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28/07/2016
Banche, crisi, salvataggi ed altro
Salvare le banche senza passare prima per un loro risanamento profondo forse alla lunga non gioverebbe a nessuno

Scriviamo mentre le banche italiane tornano ad agitare i mercati finanziari in vista dei risultati degli stress test che l’Eba, l’Autorità bancaria europea, renderà noti tra qualche giorno (fine luglio) e che potrebbero rilevare la necessità di aumenti di capitale. Che il sistema bancario europeo parimenti a quello italiano sia in pessime condizioni con evidenti segni di patologie finanziarie diffuse credo che sia ormai acclarato, così come sembra a questo punto entrata nelle coscienze di molti una distorta consapevolezza delle ragioni che hanno portato a questo status quo. Cerchiamo di fare pertanto un po’ di chiarezza. Le cronache di questi giorni, filtrate e amplificate da uno spropositato ed a tratti confuso utilizzo dei social media, ci raccontano di quanta disonestà ed inefficienza si annidi in quello che tendiamo generalmente a definire il ‘sistema bancario’. Inquadrare bene la situazione, tuttavia, non può prescindere dalla considerazione che quasi otto di crisi economica alla fine abbiano finito per sfiancare un ‘sistema bancario’ che si è ritrovato ad avere nella pancia una considerevole quantità di crediti deteriorati che però l’Italia mostra di avere in quantità patologicamente superiore alla media europea. I Non-Performing-Loan (NPL), i crediti difficilmente esigibili da parte delle banche, infatti, ammontano al 7.3% del Pil europeo (dati dell’Autorità bancaria europea) mentre in Italia totalizzano circa il 17% del Pil. E qui veniamo al dunque: come mai questa grossa differenza rispetto al sistema bancario europeo? A ben guardare la risposta è sorprendentemente chiara e risiede nell’assoluta incapacità dei nostri banchieri (intesi come management delle banche) a ricercare l’efficienza delle proprie aziende e a far fronte ad un sistema politico che, attraverso le Fondazioni bancarie (un vero unicum nel panorama europeo) esercita oramai da tempo un controllo diretto e clientelare sui nostri Istituti di credito. Le banche in un siffatto scenario non operano razionalmente per il proprio interesse economico ma piuttosto per favorire gli interessi clientelari della classe dirigente a cui fanno riferimento.

A poco varranno, infatti, le paventate misure che sta mettendo in piedi il Governo (con una BCE soggiogata) dove sostanzialmente si invoca il concetto di ricapitalizzazione attraverso la trasformazione in azioni di obbligazioni di secondo livello con soglie superiori ad una certa entità per evitare di infliggere ingiuste punizioni ai piccoli e medi risparmiatori. Si sa già, infatti, che alla parte di aumento di capitale non sottoscritta provvederà il Ministero del Tesoro. Ma salvare le banche coi soldi di tutti i contribuenti, via l’imposizione fiscale necessaria, non rafforzerebbe forse il controllo che il sistema politico oggi già dimostra di avere sul sistema bancario italiano stesso? Senza tale premessa perciò non potremmo mai comprendere quale possa essere la via di uscita per il nostro sistema creditizio. Ma un fatto è certo: salvare le banche senza passare prima per un loro risanamento profondo forse alla lunga non gioverebbe a nessuno. Risulterebbe inutile, in ultima analisi, immettere soldi nei buchi neri di un sistema che, almeno per l’Italia, ancora non abbia provveduto ad eliminare il controllo pubblico e ad ispirarsi a chiari e corretti principi di efficienza economica e finanziaria. Prestare denaro agli amici degli amici sapendo comunque di farla franca in caso di inadempienza del debitore è un’operazione che ripaga il banchiere che la fa, il politico che la sponsorizza ma costituisce un cancro per il nostro sistema imprenditoriale, quello sano, quello che restituisce il denaro preso in prestito! E va a danneggiare  irreversibilmente i giovani che col loro lavoro e col loro contributo fiscale sono e saranno chiamati a trasferire risorse agli anziani pensionati che detengono azioni ed obbligazioni bancarie. Una scelta che pagherà politicamente ma che alla lunga si rivelerà sbagliata. Vi terremo aggiornati.

Marco Boleo

 

 

 

 




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