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22/05/2019
Imprudente illusione sovranista
Salvini ha scelto di legarsi, mani e piedi, ad una alternativa sovranista, tuttavia minoritaria, che non sarebbe in grado di governare.

Le cronache raccontano di “un Salvini per nulla incendiario, in versione quasi ecumenica” al comizio di Milano insieme ai rappresentanti dei partiti sovranisti giunti da tutta Europa. Così ha scritto il Corriere della Sera, il cui proprietario forse non osserva con entusiasmo la proposta di legge grillina sul conflitto di interessi.

In verità, se si va oltre l’accorto  formalismo linguistico che il leder leghista ha adoperato per evitare un aggravio di polemiche e, forse, per non allertare  troppo gli elettori  moderati, la linea politica di Salvini è quanto di più estremo si possa proporre nei confronti dell’Europa.

Con l’”adunata” di domenica 18, rinunciando a lasciarsi sedurre dal sommesso invito berlusconiano ad essere un “sovranista illuminato”, Salvini ha deciso di presentarsi come il leader di questo improbabile fronte politico. E’ andato oltre la sintonia occasionale, per assumere la responsabilità di guidare baldanzosamente una serie di partiti la cui unica costante comune è la difesa dell’interesse nazionale oltre e contro qualsiasi forma di integrazione europea. Del resto in queste forze politiche neppure lontanamente si presentano elementi che possano farle apparire sostenitrici di una  “Europa delle Patrie” di gollista memoria, ma solo un mediocre  scimmiottamento di un patriottismo incapace di esercitare una attrazione complessiva.  

Questo cosa vuol dire? Collocandosi tutti sulla stessa linea, non vi saranno tra essi distinzioni di carattere strategico; in altre parole, Salvini ha scelto di legarsi, mani e piedi, ad una alternativa sovranista, tuttavia minoritaria, che non sarebbe in grado di governare, neppure se un giorno riuscisse a presentarsi come il fronte europeo – non certo una “famiglia” -  di maggior consenso. Le Pen in Francia docet.

I gesti e la coreografia complessiva visti a Milano, come espressione della sostanza politica di questo nuovo fronte,   costituiscono  la forma della politica sovranista.  L’auspicio della necessità di una Europa come soggetto politico e di un Parlamento europeo con prerogative di iniziativa legislativa, come proposto dal Presidente  Tajani, comportano, di conseguenza, che  lo spazio rappresentativo sovranista è destinato ad essere di  permanente  opposizione.   Beneficando, peraltro,  indirettamente, una sinistra decadente senza appeal sociale. 

La coreografia salviniana merita, poi, altre riflessioni.

 Il radicamento dell’Europa  nella esperienza cristiana  ha avuto modo di esprimersi non nella ostentazione dei simboli del culto , ma in una costruzione fondata su solidi principi  orientativi della politica. La solidarietà tra le nazioni, una visione sussidiaria del potere, l’assunzione di programmi sociali per sostenere i più deboli, una politica  comune per difendere pace e sicurezza, un limes occidentale coerente con sistemi democratici rappresentativi,  hanno connotato da sempre, pur senza una compiuta realizzazione,  la proposta europeista del popolarismo europeo, lontano da qualsiasi “scudo” di carattere religioso. Alla politica di ispirazione cristiana sono sufficienti i riferimenti di diritto naturale e della dottrina sociale senza dover mettere in campo immagini ed espressioni dirette della “fede”.  Non pretendiamo certo che il leader leghista comprenda la distinzione tra “natura” e “grazia” per avere quella consapevolezza che gli eviterebbe di assumere posizioni integraliste, peraltro scadenti.

Vi è poi un elemento di politica internazionale che merita un chiarimento.  La vicenda della crisi apertasi in Austria a seguito di una oscura vicenda – probabilmente organizzata da servizi segreti -  che ha visto il vice cancelliere Strache cadere nella “trappola” di un incontro nel quale si sarebbero poste le basi per uno scambio di favori e di affari con la Russia, evidenzia due aspetti che allontanano, a cominciare da Vienna,  la possibilità di una collaborazione tra Ppe ed estrema destra.  Il primo riguarda la questione della politica europea verso Mosca che richiede prioritariamente, al di là dell’interesse geopolitico contrario di Washington, il raggiungimento della garanzia di una stabile condizione di sicurezza per i paesi dell’Est  che hanno sofferto nella storia l’invadenza russa. Il secondo è rappresentato dall’inadeguatezza , oltre alla fragilità,  che caratterizza la classe politica della destra estrema. Lo “scandalo” che ha coinvolto il  leader del Fpo potrebbe, poi,  costituire   un “avvertimento” anche verso altri esponenti politici.

Le elezioni di domenica e le successive mosse politiche dei partiti a cominciare dalle rappresentanze parlamentari,  sono chiamate a riordinare il filo  della politica europea. Saranno passaggi decisivi per quella che la geopolitica chiama l’”Hearthland”, cioè “il cuore della terra”, sul quale restano appese le speranze di tutti coloro che non intendono rinunciare ad un futuro europeo. La scelta del voto alle rappresentanze nazionali del Ppe è d’obbligo.

Pietro Giubilo

 




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