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18/10/2017
Sviluppo rurale per combattere la miseria e l'ingiustizia
Le guerre rafforzano una stagione globale che se da un lato sembra impazzire per lo sviluppo tecnologico dall'altro registra nel mondo oltre 740 milioni di migranti

Con un importante discorso pronunciato alla FAO in occasione della giornata mondiale dell' alimentazione, Papa Francesco ha sottolineato, ancora una volta, i temi forti della sua enciclica sociale "Laudato Sii" ed in particolare ha evidenziato come i conflitti locali ed il cambio climatico costituiscano i due motivi portanti che impediscono di raggiungere entro il 2030 l'obiettivo ONU di sconfiggere la fame nel mondo.

Conseguenza, oltre che la morte di milioni di persone, di questo fallimento è anche la crescita esponenziale delle migrazioni nel mondo: al di là dei reiterati interventi Papali  - ed in questa linea va anche l'annuncio di un Sinodo speciale per il 2019 sul' Amazzonia -  e delle rituali assemblee FAO, sembra che il tema della fame non sia più al centro delle discussioni sostanziali dei governi che non vanno troppo oltre le dichiarazioni generiche e formali.

Ad ogni legge finanziaria si tagliano  le risorse per la Cooperazione allo sviluppo...

Sappiamo bene che questa da sola  non risolve i problemi della fame ma il contributo allo sviluppo ed all'auto gestione del territorio potrebbe favorire il na cultura  che oltre ai cereali potrebbe favorire una miglior giustizia e democrazia.

Del cambio climatico ... si pensa all'accordo di Parigi è molto è subito detto...

Le guerre rafforzano una stagione globale che se da un lato sembra impazzire per lo sviluppo tecnologico dall'altro registra nel mondo oltre 740 milioni di migranti: la sfida è globale - e noi Italiani in questi anni lo abbiamo capito molto bene! E richiede risposte responsabili ed appropriate.

Lo sviluppo rurale per combattere la miseria e l'ingiustizia: sembra di riascoltare Giovanni Bersani quando ci diceva che nel "villaggio globale" la formazione agraria può  permettere all'Africa di vincere la sfida " post-coloniale" e di sostenere la crescita democratica.

A cinquant'anni dalla Populorum Progressio di Papa Paolo VI - che denunciò la globalizzazione della questione sociale edisse "che essa è morale"  - la partecipazione  "più larga" ai frutti della terra e la possibilità di liberarsi dal giogo della fame segna una sconfitta.

I problemi e le cause sottolineati da Paolo VI  sono oggi ancor più profondi e "lo sviluppo integrale dell'uomo" non sembra più essere l'ispirazione che spinge verso  il sostegno alla libertà, alla partecipazione, alla nascita di democrazie vere!

L'Africa oggi è ancora simbolo di squilibri crescenti: le grandi risorse sono sempre più concentrate nelle mani di poche famiglie che governano sistemi oligarchici dove le condizioni medie di vita degli uomini non registrano ne' sviluppo ne' possibilità di equiparazione con la dignità minima per le condizioni di vita della persona umana.

Il dovere che deriva dalle parole di Papa Francesco si lega strettamente alla ricerca di una vera destinazione universale dei beni ed alla necessita'  di rivedere l'uso della proprietà... e questo non solo in Africa!

In una stagione apparentemente dominata dal capitalismo liberale resistono sacche importanti di stagnazione dove dittatori o "pseudo presidenti eletti"  (nella sostanza sono la stessa cosa)  impediscono veri programmi di sviluppo culturale per poter continuare ad imporre il profitto senza alcuna compartecipazione: Angola, Congo, Nigeria, Sudan Niger ecc ecc

Anche il dovere della solidarietà sembra affievolirsi e registra un ritorno pericoloso di nazionalismi e regionalismi oltre che del razzismo: sembra più facile oggi cercare letture parziali ed interessate della storia piuttosto che lavorare per il bene comune,il dialogo e la comprensione.

Se molti oggi sostengono lo "scontro di civiltà" la questione della fame pone a tutti noi il dovere del "dialogo di civiltà ": in fondo rileggere Paolo VI potrebbe essere utile e necessario poiché davvero lo "sviluppo e' il nuovo nome della pace"... ma dopo 50 anni  non sembra che ce ne siamo accorti...

 

Pier Giorgio Sciacqua 

vice Presidente Nazionale MCL

 

 




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