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15/07/2019
Matteo fa il Giulio
Salvini sa perfettamente che le accuse che gli muovono sono difficili da provare e quand'anche fossero provate non sortirebbero effetto politico.

Tutti a dare consigli a Salvini. E lui, giustamente, fa di testa sua. Come fece Matteo Renzi. Del resto, si sa, un capitano è un capitano e, nel caso, affonda con la nave. Il problema per i vari Zanda e Zingaretti è che Salvini non sembra proprio affondare. Il Russiagate lo travolge e non lo sfiora. Lui urla che non tirerà a campare e intanto campa. Andreottianamente fa passare 'a nuttata. Matteo fa il Giulio. E come il Divo punta all'immortalità (politica). Con scorno dei suoi avversari, lo scandalo non sembra scalfire il consenso della base elettorale salviniana, che è più ampia di quella leghista, così come non l'aveva scalfito quello dei 49 milioni. Quando Enrico Letta dichiara che per la prima volta un ministro è accusato di far comunella con una potenza straniera dice il falso e dice l'inutile. La voce dell'ex premier rappresenta quella del Paese che non vota e non voterà mai Salvini: il Paese dei moderati con un reddito che dipende dal settore pubblico, garantito da decenni di politiche di centrosinistra, che si contrappone a quello dei moderati che ricavano il loro reddito dal settore privato, i quali vedono nel "fascistello" milanese il fustigatore del Fisco. A torto, ma lo vedono così. 

Enrico Letta, dunque, rappresenta il centrosinistra che ha una storia, ottime entrature internazionali ed economiche ma pochi voti. Matteo Salvini continua ad essere la feccia - secondo quella parte della nostra classe politica che non ha mai preso una metropolitana in vita sua e non è mai entrata in un discount - ma viaggia intorno al 40 per cento. E come Andreotti tira a campare perché non gli capiterà più di governare con un alleato debole come il M5S. Ogni giorno è prezioso, altro che staccare la spina: i pentastellati sono zombie politici ed è meglio ibernarli anziché vedere i loro voti andare chissà dove.

Inoltre, Salvini sa perfettamente che le accuse che gli muovono sono difficili da provare e quand'anche fossero provate non sortirebbero effetto politico. Basti ricordare che la Lega è stata inchiodata giudiziariamente ai 49 milioni senza pagare alcun dazio, sul piano elettorale.

Nel Russiagate, a perdere terreno è solo il Pd: sparare a salve fa male a qualunque partito politico e sollevare la questione morale è sicuramente un bel gesto ma non porta voti in un Paese prigioniero delle paure e della disillusione. Serve un altro passo, non qualche intervista concessa da un salotto parigino e nella quale il giovane Letta pontifica sull'amor patrio dimenticando che la Democrazia Cristiana ha intrattenuto rapporti opachi con gli Stati Uniti e con l'Olp. Quanto ai governi sostenuti dal partito di Letta, che è stato anche il nostro partito e del quale non disconosciamo nulla, basterà ricordare che per decenni i ministri del PRI hanno rappresentato in questo Paese gli interessi di una potenza straniera, quella americana: Ugo La Malfa fu sempre l'uomo di Washington in seno ai governi italiani e il fatto che gli Usa fossero alleati atlantici non rende meno grave che nei governi italiani operasse una quinta colonna più attenta agli interessi altrui che a quelli nazionali; interessi poco inclini al compromesso, come sarebbe poi emerso con il caso Sigonella e soprattutto con gli strascichi che quell'evento ebbe nella vicenda politica e umana di Bettino Craxi. 

Quindi Salvini fa bene a tirare a campare, imitando Andreotti. Fa male, molto male, il Pd a intestarsi la politica del PRI, a lasciare sguarnito il fronte degli interessi popolari per presidiare la rappresentanza delle classi dirigenti decotte di questo Paese. Non sorprende che il professor Letta, uomo di raffinate letture e pochi voti, accarezzi il sogno di essere il nuovo La Malfa, ma è ormai chiaro che Salvini si batte sul terreno della proposta politica e che il Pd - come Forza Italia - continua ad esservi assente. Con conseguenze potenzialmente disastrose. Se, come pare, Salvini scollinerà il Russiagate il partito di Zingaretti avrà sparato l'ennesima pallottola spuntata, Forza Italia sarà fagocitata dalla Lega e il governo continuerà a veleggiare senza produrre risultati economici apprezzabili. A quel punto, il Pd dovrà ripescare Renzi ma potrebbe essere dissanguato a sinistra da una nuova formazione politica realmente socialista, che nei prossimi anni non potrà non nascere in Italia come in Europa, sempre che non si voglia consegnare il disagio dei ceti medi impoveriti ai populismi di destra. In altre parole, i riformisti incapaci sono i veri alleati di Salvini, non Putin. Caro Pd, torna a fare politica e magari dicci qualcosa di sinistra. (Lo stesso discorso, cambiando verso politico, potrebbe valere per i forzisti, ma dubitiamo che esistano ancora).

Stefano Giordano

 




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