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28/09/2016
C'è chi dice no
Non si tratta di un ordine di scuderia ma - ha spiegato il presidente Mcl - di «un indirizzo politico», perché «siamo un movimento, non una caserma».

C’è chi dice No. Perché, se fino a poche settimane fa, la vittoria del Sì al prossimo referendum costituzionale, era pressoché scontata, ora sono in tanti a storcere in naso verso la riforma Boschi del governo Renzi. Secondo i sondaggi, sono diminuiti gli indecisi (che comunque rimangono altissimi, oltre il 35% dei votanti, secondo l’ultimo sondaggio di voto di Emg Acqua per La7): chi fino ad ora non era interessato alla consultazione, oggi ha scelto di bocciare la riforma della Costituzione (è cresciuto anche il fronte del Sì, ma di due punti percentuali in meno rispetto ai contrari). E la bilancia pende, attualmente, a favore del No. A dire il vero, c’è ancora molta confusione: basti pensare che Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa, un tempo compagni di partito e per una vita sulle stesse posizioni politiche, hanno organizzato due opposte manifestazioni, schierandosi in maniera totalmente contraria: il primo per il Sì, il secondo a sostegno del No. Insomma, il referendum sta davvero lacerando i partiti. Se il governo è compatto, il fronte del No è disomogeneo e trova unità nell’avversione non soltanto al cambio della Costituzione, ma anche alla data e alla formulazione del quesito referendario. Si sono espressi per in No tutti i partiti dell’opposizione, da Forza Italia alla Lega, dal Movimento 5 stelle a Fratelli d’Italia, ma il Pd che ha proposto la riforma deve fare i conti con la guerra fratricida dichiarata da Sinistra Italiana & Co., che vedono in D’Alema il proprio capitano.

Anche la società civile si schiera. Marco Travaglio, direttore de “Il fatto quotidiano”, sta girando l’Italia portando in scena il suo spettacolo “Perchè NO: tutte le bugie del Referendum”, mentre la Cgil, pur rimarcando di non aderire ad alcun comitato, ammette di essere schierata per il No, fatta salva la libertà di coscienza degli iscritti. Stessa posizione per i partigiani: la loro associazione dichiara che «un’associazione come la nostra ha il dovere di prendere posizione sulle tematiche che toccano da vicino la Costituzione e ancora di più sulle sue modifiche». Vota No anche la Fiom, ma più bruciante per il Pd è la contrarietà di un personaggio di spessore come Valerio Onida, già presidente della Corte costituzionale e coautore del libro “Perchè è saggio dire no”. Tra i sindacati, non c’è uniformità: Cisl e Confindustria sono per il Sì, mentre la Uil non ha ancora sciolto la riserva. è interessante, comunque, notare la composizione del voto: il No risulta dominante tra i giovani della fascia di età compresa tra 18-24 anni (con oltre il 70% delle preferenze), mentre per il Sì votano principalmente gli elettori dai 45 anni in su. Un dato, questo, che fa riflettere, perché dimostra come il governo Renzi non sia riuscito a intercettare la fascia dei giovani, cui comunque si rivolge con maggior frequenza.

La Chiesa, ovviamente, ufficialmente non si schiera, anche se piccoli segnali sembrano far propendere per il “No ecclesiale”: Dino Boffo, ex direttore di Avvenire e di Tv2000, ha partecipato di recente alla riunione dei sostenitori del No, promossa dal senatore Gaetano Quagliarello, mentre Massimo Gandolfini, uno dei sostenitori del Family day, ha da tempo rivelato la sua posizione contraria alla riforma. E anche al premier, ma questo è un altro discorso. Perchè, lo stesso Renzi, che all’inizio aveva personalizzato il voto, adesso sta tenendo un profilo basso, dato il calo drastico dei consensi del suo Governo. Intanto il Comitato esecutivo del Movimento cristiano lavoratori ha condiviso all’unanimità la posizione del no” al referendum costituzionale espressa dal presidente Carlo Costalli. È stato lo stesso Costalli ha renderlo noto a margine dei lavori dell’organismo. Non si tratta di un ordine di scuderia ma – ha spiegato il presidente Mcl – di «un indirizzo politico», perché «siamo un movimento, non una caserma». Comunque, ha precisato Costalli, «non aderiremo a comitati, né ne organizzeremo di nostri». Quanto alle motivazioni, il presidente Mcl in questi mesi ha più volte dichiarato: «La riforma riduce gli spazi di democrazia». E alla democrazia, così come all’unità, ha fatto riferimento di recente anche il capo dello Stato Mattarella, in visita alla casa natale dell’ex presidente Pertini, con un appello - per nulla scontato di questi tempi – al «bene comune».

Stefano Giordano




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