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03/08/2016
Perchè dire NO alla dittatura Nel dibattito nazionale e locale non sembra emergere una unanimità di consensi e di ragionamento sia nel comitato per il si, sia nel comitato per il no Approvata il 12 aprile dalla Camera la riforma in questione, frutto di un Governo che è maggioranza soltanto sulla carta, combinato con la riforma elettorale distrugge quelli che sono i principi supremi della Costituzione. L'italicum, infatti aggiunge un radicale indebolimento della Camera dei Deputati e il premio di maggioranza attribuisce un ampio potere al leader del partito politico che beneficia del premio in questione; non a caso si parla di Premierato assoluto e di ritorno al passato. La parte più importante della riforma riguarda il Senato, che tra le altre cose non dovrà più dare la fiducia al governo e non si occuperà più di gran parte delle leggi, che saranno di competenza esclusiva della Camera. Questo cambiamento rischia di dare troppo potere al governo, al punto che molti parlano di svolta autoritaria, visto che soltanto la Camera potrà determinare la caduta di un governo. Il referendum costituzionale è previsto dall’articolo 138 della costituzione italiana e deve essere indetto entro tre mesi dall’approvazione da parte del parlamento delle leggi di revisione costituzionale. Per essere valido non c’è bisogno di raggiungere il quorum. A differenza del referendum abrogativo, cioè, non è necessario che vada a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Il referendum costituzionale con cui gli italiani saranno chiamati ad approvare o respingere la legge Boschi, cioè la riforma della Costituzione voluta dal governo Renzi, si terrà il prossimo ottobre. Si tratta di un testo lungo e complesso che modificherà in maniera sostanziale il funzionamento dello stato. Il sistema di pesi e contrappesi, di "checks and balances", verrebbe meno e ne risentirebbero le elezioni del Capo dello Stato, del Consiglio Superiore della Magistratura e dei componenti della Corte Costituzionale. Per quanto riguarda le competenze del Senato, sarà la Camera da sola a dover decidere nella maggior parte dei casi evitando la navetta tra Camera e Senato, navetta che è frutto del bicameralismo perfetto. Altri hanno sottolineato la differenza tra l'attuale articolo 70 della Costituzione, che si occupa della competenza legislativa di Camera e Senato, e la riforma: mentre quella attuale è composta da soltanto 9 parole (la potestà legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere) il nuovo testo è composto da 363 parole. E' evidente quindi come la lunghezza e la complessità del nuovo testo possa creare confusione e si possa prestare a lentezze che comunque caratterizzano il bicameralismo, senza riuscire a superare quelli che si pensano siano i difetti previsti dal vecchio testo. Il nuovo senato avrà 100 membri, di cui 74 saranno consiglieri regionali, 21 saranno sindaci e 5 saranno nominati dal presidente della Repubblica. Il metodo con cui saranno eletti i 74 consiglieri regionali e i 21 sindaci non è ancora stato deciso e servirà una legge che determini esattamente come avverrà la loro elezione. Su questo punto ci sono stati aspri scontri politici, anche per la formulazione vaga della riforma: dice che i senatori saranno eletti «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi». In altre parole la legge ordinaria potrebbe stabilire che in occasione delle elezioni regionali sarà necessario indicare sulla scheda la propria preferenza per il consigliere regionale che l’assemblea dovrà eleggere come suo rappresentante al Senato. Altre polemiche su questo punto sono dovute al fatto che la riforma continua a prevedere l’immunità parlamentare per i senatori (quindi, dicono i critici, i consigli regionali invieranno al Senato i loro “colleghi” che rischiano di essere processati: ma questo non succederà se saranno gli elettori a scegliere chi mandare in Senato). Per quanto riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica invece, non parteciperanno più i delegati regionali, ma solo le camere in seduta comune. Sarà necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti fino al quarto scrutinio, poi basteranno i tre quinti. Solo dal settimo scrutinio basterà la maggioranza dei tre quinti dei votanti (attualmente è necessario ottenere i due terzi dei voti dell’assemblea fino al terzo scrutinio; dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti). Anche nel dibattito nazionale e locale non sembra emergere una unanimità di consensi e di ragionamento sia nel comitato per il si, sia nel comitato per il no, con parti di nome condivise e altre no, dimostrando di fatto l’errore grossolano perpetrato da Renzi nell’affrontare il delicato tema a colpi di maggioranza “notturna”, senza un reale confronto. Del resto anche Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale si sono espressi come ad esempio il Prof. Francesco Casavola, per il no, ritenendo il lavoro fatto dal legislatore un “saccheggio” alla volontà dei padri costituenti. Ma anche di tali illustri giuristi Renzi, non ha tenuto conto perseguendo quale unico fine quello di cucirsi addosso una costituzione ad hoc, preludendo forse quanto accaduto e sta accadendo in Paesi prossimi al medio-oriente. Del resto l’ultima riforma costituzionale del 2011 fatta più meno con dialogo tra le forze politiche e quindi più ragionata nel modificare il titolo V della Carta Costituzionale a distanza di pochi anni, qualche piccola crepa la già partorita a dimostrazione che la discussione non è mai troppa e che il perfezionamento o cambiamento di una norma principale è assolutamente di difficile armonizzazione con gli altri articoli sapientemente scritti oltre 50 anni fa . L'augurio, quindi, è che gli Italiani votino con la ragione al prossimo referendum costituzionale dato l'importanza delle conseguenze e dei cambiamenti che potrebbe portare la riforma in questione. Michele Cutolo |