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28/07/2016
Populismi, liberalismo e popolarismo
Rappresentanza politica significa capire e rappresentare i bisogni, le esigenze, ed anche le paure, degli italiani. Ma significa innanzitutto riuscire a rappresentare le varie identità di un popolo.

E' divampato, in queste ultime settimane, un dibattito sul futuro del centrodestra in Italia. Sono oramai lontani i tempi in cui l'allora PDL catalizzava gli elettori moderati e riusciva ad imporsi come forza di governo. Non che nelle altre due aree, il Pd ed il movimento 5 stelle, non vi siano tensioni interne, ma il centrodestra è obbiettivamente esploso. Una cosa è certa, se il PDL è esploso, non sono esplosi i suoi elettori; chi non ha votato ultimamente per i vari partiti nati dalle ceneri del PDL, ha preferito rimanere a casa e  non andare a votare per gli altri schieramenti. Tutti riconoscono questo dato di fatto, ma hanno tutti ricette diverse. Una prima posizione è quella della Lega di Salvini e di Fratelli d'Italia. Una posiziona definita genericamente populista e che si richiama ad altri movimenti simili in Europa.  In Europa questa posizione sta avanzando in molti paesi, vedi la Gran Bretagna e l'Austria, e sono tutti in attesa di quello che avverrà nella Francia alle prossime presidenziali. In Italia invece, alle ultime amministrative, la Lega di Salvini è rimasta al palo. Non si deve dimenticare che Salvini ha preso un partito ad un decimale e lo ha portato a due, ma l'ultima tornata elettorale è stata oggettivamente fallimentare per un "leader" che non ha avuto la capacità di passare dalla "felpa al doppiopetto". Una posizione alternativa a questa è quella che Verderami ha descritto sul Corriere della sera, e che, grosso modo è la stessa di Angelino Alfano. Dice Verderami: "Al sistema politico italiano serve oggi un centrodestra moderno. Il problema del centrodestra oggi è l'assenza di un disegno moderato". Si deve "Riconquistare la Terra di mezzo". Alfano evoca "milioni di moderati che non vogliono votare Renzi ma che non possono accettare l'estrema destra di Salvini. E' il ricorrente sogno del ritorno della Balena Bianca. Infine abbiamo Forza Italia, che si dibatte oramai da tempo in una crisi infinita, e che con l'assenza di Silvio Berlusconi è stata fino ad ora priva di una posizione politica unitaria al suo interno. In questo scenario si è inserito con decisione Parisi.

Il candidato a sindaco di Milano, appoggiato da una coalizione onnicomprensiva del centrodestra dal NCD alla Lega di Salvini, ha esordito cercando si sparigliare le carte: "smettiamo di parlare di centrodestra. Parliamo di liberalpopolari (già espressione cara a Baget Bozzo)". In sostanza candidandosi alla guida dello schieramento dei moderati. Maio Mauro ha giustamente commentato: "il primo passaggio necessario per l'area del centrodestra non è quello della leadership ma quello delle idee". Insomma ognuno pensa che i "milioni di elettori" da catturare siano dove gli fa comodo pensare. Nella realtà gli elettori stanno dove vogliono loro. E' velleitario pensare che stiano in un ipotetico centro, e di questo si è reso conto lo stesso Renzi che per ora sembra aver accantonato il progetto del "Partito della nazione". Come è altrettanto illusorio pensare di poter conquistare una maggioranza soltanto sulla individuazione e denuncia di problemi, pur reali, senza indicare però risposte reali e credibili, come ha fatto fino ad ora Matteo Salvini. Sarebbe un grave errore pensare che quei problemi e quelle paure evocate dai populisti siano irrazionali. Lo ha individuato molto bene Antonio Polito nel suo fondo sul Corriere: "Sottovalutare questi problemi da parte delle elite politiche li può portare alla sconfitta". Si dice che la rappresentanza politica in Italia sia in crisi. Nulla di più vero, ma sarebbe più esatto dire che è in crisi la capacità delle forze politiche attuali di rappresentare gli elettori. I cittadini non si sentono rappresentati, si sentono sempre più distanti dalla classe politica e si rifugiano nell'astensionismo. Rappresentanza politica significa capire e rappresentare i bisogni, le esigenze, ed anche le paure, degli italiani. Ma significa innanzitutto riuscire a rappresentare le varie identità di un popolo, che sono molteplici e diverse tra loro.

Chi riuscirà a rappresentare più identità, compatibili tra di loro, riuscirà a rappresentare quello che una volta veniva definito blocco sociale. Ci è riuscita per lungo tempo la Democrazia Cristiana, ci è riuscito solo a sprazzi ed illusoriamente Berlusconi. Oggi in Italia le identità compatibili tra di loro sono certamente quella cattolica e quella liberale, senza dimenticare quella nazionale e quella più legata ai territori, moderna forma del federalismo. Queste due ultime identità solo con una disinvolta mistificazione vengono messe in contrasto con l'Europa. Nel pensiero di Sturzo e di De Gasperi queste due componenti sono state sempre ben presenti, ma sono state da loro esaltate nel sogno dell'Europa unita. Europa politica certo, Europa dei popoli, non quella della tecnoburocrazia di Bruxelles. Rappresentare queste identità è compito di una area politica certamente moderata, ma sicuramente alternativa alla sinistra. Una area politica che si rifaccia al popolarismo italiano ed europeo, ma un popolarismo che riscopra il fondamento culturale delle sue origini. Ciò è ancor più necessario in un periodo storico in cui, oltre ad una gravissima crisi economica, ci troviamo di fronte ad una crisi istituzionale e funzionale dello Stato. Crisi che rischia di ripercuotersi anche sugli spazi di partecipazione democratica e sulla possibilità di fare vere riforme istituzionali, non palliativi strumentali che rischiano di peggiorare la situazione. Il problema quindi, prima della ricerca di una leadership, è quella di creare una nuova cultura sociale e politica. Verrà poi il tempo dei programmi ed infine anche quello di chi guiderà questa area politica.

Giancarlo Moretti

 

 

 

 

 

 

 




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