Con la vittoria di Erdogan nel referendum costituzionale in Turchia, e con la sua vittoria di misura - contestata dalle opposizioni e dagli osservatori internazionali - si apre per il grande Paese ottomano una stagione nuova: noi abbiamo motivo di grande preoccupazione per quanto potrebbe avvenire!
I poteri saranno tutti concentrati nelle mani del Sultano che potrà governare, senza alcun contrappeso, con un ruolo che va oltre quello assegnato nelle Repubbliche Presidenziali, in Occidente, al capo dello Stato... si avrà una lunga dittatura di Erdogan e così muore oggi ad Ankara ogni residua speranza di esercizio delle funzioni democratiche e va in archivio l'esperienza della laicità dello Stato in Turchia.
Nella stagione dei populismi, la crisi della politica vede la leadership di Erdogan trasformare una maggioranza (già contestata nelle elezioni politiche) in una supremazia e le prospettive del Paese, che già da anni vive l'esperienza dell'assenza di libertà di stampa e di opinione, si indirizzano verso un orizzonte che non prevede altro che il Ruolo del Sultano: lui nomina e revoca i ministri, nomina dodici membri su quindici della Corte Costituzionale… lui è la Turchia!
Anche la pena di morte ritorna in questa dinamica e la Turchia si allontana, definitivamente, dall'UE e anche nel Mediterraneo perde il suo ruolo di ponte verso le tante e note emergenze.
A poco serviranno le riserve dell'OSCE che boccia la validità referendaria ed a poco serve la sconfitta del Sultano in tutte le grandi città del Paese.
Tutto è cambiato dal 2011 quando le "primavere arabe" - sostenute da Obama -lasciarono intravedere la prospettiva di un cambio democratico nella regione medio-orientale: da allora Erdogan ha reso ogni azione politica del suo governo funzionale al suo potere che, dopo la farsa del colpo di stato del 15 luglio 2016, sta dimostrandosi sempre più autocratico. Erdogan cerca di accreditarsi sempre più come l'elemento di stabilità regionale ma il suo Paese è spaccato e diviso!
L'UE non rientra più nella ipotesi per l'integrazione - ma resta il bancomat cui attingere risorse infinite - e oggi la fibrillazione delle cancellerie occidentali - caute e non omogenee nel giudizio - si sposta chiaramente sul destino della NATO di cui la Turchia è membro importante da lungo tempo.
Intanto si riapre la questione dei visti di libera circolazione per i turchi in UE e, di conseguenza, la questione migratoria tornerà presto in discussione lasciando i nostri populisti ancora più forti nel sostenere l'inutilità del generoso contributo recentemente concordato tra l’UE e la Turchia.
L'UE continuerà, probabilmente, ad avere distinte posizioni con Ankara ed il realismo, sa bene come grandi e numerose società turche - ormai riconducibili al Sultano - agiscono sui mercati europei attraverso legami strategici molto pericolosi.
Mentre si cerca, con fatica, di costruire ponti di dialogo, lo scenario mondiale si sveglia con questo nuovo muro: sosteniamo con solidarietà vera le ragioni degli "sconfitti", ma stiamo pronti a condividere una battaglia contro la "pena di morte" che il Sultano richiama proprio per dimostrare al mondo il suo nuovo ruolo!
E' necessario perciò tenere aperto, per quanto possibile, un canale diplomatico per il dialogo e l'UE dovrebbe però riuscire, almeno una volta, a parlare una sola voce!
Piergiorgio Sciacqua
Vice presidente nazionale MCL