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21/10/2017
Il caso austriaco
Le consultazioni in Austria e in Germania, quindi, ci consegnano un dato politico che non potrĂ  non avere delle ricadute anche nel nostro dibattito interno
Le recenti elezioni in Austria, con la chiara affermazione dei popolari dell’Oevp guidati dal giovanissimo Sebastian Kurz, indipendentemente da quale sarà la coalizione che si creerà per dare un governo al Paese, offre molti elementi alla riflessione. In particolare a chi, come quanti s’impegnano in questa Fondazione, ritiene decisivo l’affermarsi di una forte, originale e percorribile opzione popolare. Forte, originale e percorribile è stata la proposta di Kurz: dinamicizzante di una forza politica che solo un anno fa sembrava atrofizzata, alternativa alla socialdemocrazia e capace di una concorrenzialità non demonizzante con la destra euroscettica e nazionalista. Il “caso austriaco”, paradossalmente ma non troppo, ha un elemento in comune con quello tedesco: la centralità includente, ma non sterilmente centrista, del riferimento nazionale dell’europopolarismo. Pur nell’oggettiva assenza, occorre ammetterlo, di una piattaforma politica continentale dei vari partiti del Ppe. Quando avvenuto ci dice – e speriamo ci insegni davvero! – che il centro non è una posizione di equidistanza governista, ma il luogo del dinamismo politico e portatore di una capacità responsabilizzante. Una responsabilità che non è un grigio e burocratico arroccamento nella difesa dello “status quo”.

Le consultazioni in Austria e in Germania, quindi, ci consegnano un dato politico che non potrà non avere delle ricadute anche nel nostro dibattito interno (e nel conseguente riorganizzarsi delle forze politiche): la non ineluttabilità della Grande Coalizione per la costruzione di una proposta di governo credibile e responsabile. L’europopolarismo, anche certi riposizionamenti di piccole ma significative forze politiche che vi si richiamano lo dimostrano, non è destinato al ruolo di inamovibile socio degli eurosocialisti nel presidio a quest’idea (oggettivamente ben poco avvincente e mobilitante) di Europa.

Semplicistico, e sbagliato, sarebbe sostenere che la soluzione per ridare vitalità alle forze popolari consista nell’inseguimento della reattività populista. Piuttosto, questo insegna l’Austria, occorre non ritenere indicibili delle posizioni critiche rispetto al pensiero unico mainstream. Non c’è bisogno, però, di allontanarsi da ideali e valori propri dello specifico culturale popolare, bensì si può e deve metterli alla prova di un confronto eclettico con le sfide del contesto odierno. Con questo determinando, come già avvenuto in Italia nel primo ventennio della Seconda Repubblica, una plausibilità di governo anche per i movimenti che si collocano nella destra critica. Ciò non può avvenire contro chi guarda all’europopolarismo, ma solo grazie ad essi. Bene tenerlo presente, anche qui da noi.
 
Marco Margrita

 




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