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22/04/2017
Il Papa della pace nell'Egitto della pace
Un passo importante, il viaggio in questa terra anche recentemente martoriata dalla mano violenta del fondamentalismo terrorista
"Il Papa della pace nell'Egitto della pace".  Questo il motto del primo viaggio internazionale di quest’anno del Santo Padre. Come recita il comunicato ufficiale della Sala Stampa vaticana, “Sua Santità il.Papa Francesco compirà un Viaggio Apostolico nella Repubblica Araba d’Egitto dal 28 al 29 aprile 2017, visitando la città del Cairo, accogliendo l’invito del presidente della Repubblica, dei vescovi della Chiesa Cattolica, di Sua Santità Papa Tawadros II e del Grande Imam della Moschea di Al Azhar, Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib”. Si tratta del diciassettesimo viaggio apostolico internazionale del Papa Bergoglio, quarto in un Paese a maggioranza islamica dopo quelli in Giordania e in Turchia (2014) e in Azerbaigian (2016).

Un passo importante, il viaggio in questa terra anche recentemente martoriata dalla mano violenta del fondamentalismo terrorista, che vuole essere, come si coglie sin dalle parole con cui è stato annunciato, come un abbraccio all’Egitto nella sua interezza e complessità. Un riaffermare il valore della libertà religiosa come impegno delle autorità civili. Un’ulteriore sottolineatura del legame profondo con l'antica Chiesa copta, anche nel segno dell’ecumenismo del sangue più volte evocato da Papa Francesco.  Una ripresa forte, inoltre, del dialogo con l’islam sunnita, del quale l’università di Al-Azhar  è una tra le più prestigiose e autorevoli rappresentanti.

Nonostante le recenti stragi, confermando quanto il Pontefice voglia comporre un puzzle di pace mentre si sta combattendo una “guerra mondiale a pezzi”, il Viaggio non è mai stato in discussione. Come ha sottolineato, in una recente intervista concessa ad Avvenire, il nunzio apostolico in Egitto monsignor Bruno Musarò: “Un gesto molto apprezzato dal governo egiziano e dai fedeli. La presenza di Francesco sarà un potente messaggio di riconciliazione e, soprattutto, speranza”. Lo stesso nunzio, nel colloquio con la giornalista Lucia Capuzzi, ha voluto anche evidenziare “una «coincidenza provvidenziale». La Messa pubblica sarà sabato mattina. Non sarebbe vespertina ma il Papa ha dato il permesso che si celebri la terza domenica di Pasqua. In cui il Vangelo racconta l’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus. Anche questi ultimi erano abbattuti per la crocifissione del Maestro. Gesù mostra, però, loro che il male non ha mai l’ultima parola. Non poteva esserci brano più adatto per questo momento doloroso”.

La situazione, per le significative minoranze cristiane, non è per nulla facile. Come riassumeva Vatican Insider,  in un articolo di presentazione della visita: “il territorio egiziano è stato nelle ultime settimane scenario di una forte ondata di violenza jihadista che ha messo nel mirino i cristiani nella regione più vicina ai confini con la striscia di Gaza. Non si dimentica  l’eclatante strage dell’11 dicembre nella cattedrale copta di San Marco in Abassiya, al Cairo, che ha provocato la morte di 25 persone, come pure gli omicidi e i rastrellamenti di alcuni giorni fa delle forze dell’esercito contro gruppi terroristi nel nord del Sinai”.

In questo contesto la scelta di Papa Francesco, anche per la coralità degli inviti che lo porteranno in Egitto, assume un rilievo di tutta grandezza rispetto ai temi del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione.

Questo Viaggio avviene, non a caso probabilmente, a poco più di un mese dalla Dichiarazione di mutua  coesistenza tra cristiani e musulmani siglata al Cairo al termine di una conferenza sul tema “Libertà, cittadinanza, diversità e integrazione” promossa dall’università di Al Azhar, massimo centro culturale dell’islam sunnita, e dal Consiglio islamico degli Anziani, un organismo che ha sede ad Abu Dhabi. Un importante presa di posizione che fa seguito al Messaggio di Amman del luglio 2005 e alla Dichiarazione di Marrakesh del gennaio 2016. Come ha ben chiarito Robi Ronza, commentando il documento su “La nuova Bussola Quotidiana”, si tratta “di un ulteriore tassello dell’importante del tentativo, ormai iniziato all’interno del mondo musulmano, di dare fondamento in termini di ortodossia islamica a principi quali la libertà di fede, la libertà di coscienza e le libertà civili. E quindi  di delegittimare l’integralismo islamista vanificando la sua pretesa di essere l’islam autentico”.

Francesco non è il primo Papa a recarsi in Egitto: già Giovanni Paolo II, nel febbraio 2000, cominciò proprio da questa terra il suo Pellegrinaggio giubilare ai Luoghi della salvezza. Perché anche l'Egitto è Terra Santa, per via del significato dell'esperienza del Sinai nella Bibbia e anche per il fatto che Gesù stesso - come raccontano i vangeli - abitò questa terra quando la Sacra Famiglia fu costretta a fuggire dalla violenza di Erode.

La visita di Francesco non va letta, adeguatamente considerando il contesto, diversamente da come certi commentatori vorrebbero farci intendere, in contrapposizione alle dure parole che Benedetto XVI pronunciò dopo la strage in una chiesa di Alessandria  alla vigilia del Capodanno 2011, definita “vile gesto di morte offende Dio e l'umanità intera”. Piuttosto bisogna vedere come, anche grazie alla parresia dell’ora Papa Emerito, le autorità religiose, in un Egitto che sembra voler prendere sul serio la questione della laicità, cerchino di incamminarsi davvero sulla strada della pace.
 
Marco Margrita

 




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