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17/01/2019
Liberi e forti
Oggi più che mai nel deserto lasciato dal crollo delle vecchie ideologie abbiamo bisogno di un partito di programma nell’accezione sturziana

“A tutti gli uomini liberi e forti in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria senza pregiudizi nè preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di Giustizia di Libertà”.

Con  queste parole Luigi Sturzo il 18 gennaio 1919 fondava le basi del Partito Popolare che avrebbe pochi mesi dopo ottenuto il suo primo congresso proprio Bologna chiamando a raccolta tutte le migliori energie disponibili in campo cattolico intorno ad un programma politico di grande respiro innovativo.

Lo  storico appello e la tensione che lo animava come si possono rileggere oggi dopo una vicenda politica che ha visto il partito di Sturzo rinascere dalla tragedia delle dittature fasciste della guerra e diventare programmista della ricostruzione Democratico in Italia? Che senso ha richiamare il rispetto ai problemi da affrontare e alle scelte da compiere in una situazione tanto diversa?

Noi pensiamo che in una fase come quella recente in cui il declino della politica, la crisi d'identità dei partiti, il distacco dei cittadini dalle istituzioni rimettono in discussione lo stesso sistema Democratico, sia più che mai necessario di trovare una bussola sicura per ricomporre le coordinate che danno valore al nostro impegno politico.

Dobbiamo fare tesoro dello straordinario patrimonio di idee, di esperienze, di testimonianze, accumulato nel corso di questi anni perché un partito senza memoria storica è un partito anche senza futuro, ripiegato nella gestione degli esiti.

Per questo il messaggio Sturziano ci interpella ancora. Il  momento è altrettanto grave richiede che nuovamente si uniscono e mobilitino i liberi e forti,  tutti coloro che sentono altri il dovere di cooperare il rilancio di un partito autenticamente popolare, espressivo delle realtà sociale locali, capace di rappresentare in un progetto politico adeguato alle attese della gente. Malgrado  i progressi realizzati infatti gli ideali di Giustizia di Libertà, vanno sostenuti nella loro interezza di fronte a nuovi squilibri, diseguaglianze, emarginazione e, incompiuto il resto ancora il passaggio dallo stato accentratore tendente al limitare regolare ogni potere organico e ogni attività civica ed eventuale ad uno stato veramente Popolare che riconosca i limiti della sua attività e quindi più ampi spazi di autonomia la società civile,

Penso che sia utile richiamare alcune lucide intuizioni di Luigi Sturzo, quello veramente critico nei confronti della partitocrazia che nel 1959 alla vigilia della morte denunciava con parole preveggenti definendo “la partecipazione degli apparati dei partiti negli affari dello Stato, nell'amministrazione della cosa pubblica, nella legislazione parlamentare come corpo che decide senza responsabilità, lasciando al governo al parlamento nient'altro che l'esecuzione delle formalità legali”, ma anche dello Sturzo che polemizzando sulle degenerazioni del sistema, rivendicava la natura sostanzialmente diversa del Partito Popolare da Lui fondato all'indomani della Prima Guerra mondiale. In  estrema sintesi qual è l'originalità e l’attualità seppure nel mutato contesto storico del modello Sturziano di partito nel congiungere alla motivazione ideale della politica e senza tuttavia pretese totalizzanti, perché l'assoluto non può invocarsi nella relatività della vita con la capacità di elaborare e di sintesi problematica nel cui ambito la concessione interclassista ha mostrato tutta la sua superiorità sull’analisi marxista.

Oggi più che mai nel deserto lasciato dal crollo delle vecchie ideologie abbiamo bisogno di un partito di programma nell’accezione sturziana e non pragmatica del termine, per il quale cioè il programma rappresenta una realtà e come tale vivente e si evolve, si specifica, crea attorno a sé la battaglia come teoria e come pratica: un programma che nasca non da puri schemi mentali con l'ordine del giorno, ma attraverso opere costruttrici e sforzi pratici per l’attuazione della realtà.

Nella fase finale di esplorazione di strade nuove in cui si rivela la genialità dell'inclusione sturziana, di una originale mediazione culturale e politica delle forze cristianamente ispirate anticipando i temi che saranno sviluppati dal Concilio. Ed è qui che risiede tutta l’attualità del partito laico e di programma immaginato da Luigi Sturzo in un'epoca in cui il tramonto delle ideologie ottocentesche era ancora lontano e forse neppure immaginabile. sta a noi correre l’affascinante avventura di un ritorno al nostro passato per costruire l'avvenire.

È  proprio quello che c'è bisogno oggi più che mai nel deserto lasciato dal crollo delle vecchie ideologie un partito di questo tipo nel quale conti non la ricchezza dei contenuti personali anziché la logica delle nomenklature ed  abbiano voce in capitolo gli elettori e le realtà sociali, ove  prevalga sul modello centralistico quello delle autonomie regionali e locali.

Infine la raccomandazione della chiamata al voto che riguarda sempre un aspetto particolare della vita politica e sociale del paese: dare un significativo particolare al presidio elettorale che una volta conquistato ci stimola a percorrere coraggiosamente questa strada.

Gilberto Minghetti

 

 




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