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01/12/2016
Il nuovo centrodestra e le paure dei francesi
se Fillon ha qualche chance di fermare il Fn deve cercarla piĆ¹ nelle paure dei francesi che in quelle dei cattolici tradizionalisti

François Fillon potrebbe essere il primo leader politico europeo a realizzare le politiche in base alle quali si è candidato. O, per dirla più chiaramente, a fare ciò che promette, purché, ovviamente, prometta quello che i francesi vogliono sentirsi promettere… E’ una condizione fortunata e non solo virtuosa: per restare in casa nostra, Matteo Renzi ha cavalcato da sinistra la voglia di cambiamento del Paese ma, dove è riuscito a cambiare qualcosa, ha dovuto applicare idee e soluzioni “berlusconiane”; la Merkel non è mai stata in grado di governare come la Cdu avrebbe voluto; su Cameron è pietoso e saggio il tacere.

Questa novità non è di poco conto, in quanto il nuovo leader del centrodestra francese - diversamente dal premier italiano - ha nei confronti dell’Europa una posizione più coerente che non lo costringe a professarsi di volta in volta europeista o antieuropeista, allo scopo di accarezzare i rigurgiti populisti, che anche Oltralpe non mancano.

Diversamente dal suo sfidante, Alain Juppé, che su molti temi aveva una linea “democristiana”, lo sfidante di François Hollande e Marine Le Pen (ancora favorita, a destra) è in grado tuttavia di interpretare l’ansia di cambiamento dei francesi. Di fatto, rispetto alla Le Pen, Fillon, infatti, può offrire ai francesi la prospettiva di un cambiamento radicale senza incognite, essendo stato un ministro di Sarkozy, un uomo d’apparato, ma avendo coltivato una proposta politica decisamente di rottura con il passato. Basti, per tutte, la posizione del gollista sugli immigrati: «La Francia non ha una vocazione multiculturale. La Francia ha una lingua, una storia. Il multiculturalismo non è il cammino del nostro Paese. Quando uno straniero arriva qui, deve integrarsi e rispettare la nostra identità».

Parole in grado di fare breccia nei cuori della Vandea ma anche dei parigini che si sentono assediati dalle banlieue e rischiano di consegnare la Marianna nelle mani di Marine. Il vero nemico è lei e in un sistema elettorale a doppio turno come quello transalpino Fillon deve fermare l’avversario prima che la competizione inizi: l’ha detto chiaramente, del resto, di voler riformare profondamente la Francia perché «i francesi sono tentati dall’estremismo». Sul piano interno, il candidato gollista promette che taglierà la spesa pubblica di 100 miliardi, di allungare l’età pensionistica da 62 a 65 anni e di cancellare la settimana di lavoro di 35 ore. Con lui, ha detto chiaramente, si guadagnerà meno per lavorare di più. Insomma, la vecchia linea lacrime e sangue di Winston Churchill, che non appassiona nessuno ma, in un’Europa povera d’idee, è diventato un réfrain comune.

A questo punto dobbiamo chiederci: perché un cattolico francese dovrebbe votare Fillon? Perché non promette quello che sa di non poter mantenere. Lui che si professa cattolico fervente ha avuto il coraggio di dire che l’aborto è e resterà «un diritto fondamentale» riconosciuto dallo Stato e come premier non farà nulla per conculcarlo: una posizione contraddittoria secondo alcuni, degasperiana secondo altri. Diverso il discorso sui matrimoni gay, il che fa di Fillon un cattolico più ratzingeriano che francescano. Una circostanza che in passato sarebbe parsa folcloristica ad un osservatore di cose francesi e che invece adesso acquisisce una rinnovata importanza, in quanto, che ha scritto Le Monde, il voto cattolico ha “peso”.

Qualcuno, fuori dalla Francia, vorrebbe vedere in questo nuovo leader dei Rep un nuovo De Gaulle se non addirittura un Trump europeo. In realtà, i sondaggi si ostinano a premiare il Front National e Fillon rischia di essere un ottimo candidato conservatore, ma in ritardo di qualche anno sull’agenda della Storia. Proprio le sue ondivaghe caratteristiche “teo-con”, su cui insistono i circoli ultramontani de noantri, che non gli perdonano la posizione da “cattolico adulto” sull’interruzione volontaria della gravidanza, potrebbero accentuarsi nei prossimi mesi, allo scopo di rincorrere il consenso dei francesi convinti che solo Marine Le Pen sia in grado di far cambiare rotta a un Paese assediato dall’Islam dentro e fuori i confini nazionali.

Ebbene, un simile arroccamento costituirebbe l’errore più grave, perché, per quanto sia vero che il voto cattolico ha un peso diverso dal passato, la vera chance di Monsieur Fillon potrebbe trovarsi a sinistra, tra quei progressisti che hanno preso atto dell’incapacità del duo Hollande-Valls di riformare il Paese e di fronteggiare efficacemente la minaccia terroristica. Alle ultime regionali, fu proprio il popolo dei moderati a mettere nel cassetto le antiche differenze, per far fronte comune contro la Le Pen. Se Fillon ha qualche chance di fermare il Fn, deve cercarla più nelle paure dei francesi per un salto nel vuoto che in quelle dei cattolici tradizionalisti, il cui peso esiste ma - ça va sans dire - in Francia resta comunque relativo.

Stefano Giordano




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