuna. Per il 43 per cento una riforma della giustizia è urgente, per un altro 41 per cento è importante, ma come altre riforme. Il 67 per cento degli italiani consultati ritiene che il sistema giudiziario vada cambiato in modo profondo. Il 69 per cento è convinto che alcuni settori della magistratura perseguano degli obiettivi politici. Avete capito bene??

Per non parlare poi delle intercettazioni. Per il 74 per cento sono uno strumento utile per le indagini. E vanno usate ogni volta che i magistrati lo ritengano opportuno. Per il 70 per cento si può anche sacrificare la privacy, ove fosse utile a scoprire della illegalità. Per il 60 per cento comportano un’intrusione nella sfera della libertà personale, e vanno utilizzate solo quando strettamente necessario. Per il 71 per cento degli intervistati bisognerebbe limitare la pubblicazione solo a quando strettamente pertinente alle indagini. Per il 50 per cento invece andrebbe vietate del tutto la pubblicazione. Solo il 25 per cento è favorevole a una pubblicazione senza limiti.

Poi c’è il nodo che riguarda le toghe in politica. Infatti la maggioranza degli italiani intervistati non ritiene opportuno che un magistrato possa candidarsi alle elezioni politiche e il 62 che terminato il mandato elettorale torni a svolgere l’attività giurisdizionale. Il 54 per cento pensa che la carcerazione preventiva sia una misura da utilizzare solo in pochi casi e selezionati. Probabilmente però l’aspetto più interessante della rilevazione è l’opinione che gli italiani si sono fatti del lavoro giornalistico. Recentemente il Corriere della Sera, parlando della rilevazione, titola Giudici, un italiano su due non si fida”. È vero, è così: sono numeri molto diversi da quelli dei tempi di Mani pulite quando Antonio Di Pietro aveva la fiducia dell’83 per cento degli italiani. D’accordo. Ma il sondaggio mette in evidenza che anche il lavoro dei media è guardato con sospetto: per il 48 per cento i giornalisti dovrebbero valutare le conseguenze delle notizie su persone o fatti sui quali la magistratura non ha ancora concluso le indagini; e per il 30 non dovrebbero in nessun modo rendere pubbliche queste notizie. Per il 68 per cento degli intervistati è dannoso il rapporto che si sviluppa tra alcuni magistrati e alcuni giornalisti.

Ora si capisce bene a chi è in mano in Italia il vero potere mica al governo, parlamento, o alle democratiche elezioni. Vedete cari amici io non ho una grandissima stima per la Lega però se pensate a quello che ha fatto poco tempo fa Luigi Patronaggio, il quale si è sostituito al governo consentendo lo sbarco dalla Sea Watch, nonostante lo stop del ministero. Allora mi viene da pensare che la toga conferisce poteri praticamente assoluti.

Quello che vediamo quasi ogni giorno è lapalissiano, sembra che giudici e magistrati non applichino le leggi e le disposizioni dello Stato. Sembra che essi abbiano il potere di rimodularle con la maschera della “reinterpretazione”, ma storicamente fanno sempre la stessa operazione: decidere al posto di chi è stato regolarmente eletto.

Nell’etica come nell’immigrazione. Sulla prima materia si segnala quale eccezione solo la recente sentenza della Cassazione, che nega la liceità della maternità surrogata in Italia ma riconosce una genitorialità omosessuale, totalmente assente nelle leggi italiane. Per il resto riconoscimenti di figli nati all’estero e approvazione di unioni tra persone dello stesso sesso ben prima della legge Cirinnà. Siamo quasi alla farsa.

Per quanto riguarda l’immigrazione i magistrati italiani esercitano il proprio dominio da più di 15 anni. A suo tempo ignorando le disposizioni della Bossi – Fini, divenuta futile nel giro di pochi anni se non addirittura mesi, poi fregandosene altamente del reato di immigrazione clandestina introdotto dall’ultimo governo a nome Berlusconi.

Alla fine del mese scorso i giudici italiani hanno disposto che tutti i clandestini possono considerarsi rifugiati fino a prova contraria, e qualche settimana fa perfino che un falso rifugiato possa restare in Italia.

Allora mi viene spontanea una domanda: il governo italiano è inutile?

A quanto pare sì. Almeno, stando alla storia degli ultimi 20 anni. Questo a meno che non si decida a promulgare leggi già generate ad hoc dalla magistratura.

Aveva proprio ragione Alexis De Tocqueville il quale asseriva che non c’è peggiore tirannia di quella dei giudici, specialmente se il Premier è ignorante…

Luca Cappelli

 

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet