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12/07/2018
L'alba per l’Europa e per l’Italia è possibile
Si è riunito a Roma il consiglio di amministrazione della Fondazione Italiana Europa Popolare

L’Europa deve essere soprattutto un’Unione di valori, un’Unione di uomini e donne, non può essere solo attore economico ma deve veicolare un progetto sociale in cui la solidarietà e la creatività sono essenziali.

Si è aperto così il consiglio di amministrazione della Fondazione Italiana Europa Popolare riunito a Roma la settimana scorsa, come tema principale oltre all’Europa ovviamente anche un’analisi della situazione politica nel nostro Paese.

Un incontro di riflessione e progettazione, ricchissimo di contenuti.

Per l’Europa inizia una road map che ha come primo orizzonte le elezioni europee di maggio 2019, ma che soprattutto dovrebbe includere un ripensamento profondo e graduale di se stessa tornando forse a trarre ispirazione dal suo archetipo originale quello pensato dai suoi padri fondatori (intendiamoci bene: Adenauer, Schuman e de Gasperi)

Non c’è alcun dubbio. La Fondazione vuole stare in Europa, l’Europa è il nostro presente ma soprattutto il nostro futuro. Un’Unione che vogliamo ripensare, programmare e contribuire a costruire e a far diventare la nostra casa. Perché purtroppo L’Europa come è oggi non va. Vogliamo un’Europa florida, unita, e protagonista sulla scena mondiale. Forse l’Europa ancora “non è” ma si “può fare” soprattutto se si torna sulla strada smarrita, al progetto iniziale dei Padri fondatori, un progetto illuminato perché basato su valori e radici comuni in grado di superare muri, ostacoli e ripiegamenti nazionali. Un’Europa capace di far sentire ognuno di noi a casa propria, un’unione capace di giovare ad ogni Stato membro, l’unione della solidarietà e della coesione.

Per le antiche civiltà che si affacciavano sulle spiagge orientali del Mediterraneo, la parola "Europa" indicava "la terra delle tenebre": la designazione non era solo geografica, ma morale A un certo punto, la "terra delle tenebre" è diventata per i popoli punto di riferimento luminoso: il luogo da cui si è irradiata la novità cristiana.

È sulle basi del cristianesimo che si può rilanciare un’idea di Europa che torni a dare risposte, che torni ad essere Europa dei popoli.

È almeno dal 2008 che l’Unione vive, al suo interno, una crisi senza precedenti. Una crisi politica, con la Brexit. Una crisi finanziaria, a cui l’eurozona si sta sottraendo lentamente, dopo quasi un decennio di ristagno delle attività, e con alcuni Paesi ancora in recessione. Una crisi sociale, con gran parte della gioventù, in molti Paesi, disoccupata o sottoccupata. Una crisi di identità e di valori, con un crescente sentimento contrario all’integrazione, di nazionalismo escludente e di xenofobia, che mette in discussione l’insieme dei valori proclamati dai Trattati comunitari e che respinge le istituzioni dell’Ue.

Oggi l’Europa si trova di fronte a un bivio importante: la scelta sembra essere tra un’unità più stretta capace di coinvolgere un maggior numero di popoli e nazioni e una battuta d’arresto che potrebbe portare al naufragio del progetto europeo o alla identificazione di tale progetto con una sola parte del Continente. In breve costruire sui contenuti o naufragare?

La casa comune europea o nasce su nuove basi o non nasce; l’unione monetaria ha la sua importanza e un suo significato ma da sola non basta.

La sfida sembra essere tornare con fedeltà creativa a quelle origini cristiane che hanno segnato positivamente la storia europea, per arrivare ad un’UE che persegua un futuro di prosperità e uguaglianza per tutti i cittadini europei; un’Unione coesa che promuova lo sviluppo delle nostre economie in modo da produrre una convergenza sociale ed economica tra gli Stati membri.

Questa è l’Europa che vogliamo, e per giungere a questo risultato continueremo ad accendere il dibattito e a tener viva l’attenzione su questi temi.

Profonda è stata anche la riflessione sul nostro Paese.

Inutile trincerarsi dietro pregiudizi ideologici, è necessario prendere coscienza del voto espresso dal popolo italiano il 4 marzo scorso e andare avanti nel dibattito politico.

Sicuramente una piccolissima riflessione sull’avanzata dei populismi e dei nazionalismi si può fare ma solo alla luce di un’utilità futura.

Sarebbe troppo ingenuo pensare che i nazionalismi e i populismi siano una sorta di parafulmini su cui si scarica la rabbia della società.

Sicuramente all’affermazione di questi movimenti hanno contribuito i tempi eccezionalmente difficili che stiamo vivendo: la crisi finanziaria, e i suoi effetti drammatici sull’occupazione e sui bilanci, e la crisi climatica, insomma, un periodo di ansia, d’incertezza e di mancanza di fiducia, ma la maggior responsabilità va sicuramente alle istituzioni che non hanno saputo dare al momento opportuno segnali di maturità e responsabilità.

Era importante al momento opportuno dare dei segnali, ad esempio una lotta alle disuguaglianze sociali mediante la redistribuzione dei redditi e del potere, ripensare delle forme di partito e, più in generale, la partecipazione democratica a tutti i livelli per renderla una cultura, e molto altro ancora invece di perdersi dietro a scaramucce quotidiane e provvedimenti volti a raccogliere consensi a breve termine.

Ora occorre pensare alle necessità del Paese con grande senso di responsabilità, ed è facendo appello alla concretezza e alla serietà che da sempre ci contraddistinguono che crediamo possibile una collaborazione con la lega laddove i valori lo consentano, ma rimarchiamo una distanza convinta dalle posizioni leghiste.

Ricordiamo che alla fine del secondo conflitto mondiale è stata la cultura popolarista a fare da argine ai populismi e ai nazionalismi che avevano portato l’Europa verso il baratro, e per noi il popolarismo rimane il faro anche nella politica di oggi.

In tema europeo rimane la speranza che i nazionalismi possono sì avere simpatia l’uno per l’altro ma raramente le reciproche agende tendono a coincidere.

Noi continueremo dritti sulla nostra strada con grande responsabilità e disposti a una collaborazione utile all’Italia perché in fondo una via di uscita c’è sempre o per citare Snoopy “era una notte buia e tempestosa”. Ma poi arriva sempre l’alba.

 

Fausta Tinari




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