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19/10/2017
'De Rerum Novarum'
Se i nostri politici ascoltassero le parole di Leone XIII.
L’Enciclica fu emanata dal Pontefice Leone XIII nel 1891 per la tutela del cattolicesimo, fu imperniata sulla “questione sociale”. Infatti essa, con il richiamo allo spirito di carità e alle sollecitudini della Chiesa, critica il liberismo economico  imperniato sull'iniziativa dell'imprenditore in vista del guadagno, prospettando un nuovo ordine economico che riduca le disuguaglianze sociali, il rischio del lavoratore di rimanere disoccupato o infortunato garantendogli un'equa partecipazione al frutto del suo lavoro. Nello stesso tempo, essa respinge la dottrina socialista del collettivismo confermando la legittimità morale, giuridica ed economica della proprietà privata e indicando obblighi e limiti dell'intervento dello Stato. Il Papa volle richiamare la legittimità del magistero della Chiesa a intervenire nel campo sociale. L'enciclica riconosce l'opportunità delle associazioni operaie e dei sindacati; esortando i lavoratori cattolici ad associarsi e a costituire organismi misti con gli imprenditori, secondo il modello di corporazioni di arti e di mestieri, in pratica essa rifiuta il metodo della lotta di classe, oggi forse ancora più aspro di allora.
Negli anni in cui fu scritta l’Enciclica, come oggi, gli operai vivevano in condizioni precarie e la suddetta Enciclica fornì delle possibili soluzioni. Essa cerca una giusta mediazione tra le parti, garantendo i diritti e i doveri di ognuna: la classe operaia non doveva mettere in atto forme improprie di difesa attraverso le idee di rivoluzione, di invidia ed odio verso i più ricchi ma, doveva prestare fedelmente l’opera pattuita senza recare danno alla proprietà e alla persona dei “padroni”; i “padroni” dovevano evitare di ridurre in condizione di schiavitù gli operai impedendo loro la pratica religiosa mediante orari di lavoro eccessivi, ma dovevano pagare il giusto salario al lavoratore. Vedete amici come sono attuali le parole di Leone XIII. Davanti al processo di scristianizzazione, infatti, Leone XIII seppe rinnovare la Chiesa, ponendola di fronte alle “cose nuove”.
Il Papa con la sua Enciclica sociale favorì la nascita e lo sviluppo di movimenti aperti alla dimensione sociale e politica sia all’interno sia all’esterno delle istituzioni: emblematica è stata l’esperienza italiana, in quanto la soluzione della questione romana aveva di fatto portato i cattolici ad autoescludersi dalla vita politica. La Rerum Novarum produsse un tal movimentismo civile che raggiunse il suo apice nel 1919 con la fondazione del Partito Popolare Italiano ad opera di don Luigi Sturzo. Diede nuovo slancio all’impegno dei cattolici nel campo del volontariato e contribuì alla fondazione di associazioni di lavoratori, cooperative, banche rurali, fino a giungere alla fondazione di partiti politici ispirati al cattolicesimo sociale.
 Il Papa condannò il socialismo, ma nello stesso tempo fu indiscutibilmente critico rispetto al liberalismo. Sebbene la critica sia stata severa e rigorosa, l’atteggiamento del Papa di fronte al liberalismo fu sostanzialmente diverso.
In definitiva si può asserire che tutte le economie: quella d’impresa, quella di mercato, persino quella libera, possono esistere e coesistere ma la condizione è che il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, della libertà, del mercato, della creatività sia inquadrato in un solido contesto giuridico, il cui fondamento sia l’intangibile dignità della persona.
Se solo i nostri politici fossero ispirati da questi principi, a ben 126 anni dall’emanazione dell’Enciclica, vivremmo sicuramente in un Italia migliore.
 
Luca Cappelli

 




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