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17/05/2016
No al sommerso in agricoltura, Si ai diritti umani
MCL promotore nelle campagne italiane

Spesso sentiamo pronunciare la parola caporalato legata principalmente al mezzogiorno italiano ma cosa significa veramente ed è praticato davvero solo nel sud del nostro paese? Domande alle quali proviamo a dare una risposta reale. Innanzitutto è necessario ribadire che il caporalato anche se vietato dalla legge, resta il tratto distintivo nell'organizzazione delle aziende agricole italiane. Sono i caporali a decidere il prezzo dell'ingaggio e a "selezionare" i braccianti, i quali devono avere un requisito fondamentale: non possedere regolare permesso di soggiorno. Lavoro nero sfruttando il bisogno di lavoro sia degli immigrati sia dei contadini italiani. Se si considera quanto il settore agricolo sia significativo per l'economia italiana, non è difficile calcolare il giro d'affari che il caporalato sviluppa. Un giro d'affari che ha perso la dimensione locale e che ha dato vita al cosiddetto processo di "globalizzazione delle campagne". In estrema sintesi, la criminalità organizzata, che da qualche anno reputa conveniente investire i proventi molti dei suoi traffici illeciti nelle attività agricole, ha sviluppato una rete per il controllo del flusso dei braccianti immigrati che stagionalmente vengono impiegati nelle raccolte di frutta e ortaggi. Si tratta delle cosiddette agromafie. Le agromafie  controllano i flussi di braccianti che viaggiano in Italia spostandosi a seconda delle necessità delle colture: nella stagione estiva ad esempio sono in provincia di Foggia per raccogliere i pomodori; in autunno in Calabria e Sicilia per arance e mandarini; in inverno in Trentino per le mele. Mi sembra che una prima risposta siamo riusciti a esprimerla.

Il caporalato non riguarda solo il sud d’Italia. Lo scorso autunno, il governo italiano ha volutamente creato una “cabina regia” coordinata dal  Ministero del Lavoro, con l’obbligo di effettuare maggiori controlli. Ma tutto questo non basta considerata l’estensione dello sfruttamento da nord a sud a seconda del tipo raccolto. Il lavoro di controllo effettuato dagli organismi deputati come INPS, Ispettorati del lavoro, Guardia di Finanzia e Forze dell'Ordine nazionali ed europee, deve essere accompagnato e sostenuto da attività svolte puramente da organismi che stanno nel mezzo, i cosiddetti corpi intermedi. Sulla base di questa importante considerazione, il MCL ha presentato un suo progetto dal titolo “Alla luce del sole” finanziato dal Ministero del Lavoro secondo la legge  nazionale per le associazioni di promozione sociale. Alla luce del sole", è un progetto che rientra in pieno nel solco delle attività del Movimento. Una proposta progettuale che promuove interventi sperimentali volti a contrastare l’illegale sfruttamento della manodopera nel settore primario, con specifico riferimento all’impiego irregolare degli stranieri nelle attività stagionali di raccolta di prodotti agricoli. La metodologia utilizzata, per l’erogazione delle attività previste, andrà a garantire adeguate condizioni di vita e di lavoro agli stranieri, anche in collaborazione con gli enti locali per ogni singolo territorio coinvolto. MCL attraverso queste azioni che verranno espletate da operatori, volontari e personale qualificato, sarà testimone di  un segno concreto di vicinanza, di difesa dei diritti umani a quanti cercano di inserirsi in contesti lavorativi ’difficili’, in cui spesso le tutele minime non vengono garantite neppure agli italiani. Ridare ai tanti immigrati “invisibili”, un luogo di riferimento per poter essere rappresentati ma soprattutto ridare loro dignità e un lavoro giusto.

Maria Pangaro

 

 

 

 

 

 

 


 




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