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12/06/2019
I minibot e la moneta filosofale
a nostro avviso andrebbe messa immediatamente la parola fine su questa proposta

Nella disinformazione generale, nella Camera dei Deputati è stata votata all'unanimità il 28 maggio scorso una mozione (a prima firma Simone Baldelli di Forza Italia) che impegna il governo all'emissione di titoli di Stato di piccolo taglio coi quali pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. Cosa propone in buona sostanza siffatta mozione? Dall'ultima versione disponibile possiamo leggere: "...valutando di assumere iniziative per l’ampliamento delle fattispecie ammesse alla compensazione tra crediti e debiti della pubblica amministrazione, oltre che la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio...". Per ora resta pertanto una mera mozione d’impegno. Una semplice richiesta del parlamento al Governo. Ma ovviamente sarà poi il governo a decidere come portarla avanti.

Finora i casi di emissione di moneta fiscale da parte di un governo nella storia sono stati rarissimi: i più famosi restano senza dubbio quello degli “assegnati” durante la rivoluzione francese e quello dei MEFO durante la Repubblica di Weimar. Il che non è certo una garanzia di successo per come è andata a finire nei due casi. Ma di questo non ci occuperemo. Interpellato nel merito il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, a margine di un suo intervento al Festival dell'Economia di Trento, ha affermato che “i minibot sono sempre debito, [e che] non è di certo una soluzione al problema del nostro debito pubblico”. Aggiungendo che “bisogna evitare che con proposte che possono cercare di risolvere percezioni di problemi si mettano in moto percezioni che facciano salire il costo del debito perché c'è più sfiducia”. “Per un po' - aveva premesso il Governatore - stiamo ancora godendo dei tassi bassi passati” ma “se questi tassi restano al livello attuale, il debito tende a crescere invece che a ridursi perché il costo del debito supera il tasso di crescita dell'economia”.

Mentre il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, facendo proprie le preoccupazioni di Visco, s’è subito affrettato a chiarire che nel suo Dicastero: “non sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo” se non quelle di titoli di Stato. Ma di cosa trattasi. L'emissione di minibot equivale senza alcun dubbio ad emissione di nuova moneta: un'eventualità che contrasta col Trattato di Funzionamento dell'Unione Europea essendo una violazione certa e gravissima del regolamento sull'emissione di strumenti monetari. Con quali conseguenze? Le problematiche legate alla loro emissione sono molteplici. Di seguito ne abbiamo riassunte alcune. La principale è che i minibot non hanno corso legale. Pertanto ammesso che lo strumento venga accettato dal creditore, quest’ultimo è a conoscenza del fatto che l'unico strumento di pagamento riconosciuto sono le monete divisionarie e le banconote. L'emissione di minibot poi è una passività per lo Stato e quindi debito pubblico aggiuntivo. Non proprio una manna per la gestione del nostro debito pubblico che necessita solo quest'anno di almeno 390 miliardi di nuove emissioni. Un segnale di incapacità di onorare gli impegni e inaffidabilità che si dà ai mercati. Sono altresì titoli di debito che pagano gli interessi ma con lo spread che volteggia intorno a quota 300 non è certo una scelta opportuna. Non dimenticando che una volta acquisiti per saldare i conti con la Pubblica Amministrazione potranno essere spesi solo per pagare le tasse. Quindi la PA emetterebbe carta, pagherebbe interessi su carta e poi reincasserebbe carta. Una partita di giro bella e buona. I detentori di siffatti minibot poi devono tenere ben in mente che una volta emesso un simile strumento lo Stato potrà sempre annullarlo, lasciando il creditore con in mano un pezzo di carta equivalente a cartastraccia. A mo’ di conclusione.

Mettendo da parte tutte le controindicazioni che abbiamo solo accennato: non è emettendo nuovi strumenti monetari, la moneta filosofale, che si risolvono i problemi strutturali di una nazione. La creazione di moneta, infatti, non ha effetto alcuno sulle dinamiche strutturali di una economia: produttività, demografia e innovazione tecnologica per citarne solo tre. Finora la proposta sembra accantonata ma malgrado ciò all’interno del governo s’è generata una spaccatura. Da un lato il Ministro Giovanni Tria ed il Presidente Giuseppe Conte sono contrari mentre dall’altro Luigi Di Maio e Matteo Salvini sembrano possibilisti. A nostro avviso andrebbe messa immediatamente la parola fine su questa proposta. Ma come qualche attento commentatore ha scritto i politici al governo la starebbero utilizzando come una sorta di cavallo di Troia per uscire dall’euro. Speriamo che si sbagli.

Marco Boleo
 




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