Aldo Romeo Luigi Moro, figlio di un ispettore scolastico e di una maestra elementare, nacque a Maglie (LE) il 23 settembre 1916. Terminati gli studi classici entra a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Nel 1938 consegue la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Bari e nel 1941 ottiene la docenza di filosofia del diritto e di politica coloniale, nella stessa Università. Era il settembre del 1942, quando, Aldo Moro, Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti e Paolo Emilio Taviani, esponenti della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, decidono di incontrarsi, clandestinamente, con Alcide De Gasperi, Mario Scelba, Attilio Piccioni, Giovanni Gronchi, provenienti dal disciolto Partito Popolare Italiano e Giulio Andreotti, dell'Azione Cattolica. Gli incontri si susseguono fino a che, il 19 marzo 1943, a Roma, vedeva la luce il documento redatto da Alcide De Gasperi, "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana", considerato l'atto di fondazione ufficiale della Democrazia Cristiana. Nel 1945, Aldo Moro sposa Eleonora Chiavarelli e da lei ottenne quattro figli. L’anno successivo, essendo stato uno dei fondatori della DC, fu eletto rappresentante del partito all'Assemblea Costituente e, poco dopo, entrerà a far parte della Commissione dei Settantacinque, preposta a redigere il testo costituzionale. Alle elezioni dell'aprile 1948, Aldo Moro viene eletto alla Camera e fino al 1959 ricopre alcuni incarichi governativi fra i più importanti come quello di sottosegretario agli esteri, quinto governo De Gasperi. Nel 1955, primo governo Segni, è ministro di Grazia e Giustizia e, due anni dopo, della Pubblica Istruzione, con il governo Zoli. In questo periodo, Moro introduce nelle scuole elementari e medie la materia d’insegnamento “Educazione Civica”. Alla fine degli anni Cinquanta comprende che la stagione del centrismo è terminata e quindi occorre spostare a sinistra la politica del governo per dare al paese le riforme di cui ha bisogno.
Accordatosi con Fanfani, intraprende un percorso difficilissimo da seguire, per le forti resistenze dei componenti di destra del suo partito nonché del PSI che, fino ad allora, aveva sostenuto una politica collaborazionistica con il PCI, ma la svolta era ormai alle porte. Nel 1959 la DC celebrava il suo settimo congresso e Aldo Moro, dopo un compromesso fra le correnti democristiane, ottiene la segreteria del partito. Lo scontro fra Fanfani e la destra della DC, che si oppone all'apertura verso i socialisti, è violento, ma Moro riesce ad imporre una linea intermedia escludendo l'appoggio parlamentare dei partiti di destra per ogni futuro governo e che equivale a sostenere l'ipotesi del centro sinistra. L’apertura a sinistra avviene nel 1963 allorquando Aldo Moro viene eletto presidente del Consiglio. Nel nuovo governo entrano a far parte i socialisti. Purtroppo, è un'esperienza politica di breve durata poiché nel 1968 gli elettori puniscono i partiti di centro sinistra, determinando, di fatto, la crisi di quella stagione. Dal 1970 Moro è ministro degli esteri e nel 1974 costituisce il suo quarto governo. L'anno successivo una rilevante novità cambierà il quadro politico italiano: alle elezioni amministrative il PCI ottiene un largo consenso, riportando al centro del dibattito politico la strategia che Moro sostiene da tempo: coinvolgere il PCI nella compagine governativa per dare una nuova spinta riformista al Paese. Dal luglio del 1976 al marzo 1978 l'Italia conosce la stagione della solidarietà nazionale in quanto il governo democristiano è sostenuto, dall'esterno, con l’astensione al voto di tutti i partiti dell'arco costituzionale. Sono contrari: MSI, Radicali e Democrazia Proletaria. I critici accusano Moro di volersi rendere artefice di un secondo “compromesso storico”, ancor più clamoroso di quello con Nenni, poiché prevedeva una collaborazione di governo con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer, facente parte della sfera d'influenza sovietica, al fine di logorare i comunisti per arrivare all'unità nazionale. Berlinguer, anticipando eventuali preclusioni ai suoi danni, prese pubblicamente le distanze da Mosca, rivendicando la capacità del suo partito di sapersi muoversi autonomamente. Dopo lo strappo da Mosca, Berlinguer propone un accordo di solidarietà politica fra comunisti e cattolici, in un momento di profonda crisi sociale e politica del Paese Aldo Moro fu uno dei leader politici che maggiormente prestarono attenzione alle affermazioni di Berlinguer. All'inizio del 1978, Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, continuava a ritenere possibile un governo di "solidarietà nazionale", che includesse anche il PCI nella maggioranza, pur senza una presenza di ministri comunisti nel governo, in una prima fase. Le super potenze mondiali, però, non erano d’accordo.
Gli Stati Uniti ritenevano che l'ingresso al governo di persone che erano in stretto contatto con il partito comunista sovietico, consentiva loro di venire a conoscenza di piani militari della NATO e, inoltre, una partecipazione comunista in un paese d'influenza americana sarebbe stata una sconfitta culturale degli Usa nei confronti del resto del mondo, e soprattutto dell’Unione Sovietica. Quest’ultima, dal canto suo, riteneva che la partecipazione al governo del PCI sarebbe stata interpretata come una forma di emancipazione del partito dal controllo sovietico e di avvicinamento autonomo agli Stati Uniti. Il 16 marzo del 1978, Aldo Moro usciva dalla sua abitazione, nel quartiere Trionfale, per salire sulla Fiat 130 e recarsi in zona Monte Mario, alla Camera dei Deputati, dove si sarebbe votata la fiducia al primo nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, con il sostegno dei comunisti. Un commando delle Brigate Rosse blocca l’auto all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa, uccide i componenti della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e rapisce il presidente della DC. I servizi segreti di tutto il mondo non riescono a trovare la “prigione del popolo” in cui è detenuto Moro. In Italia si apre un dibattito drammatico fra coloro che sostengo la necessità di trattare con le BR e coloro che si rifiutano di scendere a compromessi. Lo Stato non tratta. Il 9 maggio 1978 il cadavere di Aldo Moro, presidente della DC, viene ritrovato dentro il bagagliaio di una Renault 4, a Roma, in via Michelangelo Caetani. Gli erano stati sparati dieci colpi. Il rilascio in via Caetani era emblematico in quanto si trovava vicina a piazza del Gesù e a via delle Botteghe Oscure. La famiglia Moro rifiuta i funerali di stato. Aldo Moro è stato un cattolico osservante e praticante e la sua fede in Dio si rispecchiava nella sua vita politica. Era considerato un mediatore tenace e particolarmente abile nella gestione e nel coordinamento politico delle numerose "correnti" che agivano e si suddividevano il potere all'interno della Democrazia Cristiana. Il filosofo politico Danilo Campanella individuerà in Aldo Moro un vero e proprio filosofo della politica. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Romeo Luigi Moro rimane uno degli episodi più drammatici dell'intera storia della Repubblica Italiana.
Luca Cappelli