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20/09/2018
L'evoluzione del mercato del lavoro
uno studio del World Economic Forum prevede in cinque anni la creazione di ben 133 milioni di nuove posizioni lavorative, a fronte dell’automazione di 75 milioni di mansioni

Entro sette anni, nel lontano 2025, i robot svolgeranno più di metà dei lavori attualmente esistenti, eppure, si pensa, che nessuno rimarrà disoccupato. A rassicurare il mercato (?) sono le proiezioni raccolte in uno studio del World Economic Forum che prevede in cinque anni la creazione di ben 133 milioni di nuove posizioni lavorative, a fronte dell’automazione di 75 milioni di mansioni. Un saldo netto, insomma, di 58 milioni di nuovi posti, più specializzati, a patto però che gli Stati investano (finalmente) nella formazione dei lavoratori.

L’evoluzione del mercato del lavoro porterà così con sé una grande espansione dei ruoli legati all’information technology. I più richiesti, secondo le proiezioni, saranno gli esperti di analisi dei dati e gli scienziati, seguiti da esperti in intelligenza artificiale e manager gestionali. A seguire ci saranno gli sviluppatori di software ed i professionisti dei settori vendite e marketing.

A scomparire invece saranno 75 milioni di posti di lavoro, a partire dagli addetti all’inserimento manuale dei dati in sistemi informatici e a chi svolge compiti amministrativi come, non lo diciamo ai consulenti del lavoro e a chi lavora negli uffici del personale, la gestione delle buste paga e dei libri contabili. Mansioni che si ritengono di facile apprendimento per le macchine che, in un contesto di scalabilità dei costi, più lavorano e meno costano. 

In termini poi di ore di lavoro, oggi il rapporto uomo-macchina è di 71 a 29. Ovvero, solo il 29 per cento del lavoro complessivo è, ad oggi, svolto da robot, mentre il 71 per cento è ancora in mano a esseri umani. Ma secondo le previsioni presentate nei giorni scorsi, entro il 2025 questa proporzione cambierà sensibilmente e ben il 52 per cento delle ore di lavoro saranno svolte da sistemi automatizzati. 

In questo quadro, insomma, il dibattito tutto italiano su articolo 18, jobsact renziano e #decretodignità giallo-verde sembra qualcosa che appartiene, con il massimo rispetto, alla storia. Le sfide del presente, e del futuro, stanno altrove. Questo presume, però, un ripensamento complessivo in una società fondamentalmente fordista nell’immaginare i tempi, e gli spazi, della vita e delle città.

Tutto questo, sicuramente, provoca, e continuerà a farlo, paure, anche irrazionali, nelle persone specialmente quelle piu’ deboli ed a rischio di esclusione sociale. Alla politica spetta la necessità di confrontarcisi e governarle senza cavalcarle ma, allo stesso tempo, ignorarle ritenendole irragionevoli ed immotivate.

Perché la coesione sociale regga servirà, probabilmente, ad esempio, affiancare alla strategia fabbrica 4.0 quella welfare 4.0.

Giancamillo Palmerini




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