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20/06/2017
Elezioni amministrative, cresce l'astensionismo
Più di 1000 comuni di cui 25 capoluoghi di provincia, hanno espresso un voto che può essere interpretato anche in chiave politica generale.
Domenica 11 giugno si è giocato il primo tempo di una partita il cui esito finale si conoscerà il 25 giugno prossimo. Si è svolta una consultazione elettorale per cui i cittadini, chiamati ad eleggere l’Amministrazione dei loro Enti locali sparsi in tutto il Paese, più di 1000 comuni di cui 25 capoluoghi di provincia, hanno espresso un voto che può essere interpretato anche in chiave politica generale.
Un primo allarmante dato si riferisce all’astensionismo che registra un significativo aumento fino a ridurre l’affluenza generale a circa il 60%.
Ma di contro, appare confortante un altro elemento relativo alla maturità degli italiani che dimostrano di preferire un governo efficace nelle città e una classe dirigente in grado di guidare le complesse macchine amministrative dei Comuni al “nuovismo” che va di gran moda, soprattutto, sui mass-media.
In quest’ottica, si ritrovano i motivi della sconfitta del Movimento 5 Stelle, che è rimasto fuori dai ballottaggi in tutti i capoluoghi di provincia, pagando il prezzo di errori commessi nella formazione delle liste e, soprattutto, a causa degli scarsi risultati raggiunti laddove si stanno misurando con la dura realtà della gestione di grandi città come Roma e Torino. Ma a nostro avviso è prematuro evocare il ritorno al “bipolarismo”, come è stato fatto, dando per scontato il declino dei “cinquestelle”.
Questa, dunque, potrebbe essere la novità più importante di questa tornata elettorale, capace di influire positivamente sulle dinamiche di un nuovo quadro politico nazionale.
Si può aggiungere che i risultati di questa prima tornata elettorale hanno fatto gridare al successo sia le formazioni di destra, sia di centro e sia di sinistra e che è stata premiata la capacità di aggregazione delle forze politiche in “coalizioni”. Si deve pure dire che tale risultato, agevolato dal carattere amministrativo della consultazione, va considerato perché le coalizioni, da Genova a Palermo, non sono state scartate, anzi sono risultate vincenti.
Questo dato dovrebbe condizionare le prossime scelte sul “nuovo sistema elettorale” che, auspichiamo, possa “garantire rappresentanza e governabilità”, e con il quale si dovrà, presto o tardi, rinnovare il Parlamento italiano.
Probabilmente, l’appuntamento elettorale nazionale sarà preceduto da quello della Regione Sicilia, che è stata, sovente, “laboratorio” di esperimenti di formule politiche di governo innovative.
Ormai i tempi stringono per le scadenze elettorali, ma a prescindere, tutte le formazioni politiche e sociali dovrebbero essere consapevoli dell’esigenza di risintonizzarsi con una società in crisi di fiducia verso la “politica” e in rapida trasformazione: “il lavoro per tutti per assicurare dignità alla persona” invocato da Papa Francesco, la sicurezza della popolazione, l’emigrazione, l’ambiente, un nuova Europa, assieme a risposte efficaci per i bisogni derivanti dalle nuove e vecchie povertà, rappresentano il paradigma delle preoccupazioni degli italiani.
A siffatte complesse esigenze e inquietudini, non si possono offrire ricette semplici e immediate, ma è necessario proporre progetti credibili che possano coniugare l’esigenza di uno “sviluppo economico possibile” con il dovere di mantenere alto il livello di “solidarietà verso i più deboli”.
In questa direzione diventa indifferibile e urgente, specialmente per i Partiti, recuperare un rapporto vigoroso e proficuo con i “corpi intermedi” per ripristinare, attraverso un nuovo e più forte livello di democrazia, una presenza propositiva e la “buona Politica”.
Da sempre l’M.C.L. sostiene che un “progetto” valido per affrontare la nuova stagione politica del Paese non possa prescindere dal recupero di un nuovo “senso civico” della popolazione e di un nuovo “senso dello Stato” della nuova classe dirigente.
 
Fortunato Romano
Responsabile nazionale Enti locali MCL

 




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